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notizia del 05/06/2007 messa in rete alle 19:10:18

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In memoria di Salvino Tandurella
Salvino Tandurella(nella foto), primario del reparto Malattie infettive dell’ospedale Vittorio Emanuele, è deceduto la sera di venerdì 25 maggio scorso, per le gravi ferite riportate in un incidente stradale verificatosi poche ore prima sulla scorrimento veloce Gela-Catania. Aveva 61 anni, lascia moglie e due figli. Aveva militato nel Pci, ricoprendo la carica di assessore e consigliere comunale. Lo ricordano l’avv. Angelo Vitale, che da dirigente lo aveva avuto assessore ai servizi sociali del Comune nei primi anni Ottanta, e il prof. Gino Turco, amico e compagno militante nel vecchio Partito comunista.
Il direttore e la redazione del Corriere di Gela esprimono sentite condoglianze alla famiglia del dott. Salvino Tandurella.
Mi voleva bene il dottore Salvino, in me vedeva l’ex alunno di suo padre che tanto venerava. E quando ero sul punto di mettermi in pensione, lui, quale assessore comunale ai servizi sociali, mi incitava a restare perchè – diceva – è bello capire e servire i bisogni della povera gente. Era peraltro il settore più congeniale alla sua innata disponibilità, che di lui esprimeva la grande sensibilità umana del sentirsi umile tra gli umili. Il suo sguardo incisivo e penetrante, da cui traspariva un’intelligenza acuta e profonda, gli consentiva di avvertire – con la psicologia del vero medico – il disagio della persona, non soltanto quello economico e contingente, ancor più la sofferenza interiore di chi veniva a chiedere un aiuto esistenziale.
In verità, Salvino non amava la pratica del soccorso effimero o della concessione in quanto tale; per lui era un dovere, anzi un obbligo, riconoscere il diritto sacrosanto che involge l’intera dignità dell’Uomo, al di là di ogni diversità o appartenenza. E con il suo sorriso semplice e aperto, che al cospetto della atavica e assurda disuguaglianza sociale diventava triste e amaro, egli voleva donare e realizzare grandi cose più di quanto le pastoie burocratiche e le ristrettezze delle pubbliche risorse permettevano; perchè rabbiosamente sosteneva che è inutile chiamare servizi sociali quelli che non riescono ad assicurare il “minimo vitale” ad ogni persona debole e bisognosa. Così Salvino Tandurella concepiva la Politica. Un servizio laico, pieno e disinteressato, braccia aperte verso tutti, una manifestazione d’amore per la gente del popolo, un invito costante a servirsi di lui, un esempio di bontà limpida e generosa: questa fu la sua vita. Amava con passione civile questa nostra Città e, pur sapendola piena di contraddizioni e problemi, la desiderava più dignitosa, libera, seria e protesa ad alti e nobili ideali. E quando ne ravvisò una diversa deriva, preferì mettersi da parte e dedicarsi unicamente ai suoi ammalati. Ora non è più; il destino lo travolse quando ancora la sua luce rifulgeva. Gela perde una delle figure più prestigiose delle quali può dirsi veramente orgoglioso. Ma ora non più parole, bensì preghiere: Le più adeguate sono state dette dalla voce palpitante del cuore, pronunziate in chiesa dall’on. prof. Guglielmo Lento.
Grazie, mio ultimo assessore e caro amico. Addio.
Autore : Angelo Vitale
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