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notizia del 12/02/2012 messa in rete alle 19:54:58
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Dal femminile al maschile
La natura è femminile, cosi come l’origine della vita, per cui il femminile è all’origine di tutta la vita. Il maschile proviene e deriva dal femminile, e non ha una sua origine, diversa, separata, altra, dal femminile. Il maschile altro non è se non una estrinsecazione del femminile, una estroflessione del femminile. L’esistenza del femminile è scontata, ovvia, è semplicemente vivere. L’esistenza del maschile è tutta da dimostrare e non è scontata o automatica, è una conquista dal e contro il femminile che cerca di riassorbirlo. Fuori dal concetto filosofico, la madre tenta di riprendersi il figlio se non materialmente o biologicamente perché impossibile, almeno psicologicamente, ed è questo il terreno di lotta preferito dalle donne e dalle madri contro i maschi. I maschi avvertono questo pericolo, questo attentato alla loro esistenza libera e autonoma e mettono in atto tutta una serie di gesti dimostrativi della propria esistenza autonoma e separata, maschia, come nelle guerre, e nello sport. Quando lo scontro diventa forte si arriva alla violenza diretta dei maschi contro le femmine. La violenza fisica del maschio è quindi l’ultima possibilità per restare vivo ed autonomo.
Combattendo contro l’angoscia del riassorbimento nella donna-madre, combattendo contro la femmina fagocitante, il maschio si sente costretto ad usare la violenza e a nulla valgono le leggi dello Stato, le misure repressive e punitive, o le denunce delle donne contro i maschi. Per ottenere questo risultato può arrivare anche a sopprimerla, ad ucciderla, a volte anche con ferocia. Si parla molto oggigiorno della violenza dei maschi contro le femmine, ma non si va oltre la superficie, né cercando di capire le dinamiche psichiche né tantomeno risalendo ai presupposti filosofici ed ontologici.
Egli farà violenza, anche grave, sino all’omicidio efferato, perché se non uccide non vive, non esiste, la morte della femmina è la prova della propria esistenza vera ed autentica. Allora perché non ripensare alle motivazioni profonde della violenza dei maschi contro le femmine e tenerne conto quando maschi e femmine si relazionano? Le femmine ammirano, stimano e si innamorano dei maschi attivi, volitivi, coraggiosi e protettivi, ma purtroppo ognuna di queste azioni oggi rischia di diventare reato penale, ed il maschio che vuole conquistare una femmina si muove sempre più sul filo del rasoio dei confini angusti delle leggi.
Molti maschi vengono scoraggiati a comportarsi in questo modo, sono in crisi, smarriti, disorientati ,confusi, e le femmine sono in crisi perché cercano, ma non trovano “maschi veri”. Le relazioni maschio-femmina sono diventati difficili, con poca o nessuna fiducia vicendevole. Molte sono le solitudini, molta è l’angoscia per l’impossibilità di creare relazioni amicali o d’amore basate sulla fiducia reciproca perché sulla relazione incombe l’ombra minacciosa di uno Stato-padrone e persecutorio contro il maschio. Non è la repressione o la punizione delle leggi dello Stato la strada per recuperare i rapporti maschio-femmina, ma è il rispetto delle proprie esistenze, delle proprie personalità, dei propri caratteri, delle proprie diversità. La donna deve evitare il rischio di essere madre fagocitante per il maschio ed il maschio deve imparare a rispettare la femmina e a essere tollerante, sopportando il rischio-pericolo immanente del risucchio angosciante.
Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria
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