|
notizia del 16/07/2010 messa in rete alle 22:00:36
E’ di nuovo emergenza racket
Negli ultimi giorni in città si fa un gran parlare di “zii d'America” pronti a garantire lustro alla locale squadra di calcio, croce e delizia dei tifosi gelesi, di progetti per un futuro, veramente difficile da pronosticare, di posti da assicurare in seno alla massima espressione dell'amministrazione locale. Ma lo scenario di questi costanti sommovimenti lascia decisamente poco spazio all'immaginazione, anche a quella più fervida.
Le aziende dell'indotto Eni annaspano tra difficoltà sempre più ingombranti, e di conseguenza i lavoratori tendono a fuoriuscire da quello che una volta si definiva circuito produttivo, al pari dei molti giovani, ironia della sorte anche laureati, spesso mantenuti agli studi dagli sforzi di quegli stessi operai oggi di troppo.
Desolante, per non dire avvilente, l'epopea di fuoco vissuta dai titolari de “Il Vecchio Pontile”, ritornati in città allo scopo di far fruttare i risparmi connessi al lavoro svolto in altre regioni, e destinatari, per ben due volte, di messaggi tutti da interpretare. Gli inquirenti seguono la pista, evocata anche dal presidente dell'associazione antiracket “Gaetano Giordano”, Renzo Caponetti, dell'avvertimento da parte degli esattori di una particolare imposta: il pizzo estivo.
Due incendi e tanti danni da riparare al più presto: culmine della beffa, o forse dell'impotenza, la presenza a pochissimi metri di distanza della locale Capitaneria di Porto.
Pochi passi, del resto, distanziano il locale in riva al mare da una saracinesca annerita dalle fiamme e praticamente sventrata, quella del centro-colazione “Vanità”, colpito, e praticamente affondato, nell'ottobre di un anno fa.
Intanto, i suv si impadroniscono delle strade di Gela, la movida, rafforzatasi come da tradizione nei mesi estivi, procede indisturbata, le discoteche accolgono avventori di ogni tipo, con l'unico obiettivo di assicurare ai clienti il massimo del divertimento: e le auto continuano ad essere privilegiato bottino di conquista.
Nella notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana, l'ennesimo obiettivo ed il consueto rogo notturno: questa volta è toccato ad una casalinga. Il copione, però, non muta di molto, con la vittima che si dice incapace di risalire alle possibili cause del gesto e gli inquirenti che avviano le indagini.
Insomma, una città divisa praticamente in due parti: la prima, sospesa sulla nuvola, immaginaria, di un centro estivo e spensierato ove l'unico patema si sostanzia nella scelta del locale o della discoteca all'interno dei quali trascorrere la notte in compagnia degli amici; la seconda, invece, immersa nella crisi, economica e morale, e contraddistinta da un primario obiettivo: sbarcare il lunario, ad ogni costo, anche quello di un'automobile data alle fiamme.
Un verbo, più degli altri, appare adatto a manifestare il sentimento che dovrebbe innestarsi in chi interpreta l'attuale quotidianità secondo parametri votati all'assoluto realismo: resistere, al fuoco, ai danneggiamenti, ai progetti promessi e mai concretizzatisi, alle crisi.
Resistere, ovviamente, fino alla prossima emergenza.
Autore : Rosario Cauchi
» Altri articoli di Rosario Cauchi
|
|
|
In Edicola |
|
Cerca |
Cerca le notizie nel nostro archivio. |
|
|
|
|