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Corriere di Gela | Quel tram che si chiama desiderio
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notizia del 23/07/2012 messa in rete alle 22:18:48

Quel tram che si chiama desiderio

«Chiunque lei sia, ho sempre confidato nella gentilezza degli estranei», Blanche finalmente incontra il rispetto e si lascia andare, accetta il braccio dello psichiatra che la conduce serena e docile al manicomio.

Un film dalle tinte molto forti, un capolavoro assoluto del cinema mondiale, dove si confrontano le personalità diversissime ed estreme di due giganti del cinema, due mostri sacri, Marlon Brando (Stanley ) e Vivien Leigh ( Blanche).

Tratto dall’omonimo dramma di Tennessee Williams (1947), Un tram che si chiama Desiderio, regia di Elia Kazan, 1951, fece incetta di premi ed Oscar, ma non per Marlon Brando, lui di una fisicità animale, violenta e prepotente con la sua t-shirt eternamente sudata e puzzolente, lei fragilissima e sognatrice, fra ciprie e coroncine di strass, lei ormai al tramonto, la cui mente è incapace di reggere i traumi della vita, la perdita della casa familiare, il suicidio del marito omosessuale, la giovinezza che se ne va.

Portata alla poesia ed alla letteratura lei, portato alle lamiere oleose e contorte delle vecchie automobili lui.

Il desiderio che infine conduce al cimitero ed ai campi elisi di New Orleans, un film sulla decadenza morale e fisica, dove solo la nascita del figlio di Stella sembra far intravvedere uno spiraglio di nuova vita, rompendo con il passato, Stella dirà di non volere vedere mai più il marito e scapperà via dalla vicina di casa.

Blanche ama la penombra, e scherma il lume, reinventa la realtà, cerca di lenire il dolore con l’aiuto dell’alcool, e a volte mente sapendo di mentire, al solo fine di addolcire la realtà con il suo insopportabile fardello di angoscia.

Blanche metafora dei lussi ormai impossibili della vecchia europa postbellica,decadente e folle. Blanche, con la sua dolcezza, la sua fragilità, il suo vivere fuori dalla realtà dura ed adulta, sembra volersi riproporre adolescente, mentre qualcuno la potrebbe definire solo una vecchia zitella che si fa licenziare dalla scuola perché sorpresa in rapporti intimi con studenti minorenni, Blanche che si consola dopo il suicidio del marito omosessuale, trasferendosi in un bordello da dove verrà cacciata dai puritani cittadini del Sud.

Presenza inquietante, scomodissima quella di Blanche, creatura comunque incantatrice e sempre pericolosamente seduttiva, se perfino Stanley, l’animale, ne verrà attratto e solo attraverso uno stupro violento potrà avvicinarsi a lei, perché solo la violenza lo preserverà dal pericolo devastante di un innamoramento che potrebbe sconvolgere la sua mente rozza e primitiva. Stanley stuprerà Blanche rompendo definitivamente il suo fragile equilibrio mentale e per Blanche ormai non ci potrà più essere posto in società, ma solo in una gabbia di matti.

Attraverso la signorilità e l’eleganza del braccio di quel signore per bene, con giacca, cravatta e cappello Blanche vedrà, paradossalmente, nel manicomio l’unica possibile e salvifica soluzione per la propria esistenza.


Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria

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