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notizia del 08/01/2011 messa in rete alle 21:56:32
Ventisette anni con voi
Con questo numero, Il Corriere inizia il suo 27esimo anno di attività. É anche il primo di questo nuovo decennio, quello che – si spera – potrebbe segnare il ritorno alla normalità di un territorio che vuole liberarsi dallo stato di sottomissione in cui è stato tenuto nel primo, coinciso anche con l’inizio del nuovo millennio.
Il momento che stiamo vivendo in città risente della crisi globale, qui aggravata da una situazione locale che affonda le sue radici nella miope conduzione politica dell’ultimo cinquantennio. Periodo in cui scelte scellerate sono passate sulla testa di almeno tre generazioni. Industrializzazione incontrollata, urbanistica senza pianificazione, abbandono dell’agricoltura e poca considerazione del turismo come valida alternativa di sviluppo del territorio.
Se ci avventuriamo in un’analisi oggettiva di quello che è stato e di quello che è, dovremmo partire chiedendoci cosa ci ha guadagnato il territorio e cosa ha perso con la scelta industriale fatta forse troppo in fretta e da menti poco lungimiranti a cavallo degli anni Cinquanta/Sessanta; altra domanda: chi si è arricchito con la speculazione fondiaria ed edilizia e quali guasti economici e sociali ha provocato; terza domanda, cosa ne sarebbe stato se non avessimo allontanato i giovani dai campi; e per ultima, cosa potrebbe significare porre rimedio alla scelleratezza di non aver voluto considerare il turismo come unica valvola di sfogo per l’economia del territorio.
Provi ognuno ad abbozzare delle risposte ragionevoli e ne trarrà un’immagine completamente diversa, certamente migliore, dello stato dell’arte in cui versano città e territorio.
Individuare e colpevolizzare chi è stato causa di questi mali ci porterebbe in un circolo vizioso senza via d’uscita; focalizzarne le cause, magari, ci aiuterebbe a trovare qualche correttivo.
E qui torniamo a pigiare il solito tasto. L’archeologia e il mare ci sembrano le risorse naturali che possono consentirci di controbilanciare le perdite di un’industrializzazione satura e ormai in declino (prepariamoci agli imminenti tagli occupazionali già decisi, con la tacita benedizione dei sindacati).
Mare e archeologia significano turismo; persone e danaro che si muovono significano nuove risorse per far sopravvivere una popolazione che di qui a qualche anno potrebbe soffocare di crisi.
Per mettere in atto un’inversione di tendenza ci vuole una mentalità diversa, un nuovo modo di concepire la politica, di praticarla e di metterla realmente a servizio dei bisogni della comunità. Occorre intercettare finanziamenti orientati a sviluppare il turismo e non per inseguire un’espansione industriale sul fallito modello di programmazione negoziata che, almeno qui da noi, non ha portato alcun vantaggio; vedasi legge 488, Patti territoriali e via discorrendo. Fiumi di denaro sprecati, serviti ad arricchire le tasche di alcuni spregiudicati e furbi imprenditori, senza ritorno economico ed occupazione per il territorio e con l’avallo di una politica cieca e forse non del tutto disinteressata.
Da alcuni anni, la classe politica dirigente si è ringiovanita. Le speranze per una nuova stagione sono riposte in essa. Provincia e Comune sono guidate da persone che, seppure non neofiti della politica, hanno una data di nascita più recente. Ma questo non basterà se non ci si libererà dai lacciuoli dei vecchi volponi.
Autore : Rocco Cerro
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