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notizia del 04/03/2006 messa in rete alle 22:06:54
Misure della nuova provincia, ipotesi a confronto
Per ancorare il dibattito sulla nuova provincia intorno a dati certi, credo possa essere utile ai fautori dell’una o dell’altra ipotesi, riferirsi ad alcune misure territoriali e demografiche (dati istat 2001).
Le due principali ipotesi, ritenute sinora percorribili, sono state:
1. la Provincia di Gela, con 5 Comuni: Gela, Butera, Mazzarino, Riesi (101.762 abitanti)+Niscemi (27.564 ab.) - totale 129.326 ab.
2. la Provincia di Caltagirone, con 13 Comuni: Caltagirone, Grammichele, Mirabella Imbaccari, Mazzarrone, San Cono, Mineo, Licodia Eubea, Vizzini, Ramacca, Raddusa, Palagonia, Militello Val di Catania - totale 121.792 ab.
Nella prima ipotesi (con 5 Comuni) si propone una provincia per così dire “speciale”. In Italia sinora ne abbiamo avuto una sola di tale dimensione: quella di Trieste (con 6 Comuni – 211 kmq – 240.549 ab.), la provincia più polarizzata d’Italia, in cui oltre l'87% della popolazione vive nel capoluogo.
Tutte le altre 107 province italiane hanno più di 12 Comuni. La più piccola provincia per numero di abitanti è quella di Isernia con 91.824 abitanti, distribuiti in 52 Comuni.
La Provincia di Trieste è stata assegnata all’Italia con un trattato internazionale, dopo difficili negoziati durati l’intero secondo dopoguerra. Per spuntarla sulla Provincia di Gela con soli 5 Comuni, dovemmo forse richiamare in vita Alcide De Gasperi e Salvatore Aldisio. Sperando che non si rifaccia vivo il calatino don Luigi Sturzo, con il fratello, beato Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina.
A favore dell’ipotesi della Provincia di Gela, gioca il dato che essa è parte di una delle poche province italiane classificate come “bipolari”: oltre a Caltanissetta-Gela, vi sono pure Massa-Carrara, Varese-Busto, Trapani-Marsala, Macerata-Civitanova, Ragusa-Modica, Forlì-Cesena, Ascoli-S. Benedetto, Enna-Piazza Armerina). Tutte province in cui il rapporto demografico tra i due principali centri è paritario o quasi.
L’ipotesi calatina pare più percorribile, per due essenziali ragioni: la prima, dovuta al fatto che l’attuale Provincia di Catania è molto più grande di quella di Caltanissetta, e soffrirebbe meno il distacco; la seconda ragione, dovuta alla possibilità che ai 13 Comuni calatini si potrebbe aggiungere il Comune di Niscemi, portando quella ipotesi alle soglie dei 150.000 abitanti.
Oltre queste due ipotesi “storiche”, ve ne sono altre due per cosi dire “integrate”.
3. la Provincia di Gela-Caltagirone-Licata - ipotesi “large”: con 21 Comuni (1+2+Licata/ Campobello di Licata/Lampedusa e Linosa) – totale 302.848 ab.
4. la Provincia di Caltagirone-Gela – ipotesi “small”: con 18 Comuni (1+2) - totale 251.118 ab.
L’analisi dei dati relativi a queste ultime ipotesi è abbastanza interessante:
– nell’ipotesi “large” con 21 Comuni, si raggiungerebbe un’estensione di 2.740 Kmq, superiore a quella delle attuali province siciliane di taglia medio-piccola (EN 2562 kmq; TP 2460 kmq; CL 2.124 kmq; SR 2108; RG 1.614 kmq);
– nell’ipotesi “small” con 18 Comuni, si avrebbe un’estensione di 2.454 kmq, pari a quella della provincia di Trapani che associa 24 Comuni.
Nell’una e nell’altra ipotesi “integrata”, la nuova provincia assocerebbe ben 6 tra i primi 20 Comuni dell’isola per estensione. Sono quei Comuni che superano la notevole soglia dei 200 kmq: Caltagirone (383 kmq – 5° in Sicilia); Ramacca (305 kmq – 7°); Butera (297 kmq – 9°); Mazzarino (294 kmq - 10°); Gela (277 kmq – 12°); Mineo (245 kmq – 16°).
