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Corriere di Gela | Dimissioni papa 3/ Esce di scena tra i dubbi
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notizia del 16/02/2013 messa in rete alle 21:48:14
Dimissioni papa 3/ Esce di scena tra i dubbi

Adriana Zarri morta tre anni fa, teologa eminente, una dei venti teologi consulenti del papa che ho avuto l’onore di avere come consigliera ed amica, alcuni anni fa scrisse un articolo nel quale affermava: «Veramente lo spirito Santo interviene nell’elezione di un papa. Non ci poteva essere un papa più adatto di questo a far scatenare una reazione alla sua morte».

La Zarri non ci ha azzeccato nelle sue previsioni: alla morte di papa Wojtyla non c’è stata nessuna rivoluzione ma solo un pacifico passaggio tra un papa tradizionalista ed un altro. Papa Ratzinger era stato il più intimo collaboratore di Giovanni Paolo II che forse con troppa fretta ha voluto fare beato. Nel pontificato di Giovanni Paolo II ci sono molte luci e non poche ombre. Intanto non si può dire che sia stato condizionato dalla Curia Vaticana. Quel papa era un primo attore ed era lui che condizionava la Curia.

A suo onore vanno i tanti viaggi apostolici conditi da una forte carica mediatica. Tra gli errori principali di papa Giovanni Paolo II c’è da annoverare l’infelice condanna della teologia della liberazione, meravigliosa invenzione del popolo sudamericano condivisa da vescovi e cardinali e che realizzava in pieno il messaggio evangelico: la scelta preferenziale per i poveri. L’appiglio per cui il papa condannò quella teologia era il fatto che qualche teologo aveva usato qualche frase di sapore marxista. L’intervento del papa avrebbe dovuto limitarsi a condannare queste frasi, invece si è spinto a tal punto da affermare un concetto del tutto errato. Prima in un discorso e poi in un’enciclica disse queste testuali parole contro ogni buonsenso: «Anch’io faccio la mia scelta preferenziale per i poveri, ma la mia scelta non è esclusiva od escludente».

Un’enorme gaffe che nessun monsignore del Vaticano ha fatto notare al papa. Un miracolo che solo lui poteva fare: preferire contemporaneamente i ricchi e i poveri dimenticando che la preferenza è di per sé stessa etimologicamente esclusiva ed escludente.

C’è stato poi il fattaccio dei preti pedofili. Il numero elevato registrato nei sacerdoti dimostra chiaramente che esso è l’effetto primario del celibato ecclesiastico che la gerarchia continua testardamente a mantenere ritenendola la “perla del sacerdozio”.

Ho scritto già sul Corriere che non c’è nessun vescovo al mondo che non abbia nascosto quel delitto, trasferendo al massimo il colpevole da una diocesi all’altra. Lo stesso cardinale Ratzinger prefetto della Congregazione della Dottrina della fede (ex Sant’Uffizio) ha dato ordini precisi alle diocesi in questo senso insabbiando, finché fu possibile, tutti i casi.

Ora avrebbe voluto presentarsi come il più rigido persecutore dei preti pedofili come si potrebbe evincere dalla durissima lettera ai vescovi irlandesi colpevoli trasgressori come tutti gli altri. Altri motivi di dissenso, specialmente con i vescovi statunitensi e con la Spagna: l’accoglienza ai divorziati e il rifiuto più assoluto degli omosessuali. Nelle cause di divorzio spesso c’è una vittima ed è la donna: almeno alla vittima della separazione il buonsenso vorrebbe che i sacramenti fossero accordati.

Per quanto riguarda gli omosessuali io non ci capisco più niente. Io non ho una particolare intelligenza, ma co-m’è possibile che da duemila anni la gerarchia non si sia accorta dell’assurdità della legge mosaica che stabiliva la pena di morte per gli omosessuali? Invece i due ultimi papi si sono accaniti contro i Pacs di Spagna.

Dov’è la logica? Se fossero coerenti dovrebbero chiedere la pena di morte come insegna la Sacra Scrittura. In Italia abbiamo tre milioni di omosessuali: li uccidiamo tutti? E’ mai giustificabile tanta cocciutaggine? Ora il papa si è dimesso. Un po’ tutti si chiedono i motivi nascosti che hanno spinto il papa allo storico gesto.

Non si può dubitare che abbiano prevalso i motivi di salute addotti dal papa. Anche se il papa non ha una specifica malattia, non si sente le forze per sottoporsi ai numerosi oneri del papato. Tra le donne intervistate a Piazza San Pietro una ha detto esplicitamente che non credeva affatto ai motivi di salute. Forse c’è del vero anche in questa dichiarazione.

Ci sono nella Chiesa gravissimi problemi da affrontare, ci sono pressanti richieste di rinnovamento al suo interno, resta il problema del celibato sacerdotale, del ruolo della donna nella Chiesa e tanto altro.

Papa Ratzinger non se l’è sentita di affrontarli ed ha preferito deferire al successore il grave onere. Non lo si può condannare. Del resto in questi sette-otto anni lui non ha fatto altro che remare contro.


Autore : Antonio Corsello

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