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Corriere di Gela | Capitaneria, presidio del mare, della costa e della nostra salute
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notizia del 29/09/2013 messa in rete alle 22:26:10

Capitaneria, presidio del mare, della costa e della nostra salute

Ristrutturazione della diga foranea, messa in sicurezza del porto rifugio, creazione di una zona franca marittima nel Golfo di Gela e nelle zone limitrofe, e altro ancora. Tanti i progetti in cantiere per la valorizzazione ed il rilancio del nostro litorale, in questi giorni esaminati e discussi dall’amministrazione comunale e regionale con i vertici della Raffineria. Ci siamo recati alla Capitaneria di porto per saperne di più dagli esperti della costa e del mare. Ad accoglierci, il comandante Emiddio Greco(nella foto).

Nato a Riposto, in provincia di Catania, Greco è stato ufficiale della Marina Mercantile fino al 1993. Successivamente, è entrato nel Corpo delle Capitanerie di porto come ufficiale. Abilitato alla condotta delle unità navali del Corpo, ha svolto numerosi incarichi. E’ stato tenente di vascello presso le Capitanerie di porto di Messina e di Reggio Calabria, capo del Circondario Marittimo di Licata, caposezione presso la Direzione Marittima di Catania nel grado di capitano di Corvetta e capitano di Fregata presso lo Stato Maggiore della Marina Militare a Roma. Dal 1° ottobre 2012 è capo del Compartimento Marittimo e comandante del porto di Gela con il grado di capitano di Fregata.

– Qual è la funzione di una Capitaneria di porto?
«Quella di vigilare su tutte le attività che si svolgono in mare. Il nostro compito più importante è la ricerca ed il soccorso di chi si trova in difficoltà. Ci occupiamo della sicurezza portuale e delle navi, della formazione del personale marittimo, dell’iscrizione del naviglio mercantile, da pesca e da diporto. Siamo operativi quando ci troviamo in mare, tecnici quando sottoponiamo a controllo le navi, e amministrativi quando rilasciamo i certificati ai marittimi che inseriamo nelle liste di collocamento».

– Quali sono oggi le condizioni di salute del nostro mare e della nostra costa?
«Uno dei compiti a noi affidati è la protezione dell’ambiente marino e atmosferico. A Gela, purtroppo, si verificano ancora casi di inquinamento ambientale, che accadono perché in questa città sorge un grande polo industriale. Una raffineria come quella gelese inquina l’atmosfera, la falda acquifera, il mare. Rispetto agli anni ’60, quando ha avuto inizio l’attività industriale, si è fatto tantissimo. Lo stabilimento ha una serie di prescrizioni cui deve attenersi e deroghe che deve rispettare. Negli ultimi anni si sono notevolmente intensificati i controlli. Un aspetto positivo è che i gelesi si mostrano più attenti alle problematiche ambientali, perché vogliono che i propri figli crescano in salute. C’è un risveglio delle coscienze. Quando si verificano incidenti gravi, come lo sversamento del greggio in mare, sono loro stessi a rivolgersi a noi, chiedendoci di intervenire, segno questo di una comunità più attenta e partecipe. I cittadini hanno acquisito la consapevolezza che lavoro e salute non sono due condizioni antitetiche, ma due diritti inestimabili che devono necessariamente coesistere. A Gela si deve potere lavorare in piena sicurezza. Tanto è stato fatto, ma molto c’è ancora da fare».

– Come mai le misure preventive non riescono ad impedire che si verifichino ancora, seppur in misura minore rispetto al passato, incidenti di grave impatto ambientale come quelli degli ultimi mesi?
«I controlli e le misure preventive rispetto al passato sono aumentati, grazie anche alla tecnologia più avanzata. Purtroppo e nonostante tutto non si è riusciti a raggiungere il massimo livello di sicurezza. Occorre, allora, essere ancora più vigili e pronti ad arginare eventuali incidenti che potrebbero verificarsi. Grazie alla tempestività dei nostri interventi e all’efficacia dei mezzi di cui disponiamo, abbiamo limitato i danni che gli episodi recentemente accaduti hanno causato. In questo senso si è fatto molto. Se uno sversamento come quello avvenuto di recente nel fiume Gela fosse successo dieci anni fa, avrebbe provocato conseguenze irreparabili all’ambiente marino. Con l’intervento di pronta raccolta del greggio, la Capitaneria di porto ha impedito che la fuoriuscita si espandesse. Noi continuiamo a rapportarci con la Raffineria per cercare di trovare insieme le cause che stanno alla base di questi gravi episodi e colmare quelle inefficienze verso le quali non siamo affatto tolleranti».

