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notizia del 25/08/2013 messa in rete alle 19:34:25
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Reportage da Matelica, la città dove crebbe l’uomo del petrolio
Matelica è una ridente cittadina marchigiana in provincia di Macerata, che accolse, ancora ragazzino, Enrico Mattei (nella foto), dopo la promozione del padre a Maresciallo dei Carabinieri. Un legame che ha radici profonde quello tra i matelicesi e l’imprenditore del cane a sei zampe. Terminate le scuole elementari ad Acqualagna, suo paese natio, Mattei frequenta la Scuola tecnica di Vasto. Nel 1919 si trasferisce con la famiglia a Matelica, dove nel 1923 entra come garzone alla Conceria Fiore.
La carriera di Mattei nell’azienda è rapida, prima operaio, poi aiutante chimico ed infine, a soli vent’anni, direttore del laboratorio. Nel frattempo, riesce ad aprire un negozio di stoffe per la madre. Nel 1929, travolta dalla crisi economica dell’epoca, la Conceria Fiore chiude. Mattei si trasferisce a Milano dove continua la sua attività industriale aprendo, insieme alla sorella e al fratello, la sua prima fabbrica, un piccolo laboratorio di oli emulsionanti per l’industria conciaria e tessile. Nel 1934 fonda l’industria chimica lombarda. Inizia, così, la sua ascesa nel panorama industriale mondiale, un’ascesa che sembrava destinata a non avere mai fine, ma che invece fu interrotta bruscamente in quello che fu ritenuto un tragico incidente.
A Mattei subito dopo la guerra lo Stato affida l’incarico di smantellare l’Agip (Azienda generale italiana petroli), di concezione fascista. Decide però di non seguire le direttive del governo, ed anzi riorganizza l’azienda e fonda nel 1953 l’Eni (Ente nazionale idrocarburi), di cui diviene il primo presidente. Nonostante i numerosi impegni lo portassero spesso lontano, Mattei rimase sempre legato a Matelica, che considerava la sua città. Qui, insieme all’imprenditore Aristide Merloni, realizza uno stabilimento per la produzione di bombole di gas liquido, dando impiego a molti disoccupati del paese. Particolare attenzione Mattei dedica alla classe operaria femminile, aiutando numerose donne in cerca di occupazione.
Abbiamo chiesto ad alcuni cittadini di Matelica che hanno conosciuto Enrico Mattei di raccontarci aneddoti ed esperienze personali. Coloro che intervistiamo ci descrivono Mattei come un uomo generoso, attento e sensibile ai problemi e alle esigenze dei lavoratori. Ai giardini pubblici di Matelica incontriamo Rosa Maria Carloni e Gigi Barboni.
«I miei genitori conoscevano bene Enrico Mattei – afferma la signora Rosa Maria. Noi avevamo un negozio e lui diverse volte veniva a salutarci. Ricordo che quando partiva per Milano dava un passaggio a mia madre fino ad Ancona, dove lei andava a trovare mia nonna che viveva lì. Poi continuava il suo viaggio fino in Lombardia. Per Matelica e per i suoi abitanti ha fatto moltissimo. Era affabile, molto fine e bello».
«Da piccolo – ci dice il signor Gigi, geometra – il maresciallo Mattei, padre di Enrico, mi invitava spesso il pomeriggio a casa sua e mi offriva la merenda preparata dalla moglie Angela. Negli anni Sessanta sono entrato all’Eni. Il mio compito era quello di preparare le postazioni per gli impianti petroliferi. Una mattina, a lavoro, ero con un collega che aveva lavorato a Gela. Arrivò una macchina nera. Dentro vi erano Enrico Mattei e l’economista Ezio Vanoni. Mattei mi riconobbe. Conosceva mio padre Antonino. Avevano lavorato insieme nella conceria di Matelica quando lui era diventato da poco direttore e mio padre, invece, si occupava delle rifiniture delle pelli.
Dopo aver parlato con me, Mattei si rivolse al mio collega. Conosceva tutte le persone che lavoravano all’Eni. Quando gli chiese della sua famiglia, il mio collega rispose che la moglie era ammalata. Mattei trasse dal taschino un’agenda e gli diede l’indirizzo del professore Veronesi, dicendogli di andare da lui la mattina seguente. Questo è uno dei tanti episodi che testimoniano la generosità di Enrico Mattei. Era sempre disponibile ad aiutare tutti».
Ai giardini parliamo anche con il signor Nicola. «Mattei era un uomo formidabile – ci dice. Se non fosse morto, probabilmente l’Italia sarebbe migliore».
Sono passati 51 anni da quel 27 ottobre, quando l’aereo privato che trasportava il presidente Mattei, un Morane-Saulnier 760 Paris, in partenza da Catania e diretto a Milano, precipitò nelle campagne di Bascapè in provincia di Pavia. Con lui, persero la vita il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista statunitense William McHale, inviato del Time-Life per scrivere un articolo sul manager marchigiano.
Ancora oggi, nonostante le numerose inchieste, la morte del primo presidente Eni resta avvolta da un alone di mistero.
Incontriamo anche alcuni matelicesi che hanno lavorato nello stabilimento petrolchimico di Gela. Il 10 marzo 1965, alla presenza del Capo dello Stato Saragat venne inaugurato a Gela il petrolchimico, così come lo aveva concepito Mattei, fonte di lavoro, benessere e progresso. La fase iniziale di industrializzazione sconvolse l’economia gelese.
La popolazione raddoppiò in pochi anni, raggiungendo quasi 100 mila abitanti. Gela e Matelica, due città lontane e apparentemente diverse, legate in realtà da un passato simile. Due città, alle quali l’industria e Mattei cambiarono per sempre il volto. Il primo presidente Eni credeva molto nelle potenzialità di entrambi i territori. Amava le Marche e voleva valorizzare il Meridione e i suoi punti strategici. A Matelica, Mattei non vive solo nel ricordo dei cittadini che lo hanno conosciuto ed amato. A lui sono dedicati l’ospedale, la piazza principale della città (nella foto a sinistra) in cui sorge il palazzo comunale, e una scuola.
Autore : Alice Palumbo
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