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notizia del 09/10/2006 messa in rete alle 20:58:50
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Metamorfosi del sistema mafioso
Gela, questa settimana, è stata al centro dell’attenzione nazionale per essere stata scelta come sede di un convegno della durata di tre giorni per parlare della nuova mafia e della metamorfosi di un sistema di potere radicato profondamente nel tessuto sociale e politico.
Ad organizzare questa tre giorni la Fgci (Federazione giovanile dei comunisti italiani) presso il Palazzo Ducale dal 3 al 5 ottobre. L’annuncio di questa interessante iniziativa era stato dato nel corso di una conferenza stampa la settimana scorsa alla presenza del segretario regionale del partito e del segretario regionale dei giovani comunisti Riccardo Messina e dell’on. Orazio Licandro.
Questi i temi che sono stati dibattuti: La mafia e i movimenti giovanili; mafia e in-formazione; il pizzo; mafia, politica, economia e migrazioni; la città: mafia, territorio e amministrazioni; la lotta alla mafia.
Al convegno hanno partecipato ospiti e relatori d’eccezione come l’on. Orazio Licandro ex segretario regionale del Pdci, l’on. Tano Grasso, l’on. Peppe Lumia già componente la Commissione nazionale antimafia e Don Luigi Ciotti. Avrebbe dovuto essere a Gela anche Giancarlo Caselli procuratore generale della Corte di appello di Torino, ma una lussazione al piede lo ha costretto a casa.
“Quando le mafie sono silenti e sembra che non esistano più - ha detto Francesco Francescaglia segretario nazionale dei giovani comunisti aprendo i lavori – dobbiamo preoccuparci perché significa che sono diventate più forti e non hanno bisogno di fare azioni eclatanti per mostrare la loro forza. Per lottare contro le mafie noi giovani abbiamo dato il nostro contributo con iniziative che sono giunte in Calabria, Puglia, Sicilia, ma abbiamo anche voluto capire il fenomeno della nuova mafia. Non a caso abbiamo chiamato questo convegno “New mafia, metamorfosi di un sistema di potere”. Noi avvertiamo la necessità di conoscere e far conoscere le nuove forme di poteri mafiosi per potere reagire con energia. Abbiamo deciso di portare tutti i giovani del meridione provenienti dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Basilicata, dalla Campania e dalla Sicilia per conoscere il nuovo fenomeno. Li abbiamo portati qui a Gela non perché sia la capitale della mafia in questo momento. Anzi tutt’altro, ma perché Gela è l’unico Comune della Sicilia che con coraggio va interpretando da anni la lotta alla mafia. Gela è la capitale dell’antimafia concretamente con degli atti. Noi vogliamo che i nostri giovani che sono e che diventeranno amministratori degli enti locali, vengano qui e capiscano cosa significa non solo dal punto di vista amministrativo fare antimafia, ma anche come la si fa coinvolgendo la società civile, i giovani e i cittadini.
Per la prima volta accade che i giovani del centro sinistra vengono in Sicilia per assumere iniziative sul tema dell’antimafia. Noi usciremo da qui dopo avere conosciuto cosa sia il nuovo fenomeno mafioso ma con la consapevolezza che abbiamo la necessità di portare su tutto il territorio nazionale il tema dell’antimafia per far si che il governo nazionale affronti la questione dell’antimafia come questione centrale e strategica per lo sviluppo del mezzogiorno e dell’Italia. La mafia fattura cento miliardi di euro. Noi stiamo approvando una finanziaria per 33 miliardi di euro. Quindi questo è un fenomeno che non riguarda solo la stupenda terra di Sicilia ma tutta l’Italia. Noi giovani vogliamo alzare il nostro grido e vogliamo che giunga a Roma e che il governo assuma come centrale questa questione. Il momento è quello giusto perché vediamo che c’è un grande fermento tra i giovani meridionali”.
Giancarlo Caselli ha fatto sapere di non potere partecipare per cause di forza maggiore ed allora gli organizzatori hanno invitato il procuratore distrettuale antimafia di Caltanissetta dottor Marino il quale ha affrontato il tema degli intrecci tra mafia politica ed imprenditoria.
“La triade mafia, politica ed imprenditoria – ha affermato il dottor Marino della Dda di Caltanissetta – sono andate sempre a braccetto nel sud. Dalle vicende che hanno riguardato non solo i cavalieri del lavoro, ma anche grossi imprenditori che si sono aggiudicati appalti, noi abbiamo potuto riscontrare sempre la costante presenza dell’adeguamento dell’imprenditore al pagamento alla organizzazione malavitosa e alla gestione dell’appalto da parte del politico. Dietro l’appalto c’è il politico, l’imprenditore da un lato e la criminalità organizzata dall’altro. E ciò ci deve fare pensare perché purtroppo tutti i grossi imprenditori che magari al nord si sono comportati in maniera diversa, quando sono scesi al sud sapevano perfettamente quali erano le regole cui dovevano adeguarsi. Voglio ricordare una dichiarazione che fece Antonio Di Pietro parlando con Paolo Borsellino. Tutti gli imprenditori che da noi hanno confessato, quando gli chiedi di parlare degli appalti della Sicilia, loro stanno zitti. E’ chiaro che esiste una regola diversa per chi opera in Sicilia”.
A coordinare gli interventi è stato Sergio Nigrelli, mentre hanno relazionato Elisa Nuara, don Luigi Petralia, Enrico Ascia (consigliere provinciale Pdci), Rosario Crocetta (sindaco di Gela), Pietro Milazzo (Cgil) e Don Luigi Ciotti.
Autore : Nello Lombardo
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