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notizia del 22/12/2008 messa in rete alle 21:44:05
Acqua contaminata, anzi no!
Un vero e proprio cortocircuito sembra aver colpito l'intero complesso dei meccanismi di gestione e distribuzione di una risorsa basilare, ovvero l'acqua, nella nostra città.
Le problematiche che la interessano, come ben sappiamo, sono ampie e di non facile risoluzione; ma l'ultima settimana ha riservato, sotto questo profilo, “novità” sorprendenti.
Tutto ha avuto inizio, almeno per l'intera platea dei cittadini comuni, venerdì 12 Dicembre, a seguito dell'emissione, da parte del sindaco Rosario Crocetta, di un'ordinanza dal contenuto molto preoccupante: il primo cittadino, infatti, vietava a tutti gli abitanti l'utilizzo “ordinario” dell'acqua (per la propria igiene personale, per la pulizia degli alimenti, ecc.), ammettendolo esclusivamente per i servizi igienici; la causa di un simile intervento era da addebitare ad una elevata presenza di coliformi fecali, così come rilevato da analisi eseguite dall'Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale).
La reazione immediata ad un simile annuncio si è concretizzata in atteggiamenti diffusi di dubbio e sospetto verso la fruizione individuale della stessa acqua.
Quello che si presentava sotto forma di annuncio improvviso, generato da indicazioni tempestive, ha, però, assunto, con il trascorrere delle ore, connotati differenti.
Anzitutto le analisi realizzate dall'Arpa, sull'acqua in uscita dal serbatoio di Spinasanta, risalivano al 3 dicembre; la conseguente relazione redatta dal servizio di Igiene Pubblica dell'Asl 2 veniva inoltrata sia al Comune di Gela che al gestore del servizio idrico integrato, Caltaqua, il 6 Dicembre, quest'ultimo peraltro ne prendeva conoscenza il 9 Dicembre, ma evidentemente non riteneva utile renderne pubblici i contenuti.
A differenza di Caltaqua il sindaco Crocetta, appena ricevuta la comunicazione, procedeva all'emanazione dell'ordinanza.
La contaminazione, oltre ad interessare le acque del serbatoio di Spinasanta, ha riguardato la via Generale Cascino e la zona della Villa Comunale, con le medesime modalità.
A seguito di simili comunicazioni anche la Procura della Repubblica, tramite l'attività d'indagine portata avanti dai Carabinieri, ha ritenuto opportuno acquisire elementi precisi attinenti alle cause dell'inquinamento delle acque.
Il divieto imposto dall'autorità comunale ha messo in allarme gli stessi medici di base, i quali, oltre a prodigarsi nella formulazione di consigli utili ai loro pazienti, sono riusciti ad individuare la possibile spiegazione del repentino aumento dei casi di infezione intestinale.
La presenza di reazioni non collocabili all'interno di schemi comuni è certamente comprensibile: i cittadini gelesi sono oramai abituati a fronteggiare gravi crisi legate all'acqua, ma fino ad oggi non si erano mai trovati innanzi ad annunci che mettessero in discussione l'uso complessivo della risorsa idrica. La vicenda presenta, però, alcuni risvolti ulteriori: al forte allarmismo, proveniente da tutte le direzioni (istituzionali e non), dei primi giorni, si va man man sostituendo un senso di maggior conforto; c'è da chiedersi, però, se questo poggi effettivamente su solide basi.
Il primo passo su tale via è stato mosso da Caltaqua, che a seguito della realizzazione di proprie analisi di laboratorio, ha dichiarato lo stato dell'acqua destinata alle abitazioni dei cittadini di Gela conforme agli standard richiesti, anche se il dubbio legato ad una forte autoreferenzialità permane, non solo tra gli esperti, ma anche tra i normali cittadini, avvezzi all'autoritarismo dimostrato in più occasioni dal gestore del servizio idrico locale.
Una piega positiva si profila anche nelle convinzioni del Comune di Gela: già lunedì, attraverso la diffusione di un comunicato stampa, si precisava che “il Sindaco di Gela, Rosario Crocetta, in relazione alla vicenda dell'inquinamento batteriologico dell'acqua di Gela, nel confermare che l'ordinanza emessa il 12 dicembre è tuttora vigente, comunica che Caltaqua ha già effettuato una serie di campioni che presentano dati rassicuranti, ma che, ai fini della revoca dell'ordinanza di cui trattasi, occorre attendere i risultati definitivi delle analisi che sta effettuando l'Azienda Sanitaria locale”.
Si delinea una sorta di contrordine generale, sicuramente positivo poiché esclude conseguenze gravi ed estese per l'intera popolazione; allo stesso tempo è d'obbligo porsi taluni interrogativi, difficilmente scalfibili dalla pubblicazione di specifici dati, anche qualora rassicuranti.
Autore : Rosario Cauchi
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