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Corriere di Gela | Rimuovere gli ostacoli per rilanciare l’agricoltura
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notizia del 21/07/2005 messa in rete alle 20:51:26
Rimuovere gli ostacoli per rilanciare l’agricoltura

Può l’agricoltura diventare uno dei volani dell’economia gelese? Perché i giovani non mostrano interesse verso l’agricoltura?
Giacomo Orlando è un imprenditore agricolo e così la sua famiglia. Dice di essere imprenditore agricolo da generazioni. Lo erano suo padre e suo nonno e così anche lui, quasi fisiologicamente, ha continuato questa attività.
– Perché ha scelto di esercitare tale attività?
"Perché mi piace fare impresa ed organizzare in modo autonomo la mia attività lavorativa".
– Quali difficoltà incontra nell’espletamento della sua attività imprenditoriale? "A Gela, come nel comprensorio, l’esercizio dell’impresa agricola è paralizzata dalla mancanza di infrastrutture come le strade interpoderali, da una inefficiente rete di distribuzione per l’approvvigionamento idrico. Oggi, nella nostra realtà, dobbiamo sopportare un paradosso: terreni che si trovano nel comprensorio idrico non hanno rete di irrigazione e hanno serie difficoltà per la distribuzione dell’acqua e l’approvvigionamento e contrade che non erano nelle aree previste, grazie ad un progetto del Consorzio di Bonifica, hanno reti di distribuzione idrica".
Per soddisfare le esigenze degli operatori agricoli si potrebbe utilizzare l’acqua della diga Comunelli che per mancata manutenzione non raccoglie adeguatamente le acque piovane. Senza tralasciare la burocrazia lenta e defatigante.
– Quali prodotti agricoli vengono coltivati?
"Carciofi per l’80% con un buon mercato al Nord".
– Cosa ostacola un maggior sviluppo del comparto agricolo?
"La lentezza burocratica e la mancanza di infrastrutture, come ho già detto. Certo qualcosa l’assessore all’agricoltura ha fatto per le strade interpoderali ma è ancora poco. Occorrerebbe una serie politica di interventi a largo spettro per invogliare i giovani all’esercizio dell’impresa agricola che può dare molte soddisfazioni sia economiche e non".
Salvatore D’Arma (nella foto) Presidente della Confedera-zione italiana agricoltori (Cia) e capogruppo dei Ds in Consiglio Comunale crede fortemente nel futuro dell’agricoltura gelese e dichiara che è un luogo comune da sfatare quello che vuole i giovani restii a lavorare nel settore agricolo.
E’ un fiume in piena e, con determinazione, riferisce: "Il 60% degli esercenti imprese agricole, con riferimento alle produzioni intensive (serricoltura, vitivinicoltura e cinaricoltura) sono giovani. La paralisi e la stagnazione del comparto agricolo è semmai da addebitare alle debolezze strutturali e infrastrutturali che minano e pregiudicano la volontà dei giovani e che li fa allontanare da questo settore che potrebbe costituire un volano fondamentale dell’economia locale. Problemi ce ne sono e ce ne sono tanti , anche gravi, che già hanno messo in ginocchio le aziende agricole esistenti. Si rammenti la virosi, nel 2003 la tromba d’aria, nel 2004 la crisi di mercato. Certo lo Stato ha predisposto degli aiuti: si pensi al decreto legge n. 22/05 convertito in legge, che prevede la rateizzazione dei contributi Inps, indennizzi e prestiti agevolati per le calamità naturali che colpiscono le imprese agricole. Ma nulla di fatto: mancano i moduli e, ultima beffa, la Comunità Economica Europea, proprio l’altro giorno ha impugnato il provvedimento legislativo".
Ancora, dunque, amarezza per gli operatori agricoli che veramente non hanno aiuti sostanziali dalle istituzioni.
– Come vede la situazione?
