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Corriere di Gela | Ultimo tango a Parigi
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notizia del 25/06/2012 messa in rete alle 20:01:41

Ultimo tango a Parigi

Una ragazza di 20 anni si incontra per caso in un appartamento vuoto e disponibile per l’affitto, con un uomo sconosciuto dell’età di 45 anni. Entrambi cercano una nuova casa, metafora e simbolismo di una nuova esistenza. Due sconosciuti, senza nomi, soli, in un luogo decontestualizzato, ognuno si porta dentro la propria la propria solitudine che li mette nelle condizioni di liberare la voglia di vivere in maniera viscerale e prepotente, fisica e naturale, senza la civiltà e i suoi condizionamenti, senza la morale e senza la religione. Girano la scena hard, la scena del burro, molto forte e trasgressiva, e l’istinto dei due attori riesce a liberarsi e viversi nella sua pienezza, nella sua naturalità. La scena trasmette la sensazione di mescolamento, di scioglimento del proprio io in un noi due che diventa uno, un ritorno alla natura senza individualità, un orgasmo simbiotico e senza fine. Ogni spettatore, maschio o femmina si sarà sentito coinvolto, preso dalla scena perché è dentro ogni uomo il desiderio di vivere queste sensazioni forti, ma che di norma stanno rimosse, inibite, represse nel profondo, tanto da impedire la soddisfazione e precludere la felicità. Tutto il resto del film cerca un progetto, una continuità per questa esperienza, ma non la trova. Sembra dire … la vostra esperienza è stata possibile lì, in quel contesto, per quel breve tempo, e non potete pretendere di dargli continuità , non potete pretendere di continuare a viverla fuori da quel appartamento. La insistenza di lui mette in pericolo la vita di lei, lui è l’eccesso, l’istinto non civilizzabile, il passato incompatibile con il presente. Lei è l’avvenire e si difende in maniera assoluta, io vivo e tu muori, non ci può essere né integrazione, né compromesso. Lei rinuncia a lui, rinuncia a vivere l’istinto e l’eccesso. Lei uccidendo lui,simbolicamente uccide la parte di se animale e istintiva e ritorna alla sua vita di sempre, la vita civilizzata, sempre uguale, normale, senza slanci e senza eccessi, ma l’unica immaginabile e accettabile.

L’animale va ricacciato nel più profondo antro dell’inconscio, perché non ha posto nella civiltà e nella coscienza individuale, la sua cacciata deve essere decisa e forte. Dopo avere sparato lei dirà: “Non lo conosco, non so il suo nome”. La società organizzata non ammette gli eccessi, tollera qualcosa fra le pieghe , in qualche occasione ritualizzata, in qualche festa magari … un tango a Parigi, ma al di fuori di queste sporadiche ed eccezionali occasioni pretende il rispetto delle regole. Jeanne sceglie il fidanzato coetaneo, che rifiuta di vivere dentro quell’appartamento vecchio e puzzolente, e le prospetta dei figli ed una vita sociale e civile. Quello che è successo ai due protagonisti è solo un sogno, un attimo, una eccezione, un turbamento, una parentesi, che vien subito chiusa, e lascia uno scoramento profondo, una nostalgia struggente per una vita impossibile, in cambio delle comodità e delle sicurezze della civiltà.


Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria

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