1 2 3 4 5
Corriere di Gela | Il porto di Gela, tra visione e deliri
Edizione online del Periodico settimanale di Attualità, Politica, Cultura, Sport a diffusione comprensoriale in edicola ogni sabato
notizia del 06/03/2005 messa in rete alle 22:21:24

Il porto di Gela, tra visione e deliri

Dichiaro subito che trovo assennati solo coloro che evitano i cosiddetti “sentimenti o atti oggettivanti”: un amico dalla testa fina mi ha spiegato che sono come delle allucinazioni, in cui delle immagini acquistano, per i soggetti che le contemplano, consistenza di cose reali.
Ma il nostro è un paese in cui il potere delle suggestioni forti è ancora enorme e imprevedibile, ed esse sono da sempre il sale della “grande politica”. In Sicilia poi ogni testa è tribunale, avrebbe sentenziato Pirandello, che ha descritto bene la nostra incapacità a distinguere una convinzione individuale da una verità che sia per tutti vincolante. Da noi il ciclico ritorno alle questioni di principio è un compito che deve essere continuamente intrapreso.
Lo spunto per questa riflessione divagante mi è dato dalla lettura dei resoconti di un recente incontro organizzato dalla Provincia di Caltanis-setta, tema: il porto di Gela.
Dai resoconti su quell’incontro leggo altre rivelazioni che descrivono la Sicilia come un “lembo consistente del mosaico della innovante intermediazione mediterranea”. L’altra Gela (quella futura non l’attuale) sarebbe “un tassello di quel mosaico che si colloca entro la possibile messa a frutto integrata delle Piane di Catania e di Gela”. Le due piane integrate aggancerebbero così “l’asse del corridoio est-ovest”. Connesso “al ponte sullo Stretto tramite un’asta di trasporti che non richiede alti costi (l’asta non il ponte) per la natura pianeggiante dei territori” e i tornanti di Caltagirone?

Scopro che è possibile realizzare un sistema di raccordo diretto dei due scali marittimi di Catania e di Gela. Badate bene, senza dover scavare un canale tipo Panama. Basterebbe “correlarli con un sistema integrato di trasporti all’aeroporto intercontinentale di Catania, e al grande porto di Augusta, le cui potenzialità andrebbero messe a frutto nella prospettiva del quadrante produttivo delle due piane”.
Gela potrebbe quindi legarsi alle merci dei traffici “da e per l’Africa” con i conseguenti stoccaggi attrezzati del nuovo porto.
Tutto ciò è fondamentale per “i giochi mediterranei di messa a frutto del talento posizionale della Sicilia rispetto alla gravitazione umana del colossale sistema intercontinentale che fascia la nostra pianura liquida” (sarà il mare?).
Infine, potenza della visione, scopro che “da qualche parte sta sorgendo una tipologia di soggetti capaci di imparare a gestire in Sicilia gli aspetti concreti della sua rianimazione a partire dal porto di Gela, trasformato in parte in un sistema nuovo anche per merci solide” quelle liquide saranno il gas, il petrolio e l’acqua dissalata.
Il progetto si propone di sperimentare un modello di sviluppo basato su una strategia comune di marketing territoriale fra aree diverse. L’area campione della Provincia Regionale di Caltanissetta è il porto di Gela.

