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Corriere di Gela | La porta d'oriente (Istanbul) negli scatti delle sorelle Antinoro
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notizia del 23/06/2013 messa in rete alle 20:06:13

La porta d'oriente (Istanbul) negli scatti delle sorelle Antinoro

Le loro immagini ci hanno restituito il fascino arabo e la modernità europea di una Istanbul lontana dalla protesta che in queste settimane sta infuocando la città. Si tratta delle foto di Filippa e Rosi Antinoro (nella foto, rispettivamente a sinistra e a destra), che sono state esposte venerdì scorso all’Art Gallery Cafè, in occasione del secondo incontro della rassegna i Venerdì di cronaca, organizzata dal Quotidiano di Gela. Otto foto per descrivere intensità, forza e profondità di singoli individui, ripresi nella loro quotidianità, in una città dove tutto è perfettamente immerso nella spiritualità. Una laurea in comunicazione Filippa e una in lingue Rosi, le due sorelle sono accumunate dalla passione per la fotografia, un incontro quasi fortuito con tale forma di arte, in un momento in cui si è alla ricerca di qualcosa con cui esprimere stati d’animo e emozioni. Appassionate di fotoreportage, le loro foto raccontano storie vere, mettendo in scena nell’ultimo progetto fotografico situazioni riconducibili al mondo islamico.

«L’incontro con la fotografia è stato casuale – spiega Filippa – forse perché non avevo nient’altro da fare, forse perche ero alla ricerca di qualcosa che mi avrebbe permesso di esprimere me stessa. Ho sempre guardato con interesse le foto di Henri Cartier-Bresson, di Diane Arbus, Joseph Koudelka, immagini che indagano sul valore reale dell’esistenza, sull’essere umano e i suoi rapporti con il mondo, ma non avrei mai pensato che la foto sarebbe diventata una mia passione. Quando fotografo,vengo colta da uno stato di spensierato isolamento, e quel punto inizio a scattare, forse senza regole, ma adoro quella sensazione».

Il progetto fotografico su Istanbul nasce circa sette mesi fa, quando le due sorelle in vacanza per la prima volta nella città turca, vengono affascinate dalla personalità molto forte di tale città, tanto da ritornarci una seconda dopo pochi mesi. Una scelta ponderata, determinata dalle letture del moderno cantore di Istanbul Orhan Pamuk, con le sue descrizioni in chiaroscuro, fette di contraddizione e ombre, della città turca.

«Durante i giorni vissuti a Istanbul – racconta Rosi – ho incontrato lo sguardo di migliaia di persone, e mi sono soffermata a cercare di raccogliere in uno scatto tutte le emozioni che quei sorrisi, quelle indifferenze, quegli sguardi persi nel vuoto, riuscivano a trasmettermi in quel momento. Voci e odori hanno pervaso la mia mente fin dal mio arrivo. Da minareti solitari che si ergono sulla città, la voce del muezzin s’insinua tra vicoli e strade, dando alla città una forte sacralità, e ciò ti rende dipendente da essa».

Le due fotografe si aspettavano una città islamica occidentalizzata in usi e costumi. Sono state sorprese dal numero alto di donne coperte dalla testa ai piedi, non solo nelle zone più popolari, ma anche in quartieri più moderni. Istanbul è una città con due anime e due volti, uno moderno e l’altro antico, indipendenti eppure indissolubilmente legati.

«L’islam a Istanbul – aggiunge Filippa – risiede principalmente entro le mura teodosiane di Fatih, quartiere conservatore e più osservante dal punto di vista religioso, fuori dei circuiti turistici, dove più volte siamo andate a fotografare, e dove esiste un gruppo minoritario, che gli altri definiscono setta, che ha appoggiato l’Akp di Erdogan nelle ultime elezioni. Tale quartiere non poteva lasciarci indifferenti: povero, malinconico, multirazziale».

Le donne a Istanbul non sono obbligate a portare il velo, in quanto il loro è uno stato laico, ma ultimamente il partito conservatore si sta facendo più severo e certi atteggiamenti fondamentalisti erano già tornati a galla, fin nella seconda visita delle Antinoro alla città turca. «Da ciò che mi hanno riferito i miei amici turchi – ha racconta Rosi – Erdogan non è stata mai ben visto, perché ha cercato di islamizzate la nazione, nonostante siano ancora tanti ad appoggiarlo. Tuttavia il clima un paio di mesi fa non era così teso, anche se già nella parte asiatica ho assistito ad una piccola protesta contro disposizioni sul lavoro da parte del governo»

Le proteste antigovernative sono nate tre settimane fa da gruppi di cittadini che non accettano lo sradicamento di migliaia di alberi nel parco Gezi, tra le poche proprietà rimaste ormai allo Stato, per fare posto a un centro commerciale. Si sono uniti alla protesta giovani e donne, ma anche anziani e esponenti delle istituzioni, migliaia e migliaia di persone accorse nella vicina piazza Taksim, unite nella protesta contro il primo ministro Erdogan. Da ambientalista è diventata rivolta sociale.

«Sono d’accordo con la protesta – dice Filippa –. I turchi si stanno ribellando perché stanno perdendo la loro libertà e i propri diritti, anche il diritto di parola, ho difficoltà di parlare liberamente via facebook con i miei amici turchi, tutto è sotto controllo, perché secondo Erdogan i social net-work sono strumenti del male. In Turchia è proibito dissentire contro le decisioni del governo, i turchi devono stare attenti a come si abbigliano e a come si comportano, ed Erdogan impedisce ai mezzi di informazione di parlare di tutto questo, c’è solo un canale televisivo di sinistra per attingere a informazioni manipolate. Inoltre questo Paese rappresenta un caso di applicazione di riforme neoliberiste, le stesse che stanno imponendo e che vorrebbero imporre massicciamente a noi»

Filippa e Rosi hanno progettato di ritornare a Istanbul tra un mese, nonostante la protesta potrebbe degenerare in una nuova primavera turca. Loro intenzione è completare il loro progetto fotografico, tra l’altro due delle foto realizzate da Rosi sono state pubblicate su Vogue on line.

«Abbiamo visto la Turchia – commenta Rosi – con occhi da turista, ma ci sono delle cose che mi sono sembrate evidenti, ad esempio la gente, contrariamente all’Italia, svolge i lavori più umili con fierezza, e di loro i benestanti hanno grande rispetto, ho trovato sempre gente disponibile a darti una mano. E dell’Italia? Tutti si ricordano di Berlusconi e del bunga-bunga e sinceramente me ne sono vergognata. Ci chiedono spesso come è possibile ancora votarlo dopo vent’anni»


Autore : Eleonora Cerro

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