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notizia del 10/04/2005 messa in rete alle 21:54:45
Un Papa è grande anche senza piazza
Mi ha molto commosso la sofferenza di Giovanni Paolo II negli ultimi giorni di vita terrena, così come ha commosso milioni di fedeli in tutto il mondo. Wojtyla è stato certamente un grande Papa, che ha avuto il merito di contribuire allo sfaldamento del blocco comunista e di richiamare vicino alla Chiesa cattolica frotte di giovani; ha portato la parola di Cristo in giro per il mondo e non ha temuto di levare forte la voce contro la criminalità e la guerra. Non posso però dimenticare che su temi controversi (divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità) ha avuto atteggiamenti di netta chiusura, a difesa delle posizioni più ortodosse e conservatrici. Su questi temi non ha concesso alcuna “apertura”, escludendo dalla comunità cattolica, senza alcuna riserva, divorziati ed omosessuali. Ma questo rientrava tra le sue prerogative di capo spirituale dei cattolici. Ho detto “spirituale” non a caso, perché il potere temporale dei Papi, con eccezione della piccola Città del Vaticano, è cessato in Italia nel 1870, con la breccia di Porta Pia.
Spesso, però, in Italia si è più realisti del re, e si esagera con le manifestazioni di rispetto e di cordoglio. Per tre giorni quasi tutte le emittenti televisive ci hanno bombardato con identici servizi sulla vita del Papa, dirette da San Pietro e film di carattere religioso. D’accordo sull’importanza dell’evento, ma qualche alternativa potevano anche lasciarcela! Ma la palma della stupidità ce l’hanno quei sindaci che hanno determinato, in segno di lutto, la chiusura delle scuole. E’ avvenuto a Enna e a Catania, ma probabilmente anche in altri centri. Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché, se muore il Papa, devono chiudersi le scuole. Cosa c’entra? Bloccare i servizi pubblici è l’unico modo per manifestare il lutto?
Vabbè, passerà anche questo. Rimane il fatto che Giovanni Paolo II è stato un grande Papa e che presto verrà fatto Santo: già spuntano le prime notizie di miracoli, che come si sa sono il necessario ingrediente per l’apertura del processo di beatificazione.
Per un grande Papa è necessario intitolare una via o una piazza: lo ha subito proposto il Sindaco di Gela e sicuramente lo faranno decine di altri Comuni in tutta Italia.
Preciso subito che Piazza Umberto I mi sta bene così com’è, con l’attuale storica denominazione e la statua di Cerere, dea delle messi e dell’agricoltura. Inoltre, non vedo perché a Giovanni Paolo II, ancorché grande Papa, si debba intitolare la piazza principale della città, al di là dei momenti di grande emozione che abbiamo vissuto e stiamo vivendo in questi giorni.
Mi sono documentato sulle intitolazioni toponomastiche a Giovanni XXIII, il “papa buono”, l’altro grande Papa che ha lasciato un segno nel secolo scorso. A lui sono state dedicate piazze (mi riferisco solo alle città più importanti) a Catania, Manfredonia, Aosta, Cagliari, Civitavecchia, mentre vie a Macerata, Grosseto, Alghero, Rimini, Agrigento, Arezzo, Lodi, Piacenza, Trani, Ferrara, Napoli, Brindisi, Bergamo, Catanzaro, Cantù. Come si vede, poche piazze e molte vie, e a Gela né l’una né l’altra (ci ha pensato solo una cooperativa edilizia di Macchitella).
A Gela siamo dunque in debito con Papa Giovanni, e non vedo alcun plausibile motivo per intitolare a Giovanni Paolo II la piazza principale della città, che se non sbaglio fa parte dello Stato Italiano e non del Vaticano. Ci sarebbero valide alternative per ricordare degnamente Giovanni Paolo II, e sicuramente meno “dirompenti”: ad esempio, il Viale Mediterraneo o, meglio ancora, la Via Palazzi, che è una delle grandi arterie cittadine ed è il prolungamento della via principale della città, e nella quale, tra l’altro, insiste l’ospedale (e la sofferenza degli infermi bene si coniuga con la sofferenza dell’agonia di Papa Woitila).
Il dibattito è aperto: mi auguro che prevalga il buon senso rispetto agli atteggiamenti dettati dall’emozione.
Autore : Giulio Cordaro
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