In sintesi, i presupposti e l’ambito d’intervento del progetto sono i seguenti:
o il trasporto su container garantisce un’elevata intermodalità con i trasporti su gomma e su rotaie;
o il dato sul volume di traffico del porto di Gioia Tauro, dopo la riconversione a porto container, è cresciuto con valori esponenziali, passando dalle 50 navi del 1995 alle 3.060 navi del 2000;
o la presenza di un porto containers a Gela rappresenterebbe l’unica struttura della costa meridionale della Sicilia, evitando alle navi tratte più lunghe e più costose (per es. verso la stessa Gioia Tauro);
Il Progetto Isolatino si propone di analizzare e valutare l’interesse di operatori esterni, la possibilità di reperire ed attrarre le risorse economiche, e quindi gli investitori esteri ed italiani, creando i presupposti per studi di fattibilità e business plan, relativi alla creazione di un porto commerciale a Gela.
Tale obiettivo strategico, dovrebbe essere coerente con gli indirizzi di sviluppo territoriale individuati dallo Schema di Sviluppo Spaziale del territorio comunitario e dal Trans-European Networks, la mappa strategica delle infrastrutture prioritarie, definita dal Grup-po Van Miert (22 mega-progetti, di cui 15 riferiti a collegamenti ferroviari, da avviare entro il 2010 e da concludere entro il 2020).
Ma vi sbagliate, in tali documenti non vi è traccia di Gela e del suo porto.
In essi, per corridoi si intendono le direttrici di collegamento attorno alle quali ruotano enormi interessi strategici. Oltre le pipelines (gasdotti, oleodotti) sono composti da complesse reti infrastrutturali che rivestono un importanza strategica sotto il profilo geopolitico e geoeconomico.

Il corridoio, citato nell’incontro di Gela, è forse quello adriatico. Il Corridoio 8 est-ovest (Bari-Durazzo-Sofia-Varna) che unirà l'Adriatico-Ionio al Mar Nero con una diramazione meridionale, verso la Turchia. Gli stati coinvolti (Italia, Albania, Bulgaria, Grecia e Macedonia) hanno recentemente firmato a Bari una dichiarazione d'intenti che rilancia l'attuazione delle opere. Le infrastrutture previste andranno integrate da assi di collegamento nazionali che garantiranno un efficace assetto logistico. Solo se l'Italia saprà cogliere questa opportunità storica potrà mettere a vantaggio di tutto il continente la sua posizione privilegiata, al centro del Mediterraneo, quale snodo dei traffici con il Medio Oriente e l'Asia.
Ma il documento parla solo della rivitalizzazione dei porti del Sud di Bari e Brindisi. La Sicilia non è direttamente toccata da tale corridoio, se non come diramazione sud, la cui realizzazione è condizionata però dalla realizzazione del ponte sullo stretto, e dal rifacimento della rete autostradale e ferroviaria calabro-siciliana (sia tirrenica che ionica). L’altro corridoio è il n° 5 est-ovest continentale, che interesserà soprattutto l’area padana e collegherà Lione e Lubiana (o se volete Barcellona-Spagna con Kiev-Ucraina), passando a sud delle Alpi per Torino, Milano, Venezia e Trieste.
Gli altri corridoi che interessano l’Italia sarebbero: o l'asse ferroviario Nord-Sud del Brennero (Berlino-Monaco-Ve-rona-Bologna-Milano-Napoli) e la Sicilia fin qui ne è rimasta fuori;
o l'asse ferroviario Nord-Sud Rotterdam-Genova (Il Ponte dei due mari) che unirà il porto di Genova con quelli di Rotterdam e Anversa passando da Milano e Basilea. Questo lungo corridoio per il trasporto merci su rotaia che collegherà il Mare del Nord al Mediterraneo permetterà di spostare quote di traffico dalla strada alla rotaia e di decongestionare i porti del Nord Europa.
L’unico corridoio nel quale è previsto per l'Italia la possibilità di farlo continuare fino alla Sicilia. Tramite l’autostrada del mare più che con il ponte di Messina.

