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notizia del 31/01/2009 messa in rete alle 20:00:56
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Tribunale di Gela a rischio chiusura
Sabato 30, presso tutti i Tribunali ricadenti nel distretto di Corte d’Appello di Caltanissetta, si celebra l’apertura del nuovo anno giudiziario: occasione che si colloca proprio nel vivo del dibattito nazionale sulla materia, caratterizzato da scontri e dibattiti, anche assai vivaci, che non risparmiano alcuna forza politica presente in Parlamento. Sia la magistratura che l’avvocatura non hanno perso occasione, in questi ultimi mesi, per sollecitare riforme profonde dell’intero sistema della giustizia, trovandosi innanzi ad aperture governative, in talune occasioni, e a ferme chiusure, in altre.
Aldilà dei contenuti specifici dei vari progetti di riordino della disciplina, preme far rilevare un grave paradosso: il pericolo, in zone fortemente esposte all’aggressione criminale, della chiusura del fondamentale presidio di legalità, ossia il tribunale.
Siffatta eventualità potrebbe concretizzarsi proprio a Gela, a seguito di un progetto di legge incentrato sull’esigenza della riduzione dei costi della macchina giudiziaria, a discapito, però, della garanzia di tutela dei cittadini, specialmente in realtà chiaramente esposte (Gela in questo senso costituisce un fulgido esempio).
L’allarme è stato lanciato per prima dal consigliere provinciale del Pd, Angelo Fasulo, in seconda battuta ripreso, nel corso di una recente conferenza stampa, dal deputato regionale dello stesso partito, Calogero Speziale.
Secondo alcune indiscrezioni, infatti, il ministro Angelino Alfano, coadiuvato dai suoi più stretti collaboratori, avrebbe stabilito la necessità della chiusura di tutti i Tribunali nei quali presta servizio un numero di magistrati inferiore a 40: Gela, così, rientrerebbe pienamente nei tagli stabiliti a livello nazionale.
Ma la riduzione delle spese può mai giustificare il totale smantellamento di una struttura, definita, all’epoca della sua inaugurazione, prioritaria nella dura lotta alla criminalità organizzata?
Se l’intervento del consigliere provinciale Fasulo ha avuto l’obiettivo di sollevare il problema, quello effettuato dal deputato regionale Speziale, si è prevalentemente focalizzato sull’analisi di alcuni elementi, atti ad escludere un interessamento all’ipotesi normativa del presidio gelese; inoltre, il presidente della Commissione regionale antimafia, ha voluto precisare l’assenza nell’attuale programma di governo delle forze del centro-destra di un vero e proprio progetto in tal senso.
Adesso una provocazione: ma se la reale urgenza non fosse quella di chiudere i Tribunali cosiddetti “minori”, ma, al contrario, quella di rafforzarne gli organigrammi ed allocare maggiori fondi presso le voci di bilancio attinenti la gestione della giustizia?
Il dubbio sorge dalla concomitante pubblicazione, distante solo alcuni giorni da quella della notizia della paventata chiusura del Tribunale, di alcuni preoccupanti dati forniti dall’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) e dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore: il Tribunale di Gela, secondo tali fonti, presenta un organigramma scoperto per l’80%; trasferendosi, invece, all’intero panorama del distretto di Corte d’Appello di Caltanissetta, si nota l’assenza di un totale di 10 giudici, che induce i restanti 17 a provvedere, con ogni mezzo possibile, allo svolgimento dell’attività sia in sede monocratica che in quella collegiale; sono, invece, solo 3 i Gip (giudice dell’indagine preliminare) operanti, su un totale di 6.
Questi numeri devono necessariamente far riflettere, anche alla luce delle brillanti operazioni condotte in questi ultimi mesi, e non solo, sul nostro territorio, generate proprio dalla stretta collaborazione tra forze dell’ordine e Procura.
La sconfitta, o per lo meno l’indebolimento, della violenza criminale non può ottenersi solo mediante l’azione della società civile, poiché questa deve poter individuare un efficiente strumento d’azione, in assenza del quale ogni tipo d’iniziativa civica rischierebbe di perdersi nel baratro oscuro dell’oblio.
Autore : Rosario Cauchi
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