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notizia del 15/01/2012 messa in rete alle 19:26:22
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Un caso clinico: la ragazza della valigia
Se ne stava seduta in salotto ad aspettare il suo futuro sposo, convinta che lui dovesse arrivare da un momento all’altro e portarla via, via da quella casa paterna diventata ormai troppo piccola e stretta per lei. Universitaria, prossima alla laurea, si era ritirata a casa tornando da una grande città del nord, ed aveva interrotto la tesi, convinta che non le servisse più laurearsi, ma che fosse enormemente più importante andare a vivere con lui .Chi era lui? Lui era il suo prof., si erano innamorati al primo sguardo, e lui le aveva detto di aspettarla a casa, che sarebbe passato a prenderla. Per cui lei era immediatamente ritornata a casa dai genitori comunicando questa nuova e bellissima notizia, “mi sposo con il mio prof, vado a vivere con lui”. La valigia, doveva essere subito pronta e messa dietro la porta, affinché arrivando lui non si perdesse tempo, nemmeno un minuto. E cosi fu fatto, ma lui non arrivò l’indomani e nemmeno il giorno dopo l’indomani. Lui la fece aspettare, per diversi giorni, e poi settimane e non telefonava, ma che bisogno c’era di telefonare, tanto lui e lei si sentivano direttamente con i pensieri nella testa, tanto si amavano. Loro si sentivano tutti i giorni e si dicevano tante cose bellissime, senza bisogno di usare il telefono, i loro pensieri infatti volavano direttamente dalla mente dell’una alla mente dell’altro.
Quando io arrivai in quella casa, la situazione durava cosi ormai da diversi mesi, i genitori erano molto costernati, i familiari preoccupati, ma nessuno poteva osare dire qualcosa, ipotizzare che le cose potessero stare diversamente, perché lei subito si arrabbiava e non si poteva discutere più di niente. Lei non si sentiva mai sola con lui, e come poteva sentirsi sola se si parlavano tutti i giorni diverse volte al giorno, innamoratissimi l’uno dell’altro. Quando io arrivai vestito di tutto punto elegantemente in nero, con un regalino per lei, una confezione di baci perugina, fatto il baciamano, scartammo i dolci e ne mangiammo uno ciascuno. Le feci i miei più sentiti complimenti, tante congratulazioni perché è bello volersi bene, amarsi e sposarsi, cose che oggi in una società sempre più materialistica accadono sempre meno. Il matrimonio è in crisi, ma per loro due si era invece realizzata la favola, l’eterna favola del Principe Azzurro.
Cosi tornai a trovarla in quella casa, dove lei stava in attesa, seduta nel salotto, ormai prossima alla partenza. Solo le consigliai di portare con se per il viaggio di nozze qualche farmaco, non si sa mai, qualche ricostituente, un disintossicante, qualche vitamina, da prendere al bisogno, magari in compresse. Cose leggere, anzi perché non cominciare subito cosi quando arriva lui la trova bella e rinforzata e potete partite subito? Dott, ma mi fanno male? No, signorina come possono farle male le vitamine? Fu cosi che iniziammo una terapia con antipsicotici atipici, moderni, per una paranoia ormai strutturata e la cui prognosi fu infausta fin dall’inizio. La paziente infatti chiusa nel suo delirio paranoico, non avrebbe mai ceduto al mondo la sua favola magica in cambio di una dura e cruda realtà, squallida, fatta di sacrifici per lavorare, di solitudine da single, di ristrettezze economiche, no! Lei aveva il suo Prof. il suo principe azzurro, con cui sarebbe rimasta insieme per tutta la vita. Non si sbagliò la mia paziente, sono rimasti sempre insieme, una coppia legatissima da oltre venti anni ormai, e che fa se assume qualche “vitamina”, anzi l’aiuta a stare ancora meglio.
Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria
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