"Non rosea, se non cambia qualcosa. La lentezza burocratica, le calamità naturali e i problemi locali vanno considerati anche con riferimento al contesto internazionale. In questa prospettiva il settore agricolo gelese si trova ad un bivio: o attiva una accelerazione del processo di ammodernamento tecnologico, produttivo e commerciale con la riduzione dei costi, il miglioramento della qualità del prodotto agricolo, la conservazione del prodotto e l’adozione di diverse strategie dell’offerta con accorpamenti intercomprensoriali.e con una diffusa infrastrutturazione anche in vista del libero scambio o gli agricoltori gelesi dovranno rassegnarsi a stare fuori dal mercato. L’agricoltura gelese e quella isolana è in grave ritardo anche per difetto di iniziative da parte delle istituzioni e delle componenti politiche. Non possiamo trascurare quello che accadrà con l’apertura dei mercati del Nord Africa, con l’attuazione degli accordi bilaterali con l’Egitto e il cosiddetto “Corridoio Verde.” Non si possono ignorare i grandi mercati in espansione della Cina e dell’India. Tutto ciò non può che far aumentare la preoccupazione di tutti gli operatori agricoli. Non è possibile competere con realtà economiche in cui il costo del lavoro è irrisorio, in cui ci sono molte deroghe in campo fitosanitario che consentono l’immissione e la commercializzazione di prodotti senza un adeguato controllo".
– In questa prospettiva cosa deve farsi a Gela?
"Occorre una sinergia tra forze politiche, istituzioni e imprenditori. Ciò che occorre in primo luogo è la sicurezza delle campagne. I furti, il pascolo abusivo e la razzia di prodotti agricoli nonché le intimidazioni scoraggiano gli operatori agricoli che, comunque, dovrebbero collaborare di più con le forze dell’ordine. Bisognerebbe porre fine alla cosiddetta “guardania” e istituire il vigile di campagna con l’estensione nelle zone rurali della video sorveglianza come anche il ripristino del libretto di pascolo.Necessitano infrastrutture per tutte le contrade: strade, illuminazione e telefonia. La sicurezza e le infrastrutture costituiscono le precondizioni dello sviluppo dell’agricoltura, legato comunque a scelte e interventi più complessi. Gela, ma anche la Sicilia, per un serio sviluppo del comparto agricolo, devono operare scelte sostanziali in materia di fiscalità di vantaggio, grandi infrastrutture in vista del libero mercato e per il mantenimento nell’obiettivo 1 dell’Unione Europea. Urge una politica economica per la riduzione dei costi di produzione e del trasporto, il potenziamento delle strade ferrate e sbocchi aereonavali e aereo portuali. Occorre rivedere i vincoli SIC (Siti di Interesse Comunitario) e ZPS (Zone Protette Speciali) per evitare interventi di tutela ambientale che penalizzino oltremodo la realtà produttiva. Ma ancora di più è basilare e conditio sine qua non una politica di concertazione negoziata, (si pensi alla 488, patti territoriali agricoli, contratti di programma etc) che deve rafforzare il tessuto produttivo in una logica d’insieme ed evitare che notevoli risorse finanziarie possano essere utilizzate senza obiettivi di crescita aziendale e collettiva sul piano occupazionale. E’ necessaria l’apertura di uno sportello che, oltre a captare risorse e indirizzare i produttori, possa monitorare iter burocratici e risultati. Le imprese agricole devono diventare più competitive anche attraverso l’associazionismo.
Deve costituire un imperativo l’incentivazione della sperimentazione e la ricerca, l’Istituzione di corsi di laurea in agraria e dell’Istituto professionale agrario. Dopo anni finalmente è nato il Campo sperimentale di Ponte Olivo con funzione di ricerca a livello regionale. Ma anche le banche devono fare la loro parte e con diverse modalità di credito. Senza tralasciare la democratizzazione del Consorzio di Bonifica e una nuova politica delle acque. Occorre tutto ciò per un serio sviluppo del comparto agricolo ma soprattutto una forte volontà politica in questa direzione.
Chi non ha la memoria corta ricorderà gli sforzi che ho profuso in questo settor (strade, prevenzione incendi, libretti di pascili, la richiesta dell’uitilizzo del Campo sperimentale, il disciplinare per la produzione del carciofo – il primo in Italia – e lo sportello verde). Sì, è indefettibile la continuità progettuale e la voglia di fare, insieme a tutte le altre cose che ho appena indicate, ma ciò che deve dare l’input per un reale sviluppo dell’agricoltura gelese e del comprensorio è la volontà concertata in tal senso di Istituzioni politiche, enti pubblici e privati e operatori agricoli . Allora, davvero, si getterebbero robuste fondamenta per la costruzione di un comparto agricolo “appetibile” come proposta di lavoro per molti giovani imprenditori".


Autore : Graziana Cannadoro

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