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notizia del 08/12/2013 messa in rete alle 21:32:26
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Acqua, a Gela cara come l’oro
E’ per il 12 dicembre alle ore 18,00, presso l’Istituto di istruzione superiore Luigi Sturzo, l’appuntamento che i componenti del Comitato spontaneo contro gli abusi di Caltaqua hanno dato alla cittadinanza. Il Comitato, costituito lo scorso marzo su iniziativa dell’avv. Lucio Greco, continua la sua battaglia contro le vessazioni della società spagnola nei confronti degli utenti gelesi. L’ultimo sopruso riguarda l’aumento spropositato delle tariffe per metro cubo di consumo idrico. Da un incremento tariffario annuo del 6,5% stabilito da Caltaqua e rispettato fino al 2012, si è passato nell’ultimo trimestre del 2013 ad una percentuale di aumento dell’importo per metro cubo di 19,87, per non considerare che anche la quota fissa è passata da 40 euro dell’anno scorso a 45,35 in quest’ultimo trimestre. Un accrescimento arbitrario praticato dal gestore idrico senza preavviso.
«Si tratta – ci ha detto Lucio Greco – di un aumento non legittimo, non previsto dal contratto, in contraddizione con i dati Istat, che mostrano un’attenuazione della crescita dei prezzi dell’acqua, come del resto altre utenze dell’abitazione. L’innalzamento in misura del 6,5% stabilito da Caltaqua doveva riguardare il ripristino della rete idrica e fognaria, lavori che non sono stati effettuati. Noi come comitato già ci stiamo muovendo, e l’appuntamento del 12 dicembre prossimo costituirà un’assemblea cittadina aperta al pubblico, contro una speculazione che ancora continua».
Nel primo trimestre del 2010 il prezzo di consumo di un metro cubo (prima fascia) era 0,3256, nel 2013 lo stesso consumo è passato a 0,4881, ciò significa che in meno di quattro anni si è avuto un aumento tariffario del 50% circa. E dal 2007 l’incremento della tariffa media è stato del 63,6%. Ma la contraddizione più evidente riguarda la suddivisione delle quote di consumo. La prima fascia comprende un consumo nel trimestre di 6 metri cubi per famiglia, considerando una nucleo familiare di quattro componenti, la disponibilità di acqua per persona sarebbe di circa 16 litri al giorno, per cui varcare la fascia successiva è automatico. Inoltre il passaggio dalla prima alla seconda fascia (fino a 12 metri cubi per utenza) comporta una maggiorazione del 21% sul prezzo a metro cubo, e il passaggio alla terza fascia (fino a 24 metri cubi per utenza), un incremento del 43%, ogni fascia successiva vede raddoppiata la percentuale. La privatizzazione del servizio idrico ha comportato solo una escalation di aumenti. Un oro blu che costa troppo e che non è coerente con i risultati del referendum sull’acqua pubblica del 2011.
«Non sono bastati – ha commentato l’avv. Greco – i 26 milioni di Sì per trasformare il sistema di gestione idrico della nostra città. L’acqua è un diritto di tutti e non può essere venduta. Bollette di tali proporzioni sono in antitesi con la crisi economica in atto e sono tante le famiglie che non si possono permettere di pagare cifre così alte e che rischiano il distacco dei contatori».
In città dove l’erogazione idrica costituisce un servizio pubblico il costo dell’acqua è accessibile a tutti. Nel vicino comune di Vittoria la bolletta annua è di circa 165 euro, a prescindere dal consumo, per non considerare, come ha sottolineato l’avv. Lucio Greco (nella foto sotto), la presenza nella città ragusana di fontane pubbliche dove attingere acqua potabile, che nella nostra città sono inesistenti.
«Nella nostra città – ha asserito Greco – vi sono quartieri come Settefarine, Fondo Iozza, parti di Caposoprano e del centro storico che, nonostante le varie lotte, soffrono la sete. L’acqua è un bene comune e non può e non deve essere sottratto a nessuno. La mancanza di acqua crea disagio alle famiglie e condizioni di precarietà igienica per questi quartieri. Per non considerare la qualità discutibile del liquido che esce dai nostri rubinetti».
Il colore spesso marrone, quasi un cocktail di terra e ruggine, a cui i nostri cittadini sono abituati, è la chiara dimostrazione della mancanza azione da parte di Caltaqua sulla rete, che non effettua pulizia delle tubature. Del resto durante l’anno le ordinanze da parte del nostro sindaco di divieto di utilizzo dell’acqua per uso alimentare non sono rare, perché spesso l’acqua presenta alterazioni di torbidità e colore.
«Il comitato contro gli abusi di Caltacqua – ha aggiunto Greco – è una risposta all’atteggiamento di sfida che spesso assume la società di gestione che da più di anno ha avviato un’azione terroristica di distacco dei contatori per coloro che nel triennio 2006/2009 hanno pagato il 50% della cifra delle bollette pervenute»
Il dimezzamento è avvenuto a seguito di ordinanza di non potabilità dell’acqua dell’allora sindaco Rosario Crocetta, che ha indotto la popolazione a pagare la metà dell’importo, non provvedendo a stabilire a chi spettasse pagare la restante somma. Del resto la politica continua a mantenersi lontana dai problemi reali della città.
«Non esiste – ha affermato Greco – uno straccio di provvedimento, nonostante le promesse, che impedisca a questa società di continuare a gestire un servizio così di prima necessità. È proprio mancata la volontà politica, sicuramente perchè la promessa di posti di lavori ha impedito di muoversi in tale direzione».
Il contratto con Caltaqua è trentennale, ne sono passati appena sette da quando tale ente si è insediato nella nostra provincia. Nel settimo anno di gestione si doveva raggiungere un punto di equilibrio che consentisse una revisione delle tariffe e far pagare di meno agli utenti, invece questi ora pagano di più e guadagnano meno. Se si continua così nel 2035 si arriverà a cifre esorbitanti. E pensare che quando partì la gestione di Caltaqua l’obiettivo era quello di un risparmio in bolletta e un servizio più efficiente. Oggi tale obiettivo può essere raggiunto solo con scelte coraggiose e non più rimandabili.
Autore : Filippa Antinoro
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