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notizia del 30/01/2010 messa in rete alle 19:07:01
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Rosario Di Bartolo, una vita dedicata a servire lo Stato
E sicuramente un uomo d’altri tempi. Portamento elegante, sempre giacca e cravatta. La galanteria è una sua prerogativa. Difficilmente lo vedi serio o con le ciglia corrugate. Il suo viso ostenta sempre un sorriso anche nei momenti difficili e complicati, ma dietro quel volto si nasconde una forte carica di esperienza, serietà e la tempera di un uomo che della sua professionalità pubblica ne ha fatto un motivo di impegno sociale e di coerenza. Non è di tutti i giorni trovare una persona che nell’arco della sua carriera pubblica riesca a salire uno dietro l’altro tutti i gradini raggiungendo i più alti vertici in virtù della cosiddetta meritocrazia. Raggiunto il massimo del servizio, viene collocato a riposo nel dicembre del 1994 dopo avere ricevuto pochi mesi prima il conferimento da parte del Ministero dell’Interno della qualifica di prefetto. Ha sempre riportato il giudizio di ottimo e negli ultimi anni quello di “eccezionale”. Il suo è un curriculum di tutto rispetto, scritto alla vecchia maniera su un foglio di carta uso bollo composto di dieci pagine. Vi sono elencati tutti i suoi traguardi, le sue nomine, i suoi incarichi, le qualifiche, i giudizi, i provvedimenti in suo favore. C’è tutto quello che è prerogativa di chi ha servito lo Stato con tutti i riconoscimenti di circostanza.
Il dottor Rosario Di Bartolo è la persona di cui parliamo. Nasce a Gela il 5 gennaio del 1929. Un ottantenne a cui daresti dieci anni meno perché per lui gli anni sembrano essersi fermati. Lo abbiamo voluto incontrare per rendergli gli onori della cronaca celebrativa.
Ci riceve nel suo appartamento di Via Romagnoli per parlarci della sua vita professionale, ma senza tanti fronzoli. Pignolo nel raccontarci episodi di vita amministrativa che fanno sempre riferimento a documenti specifici che ci mostra con un certo orgoglio.
E’ stato il primo gelese ad essere stato chiamato, come tecnico, a gestire un’istituzione pubblica territoriale a livello provinciale. Nel settembre del 2005 viene nominato prefetto in pensione e – previa valutazione del suo curriculum – l’assessorato regionale ai Lavori pubblici lo nomina presidente della Commissione provinciale per l’espletamento delle gare di appalto di opere pubbliche di interesse della provincia di Caltanissetta, incarico che gli è stato rinnovato per un altro biennio (2007-2009).
Ci sarebbero stati tutti i presupposti per un ulteriore rinnovo dell’incarico, ma per legge non si può andare oltre i due mandati. Con quel provvedimento l’allora presidente della Regione Salvatore Cuffaro aveva nominato altri otto presidenti assegnati alle altre commissioni provinciali dell’Isola scegliendo tra magistrati in pensione e prefetti in pensione, tra cui Gaetano Piccolella, vice capo vicario della Polizia di Stato, e Severino Santiapichi, presidente della Corte di Assise e Appello di Roma. Si tratta di incarichi di grande levatura e di cui il dottor Di Bartolo va fiero. Mentre snocciola uno per uno i nomi di quei presidenti di commissione, ci mostra la lettera dell’assessore regionale ai Lavori pubblici Antonino Beninati controfirmato dal dirigente generale Alessandra Russo, con cui esprime un sincero ringraziamento per il lavoro svolto.
Un impegno prestigioso – si legge nella nota di merito – “finalizzato a garantire legalità e levatura morale nell'espletamento di un'attività che rappresenta un settore estremamente complesso ed altrettanto delicato dell'Amministrazione, in quanto, non di rado, oggetto degli interessi della criminalità organizzata.
In tale panorama, il lavoro svolto ha garantito l'intera Regione, fornendo elevata competenza e uniformità di indirizzi, fattori indispensabili della ‘certezza e trasparenza istituzionale’" di cui il territorio necessita per un reale processo di rinascita e sviluppo”.
Se il quadriennio di commissario nel settore degli appalti rappresenta l’aspetto più pregnante ed importante della sua carriera amministrativa, non sono da meno i tantissimi altri incarichi, come quello rappresentato dalla funzione vicaria in sostituzione per tanti anni del vice prefetto vicario, quello di segretario e componente effettivo della G.P.A., della commissione di vigilanza sulle cooperative, del Consiglio provinciale di sanità. Ha predisposto anche lavori originali, quali il piano di protezione civile (1971) e l’emergenza Cosmos (1982). Ha svolto anche incarichi ispettivi presso il Comune di Caltanissetta, per la gestione di Opere Pie, enti ospedalieri ed enti locali. E’ stato anche componente della Commissione straordinaria per la gestione del Comune di Niscemi.
Elencare tutti gli incarichi che il dottor Di Bartolo ha ricoperto, sarebbe oltremodo lungo, ma lui ama ricordare quello di commissario prefettizio per la straordinaria gestione dell’ospedale circoscrizionale “Immacolata Longo” di Mussomeli e quello di commissario regionale dell’Ente ospedaliero “Vittorio Emanuele – isolamento – Dubini di Caltanissetta (1978-1980). In questo contesto riuscì ad operare la fusione fra quattro enti (1000 posti letto circa) ed il trasferimento di uno di essi (Ospedale Vittorio Emanuele) presso il nuovo plesso in contrada S. Elia di Caltanissetta.
Parla con orgoglio della istituzione del servizio di dialisi e di altre realizzazioni di alta specializzazione sotto il profilo sanitario. A cose fatte, di fronte ad autorità politiche, religiose e militari, presente l’allora presidente della Regione Pier Santi Mattarella pronuncia un discorso di una ventina di cartelle con cui illustra il delicato lavoro e le complesse operazioni svolte fino a giungere alla unificazione degli enti. “Il nuovo ospedale – aggiunge quasi alla fine del suo intervento – è dotato di 615 posti letto… nella sua pianta organica è prevista la istituzione della urologia, cardiologia, pediatria con aggregate le sezioni immaturi e neonatologia. Sono in corso gli adempimenti necessari per assicurare la imminente entrata in funzione del servizio di dialisi tanto atteso dalla popolazione”. Accogliendo le istanze e le proposte del prefetto, del questore e di altre autorità di polizia, ha messo su anche una sezione carceraria con quattro posti letto, unico caso nel mezzogiorno d’Italia. “Mi piace ricordare – continua Di Bartolo di fronte alla platea di gente che conta – di avere istituito una sezione carceraria, dotata di quattro posti letto, con attrezzature consone alle particolari necessità, realizzando così le indicazioni al riguardo da tempo rappresentate dal prefetto e dagli organi di polizia della provincia”.
Sono numerose le sue esperienze amministrative. Tutte svolte con trasparenza e con esiti encomiabili. In definitiva, Di Bartolo esce dalla scena della vita pubblica dopo circa sessant’anni di onorato servizio prestato sotto diverse forme allo Stato. E questo costituisce per Gela e per i gelesi motivo di vanto e di orgoglio.
Autore : Nello Lombardo
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