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notizia del 16/07/2010 messa in rete alle 22:08:24
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Giovane madre vissuta a Firenze (papà gelese e mamma bolognese) in città per la nascita del suo primogenito
La storia ci riporta con i piedi per terra, a quella realtà chiusa e degradata chiamata Sicilia. Il divario tra nord e sud ci ricorda spesso come essere meridionali sia quasi una colpa. E per non essere emarginati l’alternativa rimane quella di omettere le proprie origini. Eh si, perchè vivere in un contesto degradato e difficile, qualche volta etichetta l’intera comunità. Purtroppo.
Ma in un mondo fatto di pregiudizi e convinzioni assurde, qualche volta capita di sentirsi fieri essere gelesi.
Incuriosisce, ma soprattutto inorgoglisce, il fatto che qualcuno riesca a cogliere il lato positivo nella nostra realtà.
Il piccolo protagonista della vicenda è Rocco Samuele Murana, nato la sera dell’11 luglio scorso. La madre, la ventiduenne Veronica Granvillano, ha deciso infatti di far nascere il suo primogenito all’ospedale di Gela. La giovane donna, nata a Bologna e cresciuta a Firenze, è vissuta a Gela fino alle elementari. Il suo attaccamento alla Sicilia è in parte spiegato dalle origini gelesi del padre Emilio, promotore editoriale, e del compagno Carmelo Murana. Prima a Firenze, trova la sua stabilità lavorativaa Bologna, città di origine della madre, signora Patrizia. Dopo il diploma al liceo scientifico- linguistico, trova occupazione come impiegata amministrativa.
– Particolare la scelta di far nascere suo figlio a Gela, come è nata l’idea?
«Beh, di Gela si parla sempre male. Si parla di malasanità, e io ho voluto dare una dimostrazione che non è sempre così. E’ giusto rivalutare questo territorio, e ho deciso di dare così il mio contributo. Sono molto legata alla Sicilia; dato il mio babbo ed il mio compagno sono nati a Gela, ho avuto modo di conoscerla. Non penso che questo territorio sia come viene descritto dai media. Sono stata sottoposta ad un taglio cesareo e sono stata seguita, così come lo sono stata a Bologna».
– Cosa pensa di questa città?
«Trovo che Gela abbia tante risorse, ma non vengono sfruttate come dovrebbero. A prescindere dal colore politico, non si può mostrare sempre il peggio di un territorio. Ho sempre festeggiato a Gela i miei compleanni, ho portato le mie amicizie bolognesi qui.
Trovo che questa città abbia tanti elementi positivi. La sua costa può fare invidia ai romagnoli. Trascorro sempre qui le festività. Il problema di Gela è che manca il senso civico, ma le risorse ci sono. Il mare, gli scavi, le chiese, la lista è lunga. Anche a Bologna non c’è una situazione ottimale, ma non per questo se ne parla così negativamente».
– E dei gelesi che sono pronti a scappare in qualsiasi altro ospedale d’Italia, cosa dice?
«C’è un forte pregiudizio nei confronti di questa città. Certamente le condizioni in cui versa non sono rosee, ma non è possibile sentire sempre del negativo. In televisione le uniche cose che si ascoltano di Gela sono la mafia, le risse nelle discoteche, il mare inquinato e quant’altro. Amo questa città, però vedo che la mentalità è molto diversa. Anche a livello lavorativo: Ad esempio, qui i giovani si curano poco di avere un lavoro ancora ventenni, mentre al nord il lavoro ha una priorità assoluta».
A Emilio, papà di Veronica, chiediamo:
– Come ha preso la decisione di sua figlia di partorire a Gela?
“Beh, all’inizio ero un po’ perplesso. Però alla fine ho pensato che la decisione spettasse comunque a mia figlia. Ha scelto lei di ritornare a Gela circa due settimane prima e di partorire qui. C’è da dire che la situazione è molto cambiata. Quando ero giovane io ricordo che non c’èra la cortesia, i modi di fare che riscontro ora. Anche il servizio è molto migliorato, nonostante il meridione sia sempre indietro».
– Come vede l’attuale condizione del nostro territorio?
«Penso che a Gela non manchino le risorse e le potenzialità; manca il senso civico. Servirebbero iniziative a favore di questo territorio che siano al di fuori del mondo politico. I giovani vanno educati fin da piccoli, altrimenti è normale che i risultati non sono positivi. Bisogna lottare per ottenere dei risultati. Io, per esempio, dopo il liceo ho dovuto cercare altrove una sistemazione professionale. L’ho trovata alla Società Editrice Internazionale, occupandomi via via di competenze importanti. Diciamo che ho sfatato nel mio piccolo il luogo comune secondo cui il siciliano, il meridionale in generale, si impegna poco nel lavoro. E così sono stato gratififcato con incarichi sovraregionali. Il gelese è brillante, però ha un grosso difetto. Si piange troppo addosso, si lamenta rimanendo impassibile. Gela poi è stata rappresentataa come la città invivibile e pericolosa, ma non è così. Poi non mi spiego come altri contesti che hanno fabbriche come la nostraa, funzionino in termini di turismo. Ad esempio a Ravenna non mi pare che le cose vadano male, anzi. Si devono creare le condizioni, e qui mancano».
Ed ecco Carmelo Murana, papà del nuovo cittadino gelese Rocco Samuele:
«Nessuna influenza da parte mia. Veronica è la mia gioia e tuttop quanto viene da lei è per me motivo di gioia. Il piccolo l’ha voluto far nascere a Gela, Non poteva che trovarmi d’acordo. Sono felice per tutti: per i miei genitori, per Veronica, il piccolo Rocco Samuele e per i miei consuoceri, Emilio e Patrizia. Sono felice e basta. Per tutti».
Nella foto, il piccolo Rocco Samuele Murana, attorniato da mamma Veronica Granvillano, papà Carmelo (a sinistra) e nonno Emilio (a destra)
Autore : Martina La Gristina
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