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notizia del 04/06/2011 messa in rete alle 19:20:42
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Intervista al neo segretario della Cgil, Alessandro Piva
“Il sindacato accetta la sfida dell’Eni per lo sviluppo”. Questo il titolo che il sindacato darebbe al recente accordo sottoscritto con l’Eni. Ce lo fornisce Alessandro Piva (nella foto), neosegretario della Camera del lavoro che abbiamo incontrato nel suo nuovo ufficio di Via Pitagora. Il Gruppo Eni ha firmato di recente con le organizzazioni sindacali del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil un importante protocollo. Dopo le incertezze sulla politica industriale degli anni scorsi l’Eni con l’accordo per lo sviluppo e la competitività e per un nuovo modello di relazioni industriali, conferma non solo la centralità del piano di investimenti per la realizzazione degli obiettivi generali aziendali, ma, fatto importante, che non ci sarà alcuna cessazione delle attività industriali per i prossimi 4 anni. L’accordo prevede, nel periodo di piano 2011-2014, un programma di investimenti per circa 53 miliardi di euro, di cui 15 miliardi in Italia. Previste iniziative di revamping sulla centrale termoelettrica e iniziative relative alle infrastrutture nella raffineria di Gela per circa 420 milioni di euro. Inoltre, al centro della strategia per lo sviluppo sostenibile, molto spazio viene assegnato alle attività di ricerca e sviluppo tecnologico.
“L’attività di ricerca e sviluppo, in relazione allo scenario mondiale – leggiamo in una parte del protocollo – consentirà di fornire risposte efficaci alle sfide che i business dovranno affrontare nei prossimi anni”. Riguardo all’organizzazione del lavoro, Eni punta sull’opportunità di sviluppare ulteriori modelli organizzativi finalizzati al recupero dell’efficienza produttiva dei propri siti, ma su questo aspetto il sindacato concorda sulla necessità di un confronto per definire assieme all’azienda un modo condiviso di nuovi modelli organizzativi ed una flessibilità dell’orario di lavoro. La nota dolente che si registra soprattutto nel sud riguarda l’assenteismo per malattia. Azienda e sindacato concordano sul fatto che si generano problemi di natura gestionale, nonché un decremento della produttività con impatto sia sull’impresa che sui lavoratori. Allora su questo fenomeno verranno ricercate le soluzioni possibili per ricondurre il tasso di assenteismo per malattia ad un livello fisiologico del 3,7%. Sulla formazione, l’Eni scommette su una offerta formativa coerente con le esigenze produttive ed economiche. L’attività formativa continuerà ad essere svolta nel quadro di un processo pianificato di gestione e sviluppo delle risorse, teso ad individuare in modo mirato fabbisogni formativi ed esigenze di qualificazione e riqualificazione professionale.
“Gela è la sede dove si metteranno in campo i progetti di ricerca – afferma Alessandro Piva– pensiamo alla produzione di energia dalle alghe, all’immissione di CO2 nei pozzi. Il nostro sito è uno dei punti maggiormente attenzionati ed una delle aree più interessanti per la ricerca. Essa serve anche a coniugare risparmio energetico e massimo di produttività in termini di energia elettrica”.
Piva che parla in termini entusiasti del protocollo da poco firmato, ritiene che ci sia un elemento nuovo ed importante che va sottolineato. Questo protocollo ristabilisce un principio secondo cui l’Italia è uno dei punti nodali delle politiche di Eni nel settore della perforazione, raffinazione, della chimica e della ricerca. In questo contesto nazionale si ristabiliscono gli investimenti programmati a Gela. L’accordo nazionale raggiunto, che si è tradotto in una bozza ancora provvisoria e che diverrà definitiva sulla scorta delle correzioni proposte dal sindacato, nasconde un retroscena di cui nessuno parla, ma che l’ex responsabile della Filctem Cgil ci confida. “L’azienda era partita – ci spiega Piva – proponendoci un accordo tipo quello proposto da Marchionne alla Fiat. Si voleva ridurre il costo del lavoro e alcuni diritti dei lavoratori in modo che l’Eni ritornasse a guadagnare. Il sindacato ed in particolar modo la Cgil, pur convenendo in parte sulla proposta, questa doveva andare di pari passo a rilanciare la produttività con gli investimenti. L’aspetto positivo dell’accordo va ricercato nel fatto che l’azienda non si è irrigidita come ha fatto Marchionne, ma strada facendo ha accettato le nostre proposte e da qui è venuto fuori un accordo che non mortifica i lavoratori. Quegli argomenti che sembravano all’inizio argomenti che colpivano i diritti dei lavoratori sono stati di fatto neutralizzati”.
L’Eni ad esempio aveva proposto di allungare l’orario contrattuale portandolo a 40 ore settimanali. Su questo il sindacato ha manifestato la sua intransigenza. Ha soltanto accettato per i turnisti la possibilità per l’azienda di un allungamento di circa settanta ore annuali, che di fatto non riguardano il territorio di Gela. Sulla questione lavoro, produttività, assenteismo nei prossimi mesi il sindacato si confronterà con l’azienda per vederci chiaro sui parametri utilizzati. C’è una questione sulla quale vogliono andare fino in fondo perché intendono sfatare il luogo comune secondo cui nel meridione c’è forte assenteismo e che con la stessa forza lavoro al nord si produce il doppio.
“Sappiamo quali sono i parametri che vengono utilizzati dall’azienda a San Nazzaro? – si domanda Piva – e quelli applicati a Gela? Che sia chiaro: non sto affermando che a San Nazzaro sono diversi da quelli applicati a Gela. Dico solo che non li conosciamo. Li avevamo chiesti a Gela e anche quando fu firmato l’accordo a Roma. Quindi chiarezza soprattutto nei criteri che debbono essere uguali al nord e al sud. Ci possono sicuramente essere dei furbi, degli svogliati, ma anche degli ammalati. Allora diciamo che assieme dobbiamo lavorare per stanare i furbi non solo nell’interesse dell’azienda ma anche dei lavoratori. Il nascondersi nella ricerca delle cause che portano ad un assenteismo alto, fa danno al lavoratore perché è ammalato e alla società complessivamente perché i furbi appesantiscono il sistema”.
Autore : Nello Lombardo
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