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notizia del 25/06/2012 messa in rete alle 20:08:03
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Nuovo Codice antimafia. Penalisti e togati a convegno
Le misure di prevenzione patrimoniali nello scenario del nuovo Codice antimafia, è il tema del convegno che si è tenuto mercoledì 20 giugno presso il Palazzo di Giustizia. L’incontro è stato organizzato dall’Ordine degli avvocati e dalla Camera penale “Eschilo”. Ad aprire i lavori, il presidente del Tribunale, Alberto Leone e il procuratore capo della Repubblica, Lucia Lotti. Relatori, Antonio Balsamo, presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Caltanissetta, Cesare Vincenti, presidente della sezione Giudici Indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Dino Petralia, sostituto procuratore del Tribunale di Marsala e Giuseppe Passarello, presidente della Camera penale di Catania. Tra gli intervenuti, anche Antonio Gagliano, presidente del Consiglio Ordine avvocati di Gela, Cristina Alfieri, presidente Camera penale e Mirella Agliastro, magistrato referente per la formazione decentrata del Cms per il distretto di Caltanissetta.
Un’analisi precisa e dettagliata, quella dei relatori, che ha percorso le tappe del lungo iter legislativo attraverso cui si è giunti dalla confisca dei beni acquisiti illegalmente dalla criminalità organizzata alla gestione e all’utilizzo, a fini sociali, di tali beni.
Prima del 1982, durante l’attività di contrasto alle organizzazioni mafiose, emersero importanti limiti della legislazione antimafia allora vigente. Mancava uno strumento legislativo per contrastare il fenomeno mafioso come associazione. Si ravvisava, inoltre, la necessità di aggredire la criminalità organizzata nella sua componente economico – finanziaria, connessa all’esercizio di attività illegali, al riciclaggio di denaro sporco e al reimpiego dei proventi illeciti, attraverso provvedimenti tendenti al sequestro e alla confisca del patrimonio illegalmente ottenuto. La legge n. 646 del 13 settembre 1982, denominata Rognoni – La Torre, recante disposizioni in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale, segna una svolta nell’azione di contrasto delle cosche malavitose emergenti. In seguito all’emanazione di tale legge, venne introdotto nel codice penale l’art. 416 bis che, per la prima volta nell’esperienza giuridica nazionale, sanzionava l’associazione di tipo mafioso cui riconosceva autonoma rilevanza penale, individuandone sia i metodi operativi sia i fini specifici. L’iter legislativo successivo è stato caratterizzato da due “pacchetti sicurezza” datati 2008-2009 e da decreti aggiuntivi alla normativa in vigore. Ultima tappa, l’emanazione del nuovo Codice antimafia del 2011. Si è cercato così di risolvere il groviglio di inefficienza e di ritardi che affliggeva la gestione e l’assegnazione dei patrimoni confiscati alla mafia, provando a innescare una procedura più celere e snella.
«Toccare i patrimoni illeciti – ha affermato Alberto Leone – è la chiave di volta per scardinare il sistema criminale. Ritengo che questa sia la strada normativa e giurisprudenziale per ottenere risultati brillanti. Oggi a Gela iniziamo con l’approfondimento culturale valido e giusto che deve caratterizzare questo tribunale. Nell’ultimo decennio in questa città un più attento controllo del territorio ha consentito di eliminare la parte emergente della criminalità. L’attenzione, tuttavia, non va mai abbassata e approfondire queste tematiche serve proprio a tenerla desta».
«Il convegno ha offerto spunti molto interessanti – ha detto l’avv. Gagliano – che hanno evidenziato anche diversità di vedute, specie sulla carenza della disciplina riguardo alle norme processuali, e quindi anche alle garanzie difensive. Sottolineati anche i dubbi e le perplessità della previsione normativa che consente l’applicazione della confisca anche in danno degli eredi del sospettato».
«E’ importante – ha detto Cristina Alfieri – fare una precisazione alla luce del nuovo Codice antimafia. Oggi il procedimento patrimoniale è disgiunto da quello personale. Vedremo i frutti di questo cambiamento tra qualche anno».
«E’ stato stimato – ha affermato Antonio Balsamo – che i beni sequestrati in Italia ammontino ormai a circa 40 miliardi di euro, una cifra che non trova riscontro in nessun altro Stato europeo e che dà all’Italia un ruolo guida nel contrasto delle basi economiche della criminalità organizzata. Si sta formando una cultura dell’intervento patrimoniale sia nelle forze di polizia, che nella magistratura e nella avvocatura».
A concludere il convegno, un intenso confronto tra i relatori e i numerosi avvocati presenti in sala.
Autore : Alice Palumbo
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