– Il presidente della Regione Crocetta ha parlato di un investimento di 140 milioni di euro per il porto isola. Quali i benefici per la città?
«Miglioreranno quelle condizioni di sicurezza. La Raffineria dal 2005 accoglie le navi in un pontile che non è del tutto idoneo alla ricezione delle stesse ma è stato adeguato. Questo progetto permetterà di fare ormeggiare le navi a quella che era la diga. Si tratta di un punto adatto all’ormeggio delle petroliere, che gode di uno stato di maggior sicurezza. Si acquisterà più celerità nelle manovre e nella movimentazione dei carichi. Si potrebbe, inoltre, rendere accessibile il pontile, non solo alle petroliere, ma anche ad altre navi».

– In questi giorni si sta discutendo molto di un progetto che mira alla creazione di una zona franca marittima nel Golfo di Gela e nelle aree litoranee limitrofe. Quali i vantaggi per il nostro territorio?
«Si tratta di un progetto di cui ancora non abbiamo preso visione. Per potere esprimere le mie considerazioni dovrei prima esaminarne le condizioni. Se la proposta andrà avanti, sicuramente faremo le nostre valutazioni, verificandone la fattibilità».

– Nell’area demaniale costiera sono sorti negli anni diversi chalet. Esiste un bando per poter concorrere alla realizzazione di strutture di questo tipo? Chi è l’ente preposto al rilascio delle autorizzazioni? La Capitaneria di porto ha delle responsabilità a tal proposito?
«La normativa regionale siciliana per quanto riguarda gli stabilimenti balneari prevede che sia l’assessorato Territorio e Ambiente della Regione a rilasciare le concessioni. Alle imprese che presentano richiesta viene concesso uno spazio in cui realizzare la propria attività. Le imprese in questione dovranno pagare un canone come corrispettivo. Se per un determinato luogo sono state presentate più domande, queste saranno messe a confronto dalla Regione siciliana che sceglierà il progetto di stabilimento balneare che, a parità di requisiti, darà maggiore servizi agli utenti. Fino al 2012, tra i compiti della Capitaneria di porto - Guardia costiera c’era anche quello dell’iter istruttorio che mirava all’ottenimento delle concessioni. Veniva presentata l’istanza nel nostro Ufficio, in seguito da noi esaminata, e si pagavano le tasse. La Regione ha avocato a sé questo rilascio, che oggi non è più competenza nostra. A noi spetta, invece, il compito di vigilare su queste strutture affinché rispettino tutte le norme previste››.

– La Capitaneria di Porto opera anche nel settore della pesca. Di cosa vi occupate nello specifico? «Quello della pesca è un settore importantissimo. A Gela non c’è una grande cultura dell’alimentazione a base di pesce, a differenza di altre zone di mare come Scoglitti, che ha fatto del pesce una delle sue specialità culinarie. Nella nostra città il porticciolo è piccolo e non ci sono molti pescatori. Generalmente il pesce arriva da fuori. I cittadini devono avere maggiore attenzione nel consumo del pesce, di cui devono conoscere la provenienza. Al momento dell’acquisto, i consumatori, per evitare di incappare in una truffa alimentare, devono accertarsi che il pesce da acquistare sia accompagnato da un’etichetta che indichi il prezzo e la provenienza. Noi facciamo spesso dei controlli, ispezionando i ristoranti e le pescherie, e sanzionando pesantemente i proprietari quando non troviamo queste etichette, che costituiscono una garanzia fondamentale dei prodotti. In questo modo cerchiamo di evitare che il pesce avariato finisca nelle nostre tavole, causando danni più o meno gravi alla salute».


Autore : Alice Palumbo

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