Il più piccolo, per dimensione e per popolazione, è il Comune di San Cono, con soli 6.5 Kmq e 2.959 abitanti. Ma è il primo in Sicilia, forse nel mondo, per la produzione di fichi d’India (!).
Il “gigante” demografico della nuova provincia è ovviamente Gela, con i suoi 72.444 abitanti: il doppio degli abitanti di Caltagirone (36.846); quasi il triplo di Niscemi (27.564), oppure la somma di tutti gli abitanti dei Comuni del “Calatino”.
Per sapere quale delle due principali città, Gela o Caltagirone, goda di “centralità ottimale” nel “sistema urbano” della nuova provincia, dovremmo analizzare, per ognuna delle due città, il raggiungimento di alcune “soglie” sulla base di precisi indicatori: imprese/residenti; posti in cinema/teatri/centri convegno; tempi medi per raggiungere un aeroporto; medici/ab.; letti d’ospedale per abitanti; velocità media trasporti pubblici; tassi di occupazione; distanze tra i diversi punti del sistema; etc…).
Per rimanere dentro lo spazio di un articolo, analizzo solo il dato medio delle distanze dei due centri da tutti gli altri considerati nelle ipotesi (3 e 4), quella “large” con 21 Comuni e quella “small” con 18 Comuni:
– Caltagirone dista in media da tutti i Comuni, rispettivamente, 30.7 km e 26 km;
– Gela dista in media da tutti i Comuni, 41.5 km e 42.2 km.
Da tali dati, e solo da questi, Caltagirone gode di maggiore centralità rispetto ai due sistemi urbani considerati. Gela è un po’ più “eccentrica”.
Tuttavia, l’analisi comparata di altri indicatori potrebbe restituire maggiore centralità a Gela, rispetto a Caltagirone, oppure potrebbe assegnare ai due centri la stessa “centralità”: nel qual caso sarebbe rafforzata l’ipotesi della provincia “a due teste” del tipo “Pesaro- Urbino”.
Quale sia il peso relativo dei due principali centri, rimane però il problema dei territori e delle popolazioni sottratte alle “province tributarie”, infatti:
– mentre Caltagirone, portandosi con se il suo comprensorio di 13 Comuni, ridurrebbe la provincia di Catania: da 58 a 45 Comuni; da 3.552 a 2.127 kmq; da 1.040.547 a 918.755 abitanti;
– Gela, portandosi con se il suo comprensorio di 5 Comuni, ridurrebbe la provincia di Caltanissetta: da 22 a 17 Comuni; da 2.125 a 1.095 kmq, da 272.402 a 143.076 abitanti;
In conclusione, il problema è il seguente: mentre la Provincia di Catania non soffrirebbe granché la riduzione delle sue dimensioni demografiche e territoriali, quella di Caltanissetta vedrebbe fortemente ridotta la sua attuale dimensione, sia territoriale che demografica.
Ma se i Comuni continuano a decidere di unire i loro destini, convivendo insieme, consorziando i propri organismi, erogando servizi in comune, associandosi intorno a delle ipotesi di sviluppo, chi potrà un domani ostacolare la nascita e l’evoluzione della nuova provincia?
L'altra faccia della medaglia, è rappresentata infatti dalla cooperazione interistituzionale, ovvero da quegli organismi ai quali, sia da parte dei soggetti del governo locale, sia da parte di norme nazionali e regionali, è affidato lo svolgimento di attività di rilievo sovra-comunale. La presenza, il peso, le funzioni di queste strutture sono estremamente difficili da valutare, per la mancanza di indagini a livello nazionale e locale. Si può in ogni caso affermare che livelli intermedi di governo, interposti fra la provincia e i comuni, spesso limitati a ruoli settoriali, costituiscono già una presenza consolidata, sia nel territorio gelese che calatino e licatese.
Autore : Giuseppe Clementino
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