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Corriere di Gela | Gela, paese delle campane… di cemento
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notizia del 08/09/2003 messa in rete alle 20:56:27
Gela, paese delle campane… di cemento

Ricordate la famosa operetta “Il paese dei campanelli”? D’accordo, la definizione non si può attribuire a Gela, le cui donne, per virtù, non sono né migliori né peggiori di quelle delle altre città: vi sono le virtuose come le generose.
Ma Gela è sicuramente “Il paese delle campane”, definizione che d’ora in poi potrebbe essere utilizzata nei cartelli di benvenuto in città posti all’ingresso del centro abitato, tra i vari cumuli d’immondizia.
Mi riferisco alle orribili campane gialle di cemento che hanno ormai infettato ogni angolo della città, gli incroci, i limiti dei portoni “raccomandati”, le aree dove non si dovrebbe sostare. Un mese fa, o poco prima, il comune aveva annunciato che le orribili campane, segno indubbio di un ambiente urbano degradato e dequalificato, sarebbero state rimosse, ma fino ad ora esse continuano a fare bella mostra di se e a dare quel certo tocco di colore di cui sinceramente faremmo a meno. Attendiamo che ai proclami seguano i fatti, o che almeno vengano valorizzate, magari facendole dipingere con motivi artistici dai pittori locali, così come tempo fa l’assessore Crocetta fece dipingere i cassonetti per l’immondizia (a proposito, in quale museo sono finiti i cassonetti artistici che non sono più in circolazione?).
Ma non sono certo questi i problemi più gravi che preoccupano la città: il problema più grave è certamente quello dell’occupazione; non vi sono nuovi posti per i disoccupati, e si rischia di perdere lavoro tra gli occupati.
E l’amministrazione comunale cosa fa? Cerca di sviluppare la nuova imprenditoria? Cerca di supportare le imprese esistenti? Cerca di mandare avanti più gare d’appalto possibili? Non mi pare, anzi mi sembra che metta costantemente i bastoni tra le ruote di chi aspira a dare lavoro.
Qualche giorno fa il sindaco, sospettando non meglio precisati accordi tra imprese, ha bloccato la gara d’appalto, relativa ai lavori da eseguire al Villaggio Aldisio, aggiudicata (tra l’altro per sorteggio) a un’impresa di Gela. L’impresa avrebbe dovuto iniziare i lavori a breve, quindi avrebbe dato occupazione a numerosi operai e al necessario indotto per la fornitura dei materiali e dei servizi. Il blocco dell’appalto, in attesa dell’inchiesta, aggraverà la crisi occupazionale della città e impoverirà l’economia locale.
E’ senz’altro legittimo che il sindaco, se ha fondati sospetti, assuma le iniziative che ritiene opportune. Ma la domanda che mi arrovella è un’altra. Quest’appalto è stato aggiudicato nel mese di maggio, e all’apertura delle buste, oltre al sindaco e ai massimi dirigenti della ripartizione interessata, erano presenti anche, a garanzia della regolarità della gara, le forze dell’ordine. A distanza di quattro mesi dalla gara, dopo che le forze dell’ordine ne avevano sancito la regolarità, sorgono ulteriori sospetti e si blocca tutto. Ma allora, a cosa serve la presenza delle forze dell’ordine alle gare d’appalto se non a fare arredamento? Non sarebbe meglio riportare i tutori dell’ordine ai loro compiti istituzionali, anziché distoglierli in ruoli in cui non servono a nulla?
Forse non riesco a capire questa “battaglia per la legalità”, ma mi sembra che ci sia soltanto grande fumo e molta confusione. E che Gela continui a rimanere, nonostante tutto, “Il paese delle campane”.


Autore : Giulio Cordaro

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