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notizia del 21/06/2009 messa in rete alle 20:40:50
Colpo letale al clan Madonia
Nell'ambito degli schemi verticistici adottati da un'organizzazione criminale del calibro di Cosa Nostra, il clan Madonia ha, fin dagli albori, costituito un frammento essenziale per l'imposizione di un regime di terrore entro i confini della provincia nissena.
Il capo supremo del sodalizio, Giuseppe “Piddu” Madonia, può considerarsi tra le figure preminenti della mafia siciliana, come testimoniato dalla sua attiva partecipazione alla Commissione regionale (a fianco di Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Angelo Barbero e Bendetto Santapaola), supremo organo deliberativo capace di raccordare l'azione di tutte le cosche locali, suddivise, a loro volta, in molteplici mandamenti.
Le sorti del gruppo Madonia appaiono, allo stato attuale, sempre più precarie, destinate ad un drastico ridimensionamento, imposto dall'attacco frontale perpetrato a suo danno dalle forze dell'ordine e dalla magistratura.
Il leader indiscusso, Giuseppe Madonia, venne, infatti, arrestato nel Settembre del 1992 a Longare, in provincia di Vicenza, all'indomani delle stragi di Capaci e Via D'Amelio, e condannato, l'anno successivo, a 24 anni di detenzione dal Tribunale di Firenze con l'accusa di essere l'organizzatore primo di un vasto traffico di stupefacenti con sedi nello stesso capoluogo toscano, oltre che a Busto Arsizio e Ravenna.
“Piddu”, soprannome di uno dei più determinati personaggi dello scenario mafioso nazionale, ha continuato ad impartire ordini ai propri “fedeli servitori” anche dal carcere, nonostante l'imposizione del regime previsto dall'articolo 41 bis del codice penitenziario: realtà emersa limpidamente dall'indagine “Grande Oriente”, strategica rispetto al processo di aggressione al potere acquisito dai Madonia nell'intero panorama della provincia di Caltanissetta. A conclusione della suddetta operazione investigativa si avviò il relativo dibattimento giudiziale, conclusosi nel 2000, e caratterizzato dall'emissione, da parte del collegio giudicante presieduto dal giudice Edi Pinatto, di severe condanne ai danni dei più stretti “vassalli” del boss di Vallelunga Pratameno.
Le difficoltà registratesi nel deposito delle motivazioni finali, però, permisero, a causa del decorso dei termini di custodia cautelare, agli imputati di abbandonare le carceri.
Carmelo Barbieri, vero e proprio ambasciatore provinciale del clan, Giuseppe Lombardo, cognato di Giuseppe Madonia, Maria Stella Madonia, sorella dello stesso, Giovanna Santoro, sua consorte, Giuseppe Alaimo, cugino del leader, Emanuele Gaspare Famà e Salvatore Siciliano, esponente della famiglia di Mazzarino, ebbero la possibilità di rientrare entro i gangli della struttura criminale locale, continuando a far progredire i profitti ed a estendere l'influenza del sodalizio di appartenenza.
Solo il 18 Marzo dello scorso anno le motivazioni finali della sentenza inerente il processo “Grande Oriente” vennero depositate, consentendo l'avvio del giudizio di secondo grado: conclusosi nel Novembre successivo, con il medesimo esito di quello di primo grado.
Nonostante la pressione esercitata nei loro confronti dalle forze dell'ordine, estesasi a seguito degli esiti della sentenza di appello, i principali interessati, spinti da velleità di rafforzamento della loro ingerenza, seguitarono ad agire, fino all'ennesimo colpo infertogli dall'operazione denominata “Atlantide-Mercurio” del Gennaio di quest'anno: conclusasi con un totale di 24 arresti, tra i quali quelli degli stessi destinatari della sentenza pronunciata dalla Corte d'Appello di Caltanissetta.
I risultati dell'ennesima indagine ebbero effetti destabilizzanti per gli equilibri interni al gruppo, bloccando ogni ulteriore progetto di aggressione verso un territorio fortemente influenzato dalla presenza dei suoi esponenti.
Ingerenze mafiose in appalti, transazioni commerciali, campagne elettorali, ribadirono, qualora fosse necessario, la forza, acquisita in almeno tre decenni, da un'entità, non più platealmente alla ribalta, ma radicatasi in profondità, con l'intento di legittimarsi quale inevitabile intermediario per ogni attività di spessore.
Il capitolo conclusivo della “saga”, almeno per ora, è stato scritto lo scorso 11 Giugno dalla suprema Corte di Cassazione, la quale ha pienamente confermato le decisioni di merito assunte nei precedenti due gradi di giudizio, facendo così passere in giudicato le sentenze emanate nei confronti degli esponenti del clan Madonia, destinati inevitabilmente a ricalcare le orme del loro indiscusso capo, in direzione, però, delle strutture carcerarie.
Autore : Rosario Cauchi
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