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notizia del 16/07/2010 messa in rete alle 21:59:57
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Paradosso endoscopia
Il mese scorso, un pensionato gelese 74 enne è deceduto dopo un lungo girovagare in quattro ospedali della provincia. Problemi endoscopici che hanno portato i familiari a farlo soccorrere d’urgenza al Vittorio Emanuele di Gela, dove però, a causa della temporanea assenza giustificata del direttore dell’Unità Ospedaliera, non potendosi far fronte a tale emergenza, è stato trasferito al nosocomio di San Cataldo, da qui a Caltanissetta e per ultimo ad Agrigento. Alla fine, tempo una settimana, il paziente ha lasciato questo mondo.
Ora, nessuno può dire se, potendogli prestare le prime cure al Vittorio Emanuele si sarebbe potuto salvare una vita umana, ma c’è, quando capitano emergenze di questo tipo, l’esigenza di denunciare una situazione di inerzia generale, chiamando in causa la classe dei nostri politici, che hanno abdicato al ruolo di portatori di interessi territoriali, facendo da spettatori passivi quando altri colleghi riescono a dotare i propri presidi sanitari delle necessarie strutture e personale specialistico.
Il caso lo abbiamo sottoposto al direttore generale dell’Asp di Caltanissetta, dott. Paolo Cantaro (nella foto).
Il general manager non ha nascosto le attuali difficoltà connesse al reparto di endoscopia. “Diciamo che al momento non c'è organico, l'unità, infatti, opera solo grazie all'impegno e all'abnegazione del dottor Leonardi”. Un'ammissione che non occulta problemi messi in luce anche dagli operatori impegnati nell'unità che si occupa di importanti patologie.
“Purtroppo – confermano fonti interne all’ospedale – le assunzioni sono bloccate, e un reparto ad altissima evoluzione tecnologica cerca di adempiere alle molteplici richieste come meglio può”.
Tuttavia, va rilevato che l'endoscopia gelese è una delle specialità che più delle altre primeggia nell’offerta complessiva dei servizi, ma si trova a dover coprire diverse mancanze. Al momento, infatti, nonostante la piena capacità di tecnologie come l'alta definizione e la video capsula, capaci di assicurare prevenzione ed analisi, il reparto è retto da soli tre addetti: un medico, un interno ed un ausiliario. Quindi, possono anche generarsi spiacevoli episodi, soprattutto quando il dottor Leonardi, a causa dei molteplici impegni, non può trovarsi tra i corridoi della struttura ospedaliera. Possiamo quindi dire che l'endoscopia gelese è uno dei pochi reparti del Vittorio Emanuele capace di assicurare un'alta percentuale dell'indice di attrazione (ciò significa che molti pazienti abbandonano le Asp delle rispettive province per giungere a Gela ed ottenere l'intervento dell'equipe diretta da Leonardi), ma resta a rischio inutilità quando manca l’unico addetto. Come è accaduto, appunto, nella tragica vicenda del pensionato sballottato non a Catania o Palermo, ma a San Cataldo, Caltanissetta e Agrigento, centri che non possono definirsi più importanti di Gela.
Nonostante le carenze – e qui il paradosso – l'equipe procede nella sua opera meritoria: stando ai dati, gli esami svolti annualmente non sono inferiori ai tremila.
“Proprio perché parliamo di un'importante risorsa per il Vittorio Emanuele – tiene a precisare il direttore generale Cantaro – la pianta organica che dovremo presentare entro la data del 31 luglio prevede una manovra in incremento, ovvero maggiori risorse umane per l'endoscopia”.
Troppo importanti, per una città come Gela, le specificità che solo l'Unità del dottor Leonardi può generare, grazie a sistemi di elevatissima precisione: la stessa alta definizione, ad esempio, è presente in provincia esclusivamente all'interno della locale unità. Il direttore generale si è detto pronto a soddisfare le richieste provenienti dall’Unità del dottor Leonardi, allo scopo di tutelare istanze di base della locale popolazione, potenziando il personale al momento così palesemente irrisorio che si trova a rapportarsi con il 38% dell'intera utenza provinciale.
Autore : Rosario Cauchi
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