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notizia del 10/02/2013 messa in rete alle 19:06:40
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Teatro comunale. Finalmente!?
A giorni riaprirà, dopo più di un trentennio di oblio e di tormentate vicende progettuali, il Teatro Eschilo di piazza Salandra (Sant’Agostino). Lo ha detto l’assessore comunale al Turismo e Spettacolo Giuseppe Ventura.
L’annuncio viene accolto con qualche perplessità, visti i numerosi proclami di apertura, sin qui puntualmente disattesi. Ne abbiamo parlato anche con l’arch. Emanuele Tuccio e con l’attore e co-gestore Guglielmo Greco
Sembra che il Teatro Eschilo di Gela abbia superato tutti gli ostacoli che fino adesso gli hanno impedito di ritornare in vita e, secondo l’assessore al Turismo e Spettacolo Giuseppe Ventura, l’inaugurazione potrebbe avvenire a giorni.
Una dichiarazione su cui molti manifestano dubbi, visto i numerosi rinvii delle date prefissate e gli appuntamenti con l’apertura dei battenti, puntualmente inosservati. L’ultima promessa, quella del 15 gennaio è slittata per problemi sulla dimensione di una scala interna che porta ai camerini del piano superiore
«Si tratta – ha dichiarato l’assessore Giuseppe Ventura – di una scaletta che era preesistente alle modifiche apportate, in quanto facente parte di un muro portante, che presenta qualche centimetro in meno rispetto alla vigente normativa.
Al primo piano il teatro dispone di sei camerini, sufficienti per iniziare, ora che il sopralluogo dei Vigili del Fuoco ha avuto un esito positivo. Mancano solo piccole cose, come gli antiscivoli. Tra l’altro – continua Ventura – stiamo avviando una procedura per ottenere una deroga sull’utilizzo dei camerini del primo piano, essendo il teatro non di nuova costruzione, ma una struttura già esistente nella prima metà del secolo scorso».
L’avventura della ristrutturazione del Teatro comunale, noto come cine teatro Eschilo, già Teatro Garibaldi e ancor prima Teatro Maria Teresa, inizia agli inizi del 2000, dopo un ventennio di lotte e proteste per riavere uno spazio dove poter usufruire di eventi culturali. Di origine ottocentesche, la struttura dopo aver ospitato con regolarità rappresentazioni teatrali, e dagli anni ’30 anche proiezioni cinematografiche, subì una sorta di degrado già alla fine negli anni sessanta quando essendo tra le poche strutture pubbliche, cominciò ad ospitare eventi di diverso genere e spessore.
«Negli anni settanta – ha asserito l’arch. Emanuele Tuccio, dirigente del Comune – il teatro è stato assegnato ad un privato e venne gestito prevalentemente come cinema pornografico. Era buffo vedere affissi, nei pressi dell’ educandato delle orfani Regina Margherita, manifesti di promozione di film a luci rosse. Da qui nacque una sommossa con un movimento spontaneo a cui aderì anche l’organizzazione locale di Lotta Continua, per sopprimere la gestione privata della struttura teatrale».
Il teatro venne chiuso definitivamente negli anni ottanta, in attesa di lavori di restauro. Venne realizzato subito un primo progetto da parte degli architetti Guido Internullo e Filippo Maganuco, ma ebbe molte difficoltà ad essere approvato dall’amministrazione. Nacque allora negli anni ‘90l’associazione culturale, Tam Tam, che con battaglie serene effettuate da una settantina di giovani organizzava concerti, spettacoli e cineforum alla sala Multiusi di Macchitella, il tutto spinto dall’esigenza di spazi artistici.
«Abbiamo cercato – ha commentato Tuccio – in tutti i modi di far approvare il progetto di Internullo e Maganuco, nonostante presentasse elementi non condivisibili, ma fu tutto inutile. Nel 2000 il sindaco Gallo mi affidò la progettazione del Teatro, che io ho stilato in sei mesi e a cui segui immediatamente l’approvazione della giunta e il parere favorevole per la messa in opera. Dopo l’assegnazione dell’appalto, non ho seguito più la realizzazione del progetto».
La fretta avuta dalla giunta Gallo nell’affidarne la gestione non ha avuto adeguato riscontro nell’opera di ristrutturazione dell’edificio. Diversi tecnici, parte esterni e parte interni, si sono succeduti, apportando alcune modifiche al progetto approvato. Il ritrovamento all’interno dei locali del teatro di strutture medievali ed, in particolare, una cisterna da cui sono stati tratti numerosi ed interessanti reperti ceramici del XIV secolo, ha rallentato la fase di restauro, finendo per anni col rappresentare l’ennesimo esempio di negazione di spazi comunali usufruibili dai gelesi. Ora pare che il teatro, risultato della ristrutturazione sulla struttura già rimodulata nella prima metà del Novecento e dotato di 412 posti a sedere, abbia tutte le carte in regola per alzare il sipario sotto la direzione di Loredana Lauretta, Guglielmo Greco e Nicolò Giuliani, che dieci anni fa si sono aggiudicati il bando pubblico per la gestione della struttura.
«Non abbiamo ancora definito i nostri rispettivi ruoli – ha affermato Guglielmo Greco – ma lavoreremo in sinergia sia dal punto di vista tecnico che artistico. La nostra idea è quella di realizzare una stagione teatrale, cabarettistica e operistica a cui affiancheremo il teatro popolare. Il problema riguarda la possibilità di accedere a fondi pubblici che, in tale periodo di crisi, a livello regionale e europeo, sono inesistenti».
Serve un finanziamento, un progetto e soprattutto un piano di gestione Non poco. Il cammino verso la completa riapertura resta tutt’altro che agevole. C’è comunque un punto di partenza. Guglielmo Greco ha asserito di aver stipulato già degli accordi con il teatro Stabile di Catania, di Palermo e di Torino, inoltre ci sono varie agenzie di promozione teatrale con cui collaborare. Ci si aspetta che chi svolge un servizio pubblico non si limiti a garantire un consumo di spettacoli, ma ripensi al teatro con la sua vocazione di creatività in quanto strumento culturale, ideologico e formativo da reinventare ogni giorno.
«Anche il comune avrà il suo spazio nell’ organizzazione degli spettacoli – ha detto Giuseppe Ventura – abbiamo già avuto degli incontri con il coro lirico siciliano e con il pianista Epifanio Comis».
Alessandro Rais, direttore generale dell’Assessorato al Turismo, da cui, in Sicilia, dipende il comparto teatro, qualche settimana fa ha dichiarato di stare attento nell’evitare gli errori già commessi nel passato. Questa può essere una speranza che possa esserci una Sicilia diversa. Rais ha parlato degli Stabili, insensibili alle esigenze di un pubblico che cambia, e di un panorama teatrale che non dialoga con il teatro di ricerca. Al di là dell’aspetto economico, una gestione di qualità di una programmazione teatrale produce non solo valori culturali e sociali ma stimola anche innovazione, e capacità critiche dello spettatore. Quindi sarebbe necessario una rottura nei confronti di codici espressivi stantii. Si spera che i gestori artistici del Teatro, tengano conto di ciò.
Autore : Filippa Antinoro
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