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notizia del 05/02/2011 messa in rete alle 22:12:13
Dallo stabilimento alla città incantata
La puntata di Agorà (interessante e seguita trasmissione di Canale 10 condotta da Franco Gallo) del 28 gennaio scorso ha trattato del declino economico che Gela ha subito negli ultimi decenni a causa, soprattutto, del ridimensionamento del petrolchimico Eni. Durante la trasmissione è stato ribadito come la raffineria non rappresenti più il volano dell’economia gelese. Spero che l’argomento venga ripreso e approfondito, anche perché è necessario ripensare seriamente al futuro economico e sociale della nostra città. Da cinquanta anni la storia di Gela e del suo stabilimento sono indissolubilmente legate, tanto che le ciminiere del petrolchimico sono diventate la nuova icona della città, più dei resti della civiltà Greca. Questo legame è così forte che, nonostante negli ultimi venti anni i livelli di occupazione dello stabilimento siano continuamente diminuiti, alcuni anni fa, ai tempi del conflitto sull’ utilizzo del pet coke, per le vie di Gela i manifestanti sotto la pioggia gridavano: “meglio morire di cancro che morire di fame”. Rompere il cordone ombelicale con la raffineria non è facile; tuttavia, è arrivato il momento di capire che il petrolchimico è solo una parte della città, con gli stessi diritti e gli stessi doveri delle altre realtà produttive, commerciali, sociali etc. Per cui, discutere, oggi, di mezzo secolo di fallimenti politici e del rapporto “schizofrenico” tra la città e la sua industria rischia di essere soltanto un esercizio accademico. Tramontata l’epoca delle partecipazioni statali e considerate le sue vicende societarie, attualmente lo stabilimento gelese è soltanto una raffineria dell’Eni – con una denominazione aziendale autonoma e un management in loco – che opera con il conto economico alla mano.
Compito della città e della sua classe politica è quello di fare in modo che la raffineria di Gela partecipi al confronto e al dialogo sociale, anche pubblicamente. Finalmente potremmo vedere il nostro “mostro” più da vicino e magari ci sembrerà meno brutto.
Valutare quale contributo lo stabilimento può dare alla nostra città e capire se i benefici pubblici siano maggiori dei danni che si producono.
Credo che per la nostra città sia arrivato il momento della svolta; grandi e piccoli problemi vanno affrontati e risolti alla radice. A questo proposito: qual è lo stato di attuazione del piano di risanamento ambientale del 1995? l’Eni ha mantenuto gli impegni presi nel protocollo d’intesa del 1997? Qual è il consuntivo, in termini produttivi e occupazionali, del contratto d’area? Le risposte a queste domande ci potrebbero fare intendere i termini del futuro industriale di Gela. Quanto all’alternativa economico-sociale per il nostro territorio, il problema è complesso e le ipotesi di soluzione potranno essere, se attuate, valutate solo nel medio termine. Potrebbe diventare credibile la riconversione turistica dell’economia locale? Nella zona ad ovest di Gela, nel territorio di marina di Butera, sono sorti dei villaggi turistici (in qualche caso con il contributo del contratto d’area). La nostra città ha un costa lunghissima, un lungomare invidiabile, dei beni archeologici non indifferenti, un sito unico come le mura di Capo Soprano. Eppure, nella lunga stagione estiva, Gela sembra un paese sperduto, afflosciato su se stesso che, tra il caos dei villeggianti e gli schiamazzi notturni, ogni anno aspetta la fine del caldo estivo. Spero che l’amministrazione stia già preparando degli interventi per rendere accogliente la nostra città. Nel frattempo, mi permetto di ricordare ai nostri amministratori, alcune cose che potrebbero realizzarsi subito: l’isola pedonale al centro storico; un piano per regolamentare il grande disordine diurno e serale del lungomare; un cartellone di eventi da svolgersi alle mura di Capo Soprano. Tutto ciò, con un’opportuna azione di marketing, potrebbe rappresentare il punto d’inizio di una nuova stagione. In questo periodo si pensa al bilancio di previsione e agli obiettivi da raggiungere nell’anno che è iniziato. Spero che i nostri amministratori ci faranno sapere presto quello che intendono realizzare durante l’anno. Nell’attesa, speriamo che tra qualche mese non saremo costretti, per l’ennesima volta, a rammaricarci di ciò che si potrebbe fare e invece non si fa.
Autore : Emanuele Antonuzzo
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