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notizia del 13/07/2013 messa in rete alle 22:23:27
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Gela e la «questione bellezza»
Se Salvatore Quasimodo potesse ritornare a Gela, non troverebbe né la sabbia, né la paglia (nell’altra versione della sua poesia dedicata alla nostra città), color dell’oro, contaminate di ben altre sostanze, derivate da mezzo secolo di attività dell’Eni. Ne è una chiara denuncia il recente reportage de l’Espresso, che ha suscitato non poche polemiche e critiche.
Gela nell’immaginario collettivo rappresenta la summa di tutti i mali dell’Italia: abusivismo selvaggio, inquinamento, enorme potere alle organizzazioni mafiose, e degradazione culturale. Bufalino in un articolo dedicato a Gela su l’Espresso del 16 maggio del 1982, vedeva la città come un inferno (rappresentato dal petrolchimico), un purgatorio (costituito dagli abitanti in pena costretti a vivere in un ambiente degradato), e un piccolo paradiso assediato (le mura di Capo Soprano).
Lo stesso Giorgio Bocca, in Il fondo dell’inferno, negli anni ’90, destina un intero paragrafo a Gela, rappresentata come la sintesi del degrado di un meridione governato in maniera totalitaria dalla mafia. Da allora Gela continua ad essere vittima di un gioco al massacro culturale, ambientale e paesaggistico. O per lo meno ancora aspetta un risarcimento di dignità e di riscatto della popolazione.
Ne abbiamo parlato con il noto artista gelese Giovanni Iudice (nella foto sopra il titolo, con sullo sfondo una delle sue recenti opere, esposta alla Biennale di Venezia), considerato dalla critica nazionale e internazionale uno degli artisti più interessanti del momento, che ultimamente ha intrapreso una battaglia contro quella repressione della bellezza che nella nostra città ha avuto conseguenze negative sulla qualità della vita. Una querelle che da estetica diventa anche etica, essendo bellezza e moralità due poli inscindibili e saldamente compenetrati
«A Gela la bellezza non ha mai attecchito – ci ha detto Iudice – l’evoluzione del gusto e la consapevolezza storica e paesaggistica della città non ha mai rispettato il criterio del bello. La causa di ciò è sicuramente il compromesso politico, che c’e sempre stato per tradizione, e che per ragioni di interesse economico può essere rappresentato dall’industria, la cui logica ha portato al non sviluppo del turismo, in un ambiente reso non salubre. In questa città non attecchiscono le idee, per volere delle dirigenze che hanno tra l’altro avuto degli atteggiamenti di prevaricazione sulle persone e sul patrimonio in genere. Si è sempre avuta la tendenza ad aggredire il territorio, tra ambiente e beni architettonici. Manca un atteggiamento di re-cupero, ma prevale quello della decadenza. Si è costruito in maniera spasmodica nella zona di Caposoprano, senza rispettare vincoli archeologici, e in una notte è sparito l’opificio del lungomare. Storia dell’arte e beni monumentali, sono patrimonio dell’umanità, e quando questi vengono attaccati viene compromesso il nostro futuro. Si può intervenire sullo storico solo se si fa vedere la trasparenza dell’opera. In questa città si è deciso che la bellezza non doveva essere l’economia, quando invece, proprio perché città storica antica, Gela dovrebbe essere riportata verso tale direzione»
Giovanni Iudice nel 2011 aveva avviato un progetto di costituzione di una Galleria permanente di arte moderna, coinvolgendo come curatore, lo storico dell’arte Francesco Gallo Mazzeo. Duecento artisti contemporanei, galleristi, ereditieri, avrebbero donato le loro opere alla città. Nel progetto era coinvolta l’associazione culturale Maria Cristina di Savoia, si chiedeva al comune solo uno spazio pubblico.
«Una bellezza del presente da associare al museo archeologico – ha commentato Iudice – questo sarebbe stato l’obiettivo della Galleria, da gestire con pochi fondi, che potrebbero essere prelevati dalle consulenze inutili. L’intervento di Gallo Mazzeo nel territorio gelese sarebbe stato costante, una mostra al mese per dare anche spazio agli artisti locali. In città mancano i centri di aggregazione dove poter fare vivere la cultura della tolleranza. I casi di macchine bruciate, per un torto subito, non fanno più notizia».
Una galleria che sia un centro di aggregazione per giovani artisti e fermenti innovativi, questo è l’obiettivo che intende perseguire Iudice, e che aspetta ancora una risposta dal sindaco, il quale si dichiara disposto a cedere uno spazio pubblico per il progetto, ma non riesce a trovare i fondi per gestirlo. Del resto i giorni dedicati ai laboratori d’arte organizzati al museo archeologico durante la Primavera dell’arte, hanno chiaramente dimostrato come l’arte favorisca le dinamiche di aggregazione, le relazioni e l’armonizzazione delle differenze. Una galleria, come un museo può diventare luogo di formazione e assumere il suo ruolo educativo.
«Cosa sia la bellezza – ha aggiunto Iudice – sono ancora in pochi ad afferrarla. Tutto l’opposto di ciò che c’è a Gela, territorio devastato proprio per ragioni di mancanza di bellezza, per l’assenza di tale pensiero, come se fosse stato rimosso per dare spazio alle ragioni private di carriere effimere di qualche ladruncolo, a discapito dei cittadini onesti. Una sorta di baronato. Dobbiamo denunciare senza timore, per presa di coscienza e come soluzione di rimozione. L’arte è libera espressione, senza appartenenze politiche, ed è verità e altruismo. La verità che costò la vita a Pasolini».
Il deturpamento paesaggistico dovuto al petrolchimico, assieme ad una mancanza di trasparenza nell’assegnazione degli appalti che ha massacrato parte dei beni culturali esistenti, ha frenato il turismo in tale città.
«È inconcepibile – ha detto Iudice – che a Siracusa e a Piazza Armerina, arrivino quaranta pullman al giorno pieni di turisti e a Gela non ne arriva nemmeno uno».
Il sindaco Angelo Fasulo ha commentato che sicuramente, ciò che esclude la nostra città dai circuiti turistici è la mancanza di tour operator e di imprenditori che investono sul territorio.
«Presto – ha detto Fasulo – la nostra città avrà un museo del mare, sarà un piccolo riscatto. Non possiamo parlare di Gela solo in termini negativi, parlare dell’abusivismo, dell’inquinamento e della mafia. Negli anni passati abbiamo avuto poco rispetto per il territorio e per l’ambiente ma da un po’ di tempo è stata avviata un’operazione di recupero dei danni provocati nel passato e una valorizzazione delle cose belle che la città possiede. A breve inaugureremo una serie di strutture importanti per un salto di qualità della città, a cui devono anche contribuire i cittadini e gli imprenditori»
Per il sindaco la bellezza corrisponde alla sensibilità, una bellezza che non abbiamo la capacità cogliere. Intanto la città ha una risorsa che dovrebbe mettere alla prova. Una artista, Iudice, che anche quest’anno è consulente artistico degli incontri d’arte organizzati alla Villa del Casale di Piazza Armerina.
Autore : Filippa Antinoro
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