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notizia del 21/01/2013 messa in rete alle 22:20:16
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Istanbul, sogno e realtà per quei pochi gelesi che ci vivono
"Tutto attorno c'è molto rumore, e cemento, dappertutto. Ma i cambiamenti di superficie non significano niente: a conoscerla davvero, questa è la Costantinopoli di sempre. Il suo fascino è intatto". Così Orhan Pamuk, scrittore turco premio Nobel più famoso all’estero che in patria, descrive la sua Istanbul, metropoli cosmopolita e capitale dei due regni più potenti del passato, quello bizantino e quello ottomano. Un’anima sospesa tra l'attrazione per l’occidente e l'identità orientale, tra il passato intriso in ogni sua pietra e la globalizzazione del presente. Istanbul è una città che coinvolge tutti i sensi con i suoi contrasti e i suoi odori di fumi e di spezie, i suoi colori e i sapori forti, dove la giornata inizia presto, con il canto all'alba dei muezzin che richiama i fedeli islamici alla preghiera, e impregna l’atmosfera di magica sacralità. Un canto che per ben cinque volte al giorno si mischia al frastuono delle voci umane dei venditori ambulanti, che si insinuano tra vicoli e stradine, e ai rumori meccanici della moderna metropoli.
L’aspetto pittoresco del quartiere storico di Sulthanamet, oltre alle tracce di quel ricco e glorioso passato e culture differenti che convivono in maniera armonica, è il modo di industriarsi dei suoi abitanti. Chi vende profumi taroccati, chi vende simit, cioè ciambelle di pane al sesamo, chi tappeti, chi pulisce le scarpe come l’antico sciuscià italiano, chi vende semi, nocciole e caldarroste. E poi bambini che ti invitano a pesarti nelle loro bilance. Chi cerca di attirarti in un locale, chi ti vuole far mangiare il kebab o le pide, simili alle nostre pizze, e ovunque tu vada il te turco çai ti sarà offerto in segno di amicizia e di ospitalità. Fortunatamente tutti parlano inglese per cui comunicare non è un problema. Alla fine della giornata i ricordi delle visite agli straordinari monumenti e tesori, come il Palazzo di TopKapi, Aya Sofia e la Moschea Blu, si sovrappongono ai mille episodi di vita osservati, vissuti e partecipati. A farmi da guida in questa città così stupefacente, è stato l’architetto gelese Rino Anzaldi (nella foto sopra) che da tre anni insegna storia dell’arte al liceo scientifico italiano Imi di Istanbul. La scuola ha sede nella metropoli più moderna, che ha il suo centro in Istiklal e piazza Taksim,e che è separata dalla città vecchia dal Bosforo.
«Il liceo italiano è frequentato da una piccolo numero di alunni italiani, di levantini, cittadini non musulmani di origine europea, e da turchi – ha dichiarato Rino Anzaldi – ha durata quadriennale ed è preceduto da un anno propedeutico, denominato classe preparatoria, finalizzato all’apprendimento della lingua italiana. La cultura italiana è molto apprezzata in Turchia, sia per l’intenso legame con la nostra nazione, sia per l’interesse nei confronti del nostro design e della nostra professionalità, e il fenomeno è in aumento».
Anzaldi vive ad Istanbul con la moglie Susanna Iacona Salafia, impegnata in un dottorato di ricerca in letteratura comparata presso la Fatih University di Istanbul, e con la figlia Angelica che frequenta la scuola italiana. La città turca ospita altri gelesi: Tiziana Guarneri, insegnante di matematica al liceo italiano e il marito Giancarlo Bella; e Angelo Burgio, appuntato dei carabinieri presso il consolato italiano.
«Più di duemila italiani vivono ad Istanbul – ha commentato Rino Anzaldi – si tratta per lo più di persone che hanno grande abilità artistica e creativa, chef o professionisti. La nostra cucina è molto apprezzata qui e sono tanti gli italiani che hanno aperto ristoranti in questa città. L’Istituto di Cultura Italiana organizza per noi parecchi eventi, come il cineforum con pellicole appartenenti al cinema d’autore, teatro e musica, e feste all’interno di Palazzo Venezia, sede del consolato, a cui sono invitati turchi, italofoni e italiani».
Nel marzo dell’anno scorso il docente gelese ha organizzato un gemellaggio tra gli studenti del liceo italiano Imi di Istanbul e gli studenti del liceo classico Eschilo di Gela, per favorire l’apertura ad altre realtà europee ed extraeuropee.
«Gli studenti turchi – ha detto Anzaldi – sono rimasti molto entusiasti della realtà siciliana, del nostro calore, essi sono ragazzi che amano le tradizioni e la cultura italiana, sono stati ospitati dalle famiglie gelesi, e i nostri studenti gelesi sono stati ospitati dalle famiglie turche, per essi abbiamo organizzato spettacoli e visite ai vari musei».
La parte moderna di Istanbul è raggiungibile dalla città vecchia attraversando il ponte di Galata, sul Corno d’Oro che si immette nel Bosforo, dove l’odore del mare è penetrante e dove silenziosi e pazienti i pescatori uno accanto all’altro, aspettano i pesci al varco dei loro ami, e dalle barche ormeggiate esala un odore di pesce fritto o arrosto, che poi viene servito in un panino.
Il Bosforo divide in due Istanbul e separa due continenti, due stati d’animo che rappresentano lo spirito puro della città: il caos e l’armonia. Nella Istanbul storica, vecchissime rovine si mescolano con nuovissime costruzioni, i colori più accesi con quelli neutri, mura medievali e moschee situate di fronte a case di legno colorate in stile nordico, donne bionde e aperte si mischiano a donne scure, con il velo islamico, sfuggenti e sospettose, la frenesia del Gran Bazar, labirintico mercato paragonabile secondo DeAmicis al ventre di Parigi, e dell’inebriante Bazar delle spezie, si contrappone alla rilassatezza degli Hammam.
«Istanbul è una città in continua evoluzione – ha confermato Rino Anzaldi – i suo grattacieli del quartiere affari, le sue autostrade, i locali notturni di Taksim che offrono birra e musica alla nuova generazione, sono i simboli di una città occidentale che esprime una modernità laica conquistata sotto Ataturk»
Proclamata nel 2010 capitale della cultura, la città turca è diventata la meta d’obbligo per i trend setter, laboratori di creatività per designer, stilisti e avanguardie d’arte, imperdibile è la biennale d’arte contemporanea, seconda solo a Venezia.
«Il Modern Art, dove puoi prendere il te sulla terrazza affacciata sul Bosforo – ha detto Rino – è uno spazio per mostre permanente di artisti turchi, rassegne cinematografiche e incontri».
Non sappiamo per quanto tempo Istanbul rimarrà in equilibrio senza cadere né ad oriente, né ad occidente, ma l’unico modo per cogliere l’essenza mutevole di tale città è ritornarci, magari per rifornirti di bocup, piccole sfere blu raffiguranti un occhio, amuleti che schiacciano la sfortuna. Nella città vecchia li trovi dappertutto. I turchi sono molto superstiziosi, ma del resto se Bisanzio è diventata Costantinopoli e poi si è trasformata in Istanbul, in qualche modo pare che questi dischetti funzionino.
Autore : Filippa Antinoro
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