Infine, il famigerato Ponte sullo stretto di Messina. Lungo 3.300 m. e largo 60 m. Con 12 corsie autostradali e 2 binari ferroviari. I cui lavori dovrebbero iniziare nel 2005 e concludersi nel 2011 (?). Inizialmente non inserito tra le opere prioritarie del TEN (nel 1997 fu preferito l’aeroporto di Malpensa) e poi, durante l’ultimo semestre di presidenza italiana, reinserito a causa delle nostre proteste, previa rassicurazione che non avrebbe gravato direttamente sulle deboli finanze pubbliche comunitarie e nazionali. Tremonti per fare inserire il ponte ha garantito ai partner europei di sfruttare il know how e la capacità di indebitamento della Bei e soprattutto di ricorrere al project financing.
Nel piano Van Miert rientrano anche due dei quattro progetti di potenziamento delle autostrade del mare: ma anche qui la Sicilia non la trovo. Finanzieranno infatti quella sud-orientale, passante per Cipro, con i collegamenti Adriatico-Ionici, e quella sud-occidentale con i collegamenti all'interno del Mar Tirreno.
Sempre nel piano delle infrastrutture prioritarie europee ci sono altri collegamenti rilevanti come la linea ferroviaria Parigi-Bratislava, la connessione multimodale Portogallo-Spagna-resto del continente o i collegamento Irlanda-Regno Unito. Ma della Sicilia niente.
Infine, per capire se i porti di Gela, Catania e Augusta, sono stati inseriti in qualche allegato al piano Van Miert, ho fatto una ricerca sugli ultimissimi documenti, ma non ho trovato nulla: ho trovato ulteriori riferimenti circa gli investimenti che si intendono operare per rafforzare l’inserimento dei porti italiani della Puglia, sempre lungo la direttrice Bari-Brindisi-Durres-Tirana-Popgradec-Skopje-Sofija-Burgas-Varna.
A questo punto, per dirimere la questione, proporrei di interrogare in materia la Segreteria Tecnica e quindi la Cabina di Regia del Corridoio Est-Ovest, istituita presso la Fiera del Levante di Bari, che ospita una volta l’anno un forum fra i rappresentanti dei governi firmatari del Memorandum, allo scopo di verificare lo stato di attuazione degli impegni assunti.
Per quel che ho capito, i progetti previsti nel TEN assorbiranno fino al 2020 una cosa come 200 miliardi di euro di investimenti. Cifra che assorbe di gran lunga qualunque capacità finanziaria delle casse comunitarie. Quindi, l’accordo è che ogni altro progetto non previsto dovrà essere finanziato con risorse private o tutto al più regionali, poiché le risorse nazionali e comunitarie sono già belle impegnate per i prossimi 15 anni.
Con buona pace dei relatori dell’incontro su citato, nessuno ci vuole riconoscere di essere “al centro del centro”, e seppur situati nel punto mediano del corridoio globale New York-Bombay, passante da Suez, non siamo citati in alcun corridoio geo-strategico comunitario e neanche nelle sue diramazioni.

Ciò può voler dire due cose:
o o coloro che decidono gli assetti geo-politici del nostro continente non si sono accorti della nostra centralità;
o oppure siamo noi ad avere deliri centripeti;
Nel dubbio, sarebbe meglio che ci occupassimo delle se-guenti opere dell’esistente corridoio E45 (nord-sud) Frederikshavn-Danimarca-Gela-Italia, che da un quarto di secolo si interrompe su un dirupo dalle parti di Butera:
o completando la scorrimento veloce Gela-Caltanissetta con adeguate bretelle di collegamento all’autostrada Pa-Ct e alla Gela-S. Stefano di Camastra (ancora non conclusa);
o il potenziamento della tratta stradale e ferroviaria Gela-Caltagirone-Catania;
o l’aeroporto commerciale di Gela;
Tutte opere di cui sento parlare da 20/25 anni.
Infine, se avanzano soldi ed energie, male non sarebbe se si dragasse l’esistente porto rifugio, se si recuperasse l’area del pontile monco e si sistemasse l’intero fronte a mare della città di Gela che attualmente è pieno di aree ed edifici dismessi e abbandonati.

