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notizia del 10/02/2013 messa in rete alle 19:08:07
Il «Piccolo» in scena a marzo con La casa di Bernarda Alda
Sarà rappresentata nel mese di marzo dalla compagnia Piccolo teatro città di Gela l’opera teatrale, scritta da Federico Garcia Lorca, La casa di Bernarda Alba, capolavoro del teatro spagnolo contemporaneo. Assieme alle tragedie Yerma e Nozze di sangue, La casa di Bernarda Alba fa parte di una trilogia incentrata sul ruolo della donna e sulla sua sottomissione. Un’opera tutta al femminile, dove sangue, storia e tragedia si incontrano nel vortice familiare in un’assoluta e immobile Spagna franchista. A curarne la regia, Biagio Pardo. Conosciuto in città per la sua professionalità, Pardo è riuscito ad avvicinare al fantastico mondo del teatro generazioni di giovani, anche attraverso progetti con le scuole. La sua compagnia vanta una pluriennale storia costellata di successi, ma nel corso degli anni ha dovuto affrontare non poche difficoltà. Ce ne parla lo stesso regista.
– Come è nata l’idea di portare in scena un’opera così impegnativa?
«Per tanti anni abbiamo rappresentato opere per lo più in vernacolo, tranne qualche eccezione. Quest’anno abbiamo voluto dare un taglio alle opere più leggere, scegliendo un lavoro in lingua e dalle tematiche forti ed impegnative che ha come protagoniste le donne. Le cronache sono piene di episodi di violenza nei confronti delle donne, vittime spesso anche delle convenzioni, dell’ignoranza e dell’indifferenza. Abbiamo voluto essere solidali con il mondo femminile».
– E’ dal 1978 che la sua compagnia va in scena. Quali le difficoltà incontrate in questi anni?
«Sono quelle di una compagnia amatoriale no profit. La disponibilità degli attori che non è stabile. Molti ci lasciano per motivi di lavoro, altri per studio, per cui è necessario sostituirli. Devo dire però che c’è un gruppo pur esiguo di veterani che mi collabora. Una difficoltà seria è la mancanza di strutture. Fino agli anni ‘70-’80, a Gela c’erano le sale cinematografiche.
Trascorsi quegli anni, è rimasto solo il Royal. Ma la struttura, diventata fatiscente, non era più in grado di ospitare in maniera adeguata gli spettatori e le compagnie teatrali. Chiuso il Royal, non è rimasto niente. Adesso ci sono soltanto le sale parrocchiali e gli istituti scolastici. Ci siamo arrangiati facendo le prove a casa o in qualche scuola. Attualmente proviamo nell’auditorium del liceo delle Scienze umane per due giorni alla settimana, grazie alla cortesia del preside Gioacchino Pellitteri».
– Lei ha di recente lamentato il fatto che in città le strutture adeguate all’attività teatrale non siano per tutti e che la sala multiusi di Macchitella sia gestita in esclusiva dalla compagnia Antidoto che dà poco spazio agli altri. Tutto questo ha suscitato una polemica tra le due compagnie. Cosa ci dice in proposito?
«La compagnia Piccolo Teatro città di Gela puntava molto sulla sala multiusi dove io ho lavorato per tanti anni come esperto esterno quando era stata consegnata in comodato d’uso alla raffineria. A comodato d’uso finito, la sala è stata consegnata di nuovo al Comune. Pensavamo che quella struttura dovesse essere destinata a tutte le compagnie teatrali e anche a tutti i gruppi artistici. Il Comune ha pensato di affidarne la gestione ad una sola compagnia, non prevedendo la clausola che quella struttura avrebbe dovuto essere a disposizione di quanti l’avessero richiesta. Anche se dalla parte opposta si dice che non è vero, io continuo a sostenere che quella sala è diventata ormai monopolio della compagnia che l’ha avuta in gestione. Ho parlato di questo con il responsabile. Avevo chiesto di fare una rassegna nei locali della struttura. Mi è stato risposto che la sala era impegnata in quanto era in corso un’altra rassegna. Poi ci fu un’altra rassegna e poi ancora un’altra. Per noi, insomma, non c’è stato spazio».
– Cosa si aspetta dall’amministrazione comunale?
«Quello che ho chiesto sempre e che non ho ancora ricevuto, equità e pari possibilità. Credo sia vergognoso il fatto di dovere elemosinare una sala per la nostra attività. Il sindaco e l’assessore Ventura mi avevano assicurato che presto si sarebbe risolto il problema. Ancora aspetto risposte concrete, sperando che qualcosa si muova. Il mio auspicio è che l’amministrazione tenga veramente conto dei meriti effettivi e delle qualità di ognuno e che metta tutte le compagnie e i gruppi artistici nelle condizioni di usufruire di spazi idonei per potersi esprimere».
Autore : Alice Palumbo
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