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notizia del 17/11/2007 messa in rete alle 20:30:58
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A Gela sorgerà una chiesa ortodossa per i tanti romeni che vivono in città
In termini di integrazione sociale e immigrazione, Gela va controcorrente e alla notizia dei recenti misfatti di cui alcuni extracomunitari si sono macchiati in Italia, reagisce con la disponibilità e il dialogo culturale e religioso. Mentre, infatti, nel resto del paese sono aumentati gli episodi xenofobi e le richieste di espellere gli stranieri dall’Italia, nella nostra città sorgerà un luogo di culto ortodosso che darà l’opportunità di pregare, sposarsi e battezzarsi ai circa cinquemila romeni che vivono nel comprensorio gelese. A Gela, portavoce delle esigenze spirituali dei suoi conterranei è il sacerdote romeno di rito cattolico don Michele Bilha, vice-parroco della Chiesa parrocchiale intitolata a San Rocco presso il quartiere “Cantina Sociale”, il quale sostiene che assecondare la vita religiosa delle comunità romene in terra straniera è indice di grande civiltà e disponibilità verso il prossimo.
«L’edificazione di una chiesa ortodossa in questo territorio – ha infatti dichiarato don Bilha – conferma la grande ospitalità ed accoglienza che la città di Gela riesce ad offrire a gente di cultura e religione diverse». La proposta è nata dall’opportunità data a due giovani genitori romeni di battezzare la figlia Ludovica di quattro mesi secondo il rituale ortodosso nella suddetta parrocchia di San Rocco dove il sacramento è stato celebrato dal sacerdote romeno ortodosso Ionel Barbarasa (nella foto in un momento della cerimonia. Si distinguono in senso orario, Nicoletta, madre della bambina battezzata, il padre Lilli e la madrina con in braccio la piccola Ludovica), giunto apposta da Palermo, il quale ha manifestato la sua gioia per questa iniziativa. «Se don Michele non avesse intercesso per noi – ha spiegato Lilli Potop, ventunenne imbianchino padre di Ludovica – avremmo potuto battezzare la bambina solo recandoci in Romania». Una condizione questa condivisa da tutti i romeni della zona per i quali sarebbe davvero provvidenziale l’istituzione di una comunità ortodossa nel circondario: «Per noi tutti – ha detto invece Nicoletta Potop, diciassettenne madre della neobattezzata – sarebbe come sentirci a casa il poter usufruire di un luogo di culto nel quale incontrarci per perpetuare i nostri riti e le nostre tradizioni». Il primo battesimo ortodosso a Gela ha naturalmente goduto della benedizione del vescovo Michele Pennisi che ha concesso l’autorizzazione e ha volentieri accolto la richiesta di realizzare un edificio sacro per i professanti ortodossi che vivono nella diocesi, sostenendo che il dialogo religioso rappresenta una prima importante tappa per l’integrazione degli stranieri, poichè offrendo ai fratelli ortodossi un punto di riferimento spirituale si favorisce il loro inserimento nella nostra società. Ma attualmente non ci sono i fondi, né ancora è stato individuata una zona per costruire una chiesa ortodossa ex novo, per cui inizialmente i romeni che vivono a Gela, potranno continuare a svolgere i loro riti nella chiesa di San Rocco grazie anche alla generosa disponibilità del parroco don Enzo Romano.
Autore : Anastasia Virgadaula
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