Come peraltro ha cercato di suggerire quel buon padre di famiglia del neo comandante della Capitaneria di Porto di Gela Domenico Morello, cito testualmente: “un programma di sviluppo portuale non può limitarsi al solo tentativo diretto a catturare nuovi traffici marittimi (di fatto difficilmente ospitabili nell’attuale struttura), ma deve necessariamente contemperare un prodromico piano di intervento finalizzato alla realizzazione di nuove infrastrutture ricettive dei traffici da convogliare su Gela”.
Queste si che sono parole saggie. Il giovane Comandante Morello prosegue: "Nel programmare uno sviluppo del porto di Gela in questa direzione, ossia il traffico dei containers, bisogna aver chiaro quale tipo di mercato si vuole acquisire, non dimenticando che, nel caso specifico, non si dispone di una struttura portuale esistente e quindi, da adeguare a tali nuove esigenze, bensì bisogna partire ex novo e con l’aggravante di non aver, almeno per il momento, a disposizione un entroterra preparato a reggere il confronto con realtà ormai collaudate da anni".
Per il comandante del Circomare, un piano di sviluppo portuale che si renda idoneo ad ospitare il difficile e concorrenziale mercato dei containers, infatti, “deve necessariamente tenere conto, analizzare ed avere già in partenza soluzioni programmate relativamente a molteplici fattori, quali:
a) il tipo di traffico che si intende intercettare su Gela;
b) la posizione geografica del sito portuale rispetto alle principali rotte;
c) i fondali di cui si dispone (che ormai stanno diventando – considerando l’aumento spropositato delle dimensioni delle navi e dei pescaggi – uno dei fattori fortemente condizionanti le economie portuali);
d) le infrastrutture non solo a livello portuale ma anche a livello di interportualità;
e) la viabilità, sia stradale che ferroviaria;

E proprio sull’aspetto relativo alla viabilità, il saggio comandante pone il seguente interrogativo: “il container sbarcato a Gela come raggiungerebbe in tempi brevissimi la sua destinazione?”
Della serie (aggiungo io): le vie del mare saranno pure di più rapida realizzazione rispetto alle strade ferrate o alle autostrade, e collegano più facilmente i diversi continenti. Ma una volta a terra, le merci, i mezzi e le persone devono muoversi e la dimensione organizzativa e fisica del sistema portuale di Gela non pare affatto preparata per far fronte a tali sfide.
Esortare pertanto la Regione a voler inserire il sistema portuale di Gela nel Piano Regionale dei Trasporti, senza aver prima verificato l’esistenza delle pre-condizioni minime di fattibilità di una idea-progetto, mi pare dunque un ulteriore azzardo di cui la nostra città non ha assolutamente bisogno.
Gela potrà diventare un importante porto del Mediterraneo per le merci e per le persone, probabilmente verso il 2025/2030, ma a condizione che:
o il mare del golfo di Gela si sia alzato di qualche metro, grazie all’effetto serra;
o il ponte sullo stretto sia costruito e nel frattempo non sia distrutto da un terremoto;
o la nuova Salerno-Reggio Calabria sia realizzata;
o i collegamenti autostradali di Gela siano una realtà fisica e non solo segnaletica;
o le linee ferrate non siano più a binario unico e siano uniformemente sicure ed elettrificate;
o l’aeroporto di Gela o di Comiso (o di dove vorranno) esista e che gli aerei cargo possano atterrare;
o l’aeroporto internazionale di Catania esista e che i nuovi airbus possano atterrare;
Solo così potremo sfruttare la nostra centralità per proporci come punto di interscambio tra i paesi del nord Africa, del medio oriente, dei balcani e di Bombay e Shangay. Ma a quel punto, quella rendita di posizione potranno sfruttarla pure altri porti, meglio situati e attrezzati, penso a quello di Licata, Pozzallo, Augusta, Milazzo.


Autore : Giuseppe Clementino

» Altri articoli di Giuseppe Clementino
In Edicola
Newsletter
Registrati alla Newsletter Gratuita del Corriere di Gela per ricevere le ultime notizie direttamente sul vostro indirizzo di posta elettronica.

La mia Email è
 
Iscrivimi
cancellami
Cerca
Cerca le notizie nel nostro archivio.

Cerca  
 
 
Informa un Amico Informa un Amico
Stampa la Notizia Stampa la Notizia
Commenta la Notizia Commenta la Notizia
 
㯰yright 2003 - 2025 Corriere di Gela. Tutti i diritti riservati. Powered by venturagiuseppe.it
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120