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notizia del 25/06/2012 messa in rete alle 20:05:39
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La scomparsa di Paolo Vittorio Lucchese. Era stato pretore a Gela
Scrivo queste note mentre sono ancora in stato di choc, provocatomi dalla ferale notizia della scomparsa di Paolo Lucchese (nella foto), un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla più nobile missione che possa compiere un cittadino: amministrare la Giustizia. Ma senza alcuna alterigia e, soprattutto, con spiccato senso dello Stato e del dovere.
Lo conobbi all’inizio degli anni Ottanta, quando, da Consigliere di Corte d’Appello, il Csm lo aveva destinato a svolgere le funzioni di Pretore dirigente nell’Ufficio giudiziario della nostra città (il tribunale venne istituito nei primi anni Novanta, quando la comunità locale viveva la tragica emergenza dell’ordine e sicurezza pubblica, per la cruenta guerra che mafia e stidda ingaggiarono per la conquista del territorio e per il controllo, diretto e/o indiretto delle moltissime attività economiche che vi fiorivano), dove nessuno aveva mai osato “infastidire” la società Anic, facente parte del gruppo Eni, chiamandone i dirigenti a rispondere del disastro ambientale provocato dalle emissioni di fumi e gas tossici e del gravissimo inquinamento del mare antistante il golfo di Gela, provocato aagli scarichi delle acque reflue dello stabilimento, normalmente utilizzate per il raffreddamento degli impianti e non sottoposte a trattamento di depurazione. Sul banco degli imputati anche l’assessore regionale al Territorio e Ambiente.
Con Lucchese – io corrispondente de La Sicilia – mi trovai in perfetta sintonia, perché, pur nella diversità dei ruoli, perseguivamo lo stesso obiettivo: salvaguardare la salute dei cittadini di Gela e dei paesi del suo interland.
In linea con l’antico detto latino similia cum similibus congregantur (i simili si associano con i loro simili), ben presto, i nostri rapporti si trasformarono, diventando oltremodo confidenziali (scherzosamente, mi chiamava Cultrareddu, per via della mia giovane età, mentre con più distacco trattava l’amico e collega del Giornale di Sicilia Rocco Cerro, ora direttore di questo giornale, che di anni ne ha quattro più di me) e ci sentivamo o ci incontravamo spesso, anche per degli approfondimenti che lui si curava di fare su diverse questioni, comprese quelle di natura politica e sindacale, che, pur non rientrando nella sfera del suo ruolo, lo interessavano come cittadino.
Un altro aspetto della realtà gelese su cui concentrò la sua attenzione fu quello della devastazione del territorio ad opera di imprenditori senza scrupoli e che diede poi la stura al triste fenomeno dell’abusivismo edilizio. Celebrò una miriade di processi e talvolta inflisse pesanti condanne, ma fu tutto inutile, o quasi, perché la gente, allettata anche dalla prospettiva di poter godere del beneficio del cosiddetto condono edilizio, lavorando di giorno e di notte, continuò imperterrita nell’edificazione di costruzioni anche in zone acquitrinose, non urbanizzate, e quindi prive delle opere primarie (rete idrica, fognante ed elettrica) e/o soggette a vincoli di natura urbanistica e paesaggistica.
Dopo diversi anni di intensa attività, lasciò Gela alla volta di Catania, dove ricoprì la funzione di presidente della Sezione penale della Corte d’Assise d’Appello, fino a quando, resosi vacante per decesso del titolare il posto di presidente del Tribunale di Siracusa, il Csm lo destinò a tale prestigiosa funzione.
Purtroppo, a parte i tanti pregi, Lucchese aveva un grande e grave vizio: era un accanito fumatore. Ed è stato proprio il fumo a provocargli il tumore ai polmoni che, nel giro di poco tempo, lo ha portato alla morte. Con grande dolore per la moglie Regina e per i suoi amatissimi figli Olga ed Enrico (quest’ultimo lo aveva reso nonno di due bellissime bambine, alle quali era particolarmente affezionato), per parenti, amici ed estimatori.
Autore : Elio Cultraro
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