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notizia del 30/08/2004 messa in rete alle 19:05:14
Il Tenente Iacono: “Lascio una città che fa crescere”
Marco Iacono, Tenente di Vascello comandante dell’Ufficio circondariale marittimo di Gela, a settembre lascerà il comando perché trasferito ad altra sede dopo la sua promozione a Maggiore. Non è detto che il suo sia un addio definitivo dalla nostra città, in quanto esistono grosse probabilità – e lo abbiamo letto tra le righe nel corso dell’intervista che ci ha rilasciato ospitandoci nel suo ufficio – di un suo ritorno ove Gela venisse elevata al rango di Capitaneria di porto ossia come un comando di gruppo.
C’è di mezzo la politica in questa vicenda e se tutto andrà bene la capitaneria diverrà presto una realtà. Iacono è rimasto a Gela per tre lunghi anni nel corso dei quali ne sono successi di avvenimenti piacevoli e spiacevoli ed è lui stesso a parlarcene.
Quando è arrivato a Gela se ne era fatta un’idea non troppo piacevole ma solo perché se ne parlava in termini negativi, ma con sincerità afferma che non corrispondeva al vero quanto aveva appreso perché la sua esperienza nella nostra città nell’esercizio delle sue funzioni è stata per la maggior parte interessante e ricca di soddisfazioni, ma al tempo stesso gratificante per avere operato tra gente affettuosa, ospitale e con tanta umanità.
Ne parla molto bene della nostra gente, della grande professionalità che ha trovato tra le nostre maestranze e poi ci tiene a dire che Gela sta tanto cambiando in meglio negli ultimi due anni e si dice entusiasta per gli ottimi rapporti con l’amministrazione comunale con la quale si sono costruiti diversi percorsi.
– Comandante Iacono qual è l’episodio che ricorda con piacere e che ha lasciato un segno nel periodo della sua permanenza a Gela?
“Episodi belli ne sono capitati tanti. L’episodio che ricordo particolarmente è quello legato alla nave Sara che ha visto una brillante operazione di servizio congiuntamente con la polizia, la guardia di finanza e con le altre forze operanti in campo. Ma toccante anche l’aspetto umanitario che ha caratterizzato questa vicenda con i marittimi che sono rimasti qui quasi un anno. La grande solidarietà di tutti, del Comune, delle associazioni di volontariato. Tutta la città ha sostenuto per un anno questa gente”.
– C’è stato anche più di un episodio che vi ha visti protagonisti in atti di salvataggio. Vuole ricordarne qualcuno?
“Numerose sono state le operazioni di salvataggio per la sicurezza della navigazione. Quello che ricordiamo nella sua tragicità si riferisce al settembre del 2002. Mi riferisco ai dodici morti sul litorale di Scoglitti ad opera del peschereccio Bakar. Quella volta ci venne incontro la fortuna in quanto riuscimmo a prendere al largo questa imbarcazione con lo scafista che fece questa strage. Diverse sono state le operazioni di soccorso. Lei ricorderà quella più spettacolare compiuta due anni fa con l’ausilio di un elicottero grazie al quale si riuscì con un ottima attività di coordinamento da parte nostra a trarre in salvo una coppia inglese che stava andando alla deriva con la propria barca a vela rischiando di andarsi a schiantare sugli scogli a causa del mare forte”.
– Il vostro personale dipendente è di leva o appartiene al personale effettivo e di carriera?
“Diciamo che a mare abbiamo una serie di competenze di carattere militare ma anche una serie di competenze di polizia vera e propria. L’aspetto della leva, come nelle altre forze armate, va sempre più riducendosi. Ad oggi il personale è formato al 99% da personale in servizio permanente effettivo. Un’aliquota esigua è rappresentata da personale di leva. Nel 2005 sparisce la leva e si avranno soltanto volontari”.
– Qualche tempo fa lei ebbe l’incarico dal prefetto di Caltanissetta di seguire una vertenza con personale operante al petrolchimico. Come ricorda quella vicenda?
“Abbiamo attraversato allora diversi momenti di tensione e devo dire che abbiamo molto collaborato sua eccellenza il prefetto che ha visto in noi un sicuro punto di riferimento per ciò che è legato a problematiche marittime. Mi voglio riferire all’episodio della guardia dei fuochi legato ai problemi che attraversava la raffineria (incendio al topping e il sequestro dei serbatoi). Ci fu il fermo di alcuni mesi che si concretizzò col paventato licenziamento di diversi soggetti che lavorano per conto di ditte che operando direttamente in ambito portuale. Siamo riusciti con la buona volontà di tutti, sia dei sindacati che da parte dei dirigenti aziendali, a salvaguardare i posti di lavoro”.
– Andando via, quale bel ricordo porterà con sé?
“Chi viene a Gela, all’inizio si trova impressionato. Dopodichè si rende conto che Gela è una città che ti accoglie bene, che ti sa dare tante soddisfazioni, è un ambiente di lavoro che ti fa crescere. Vi si trovano delle ottime qualità sia umane che professionali. Andando via da Gela, dopo avere trascorso questi anni in modo intenso, posso affermare di essere soddisfatto perché anche col mio piccolo contributo siamo riusciti a mettere a segno dei risultati veramente notevoli. La speranza più grossa e che mi auguro è che in futuro possa vedere avviare i lavori di appalto della costruzione del nuovo porto rifugio in modo tale che si possa avere un’alternativa su Gela non soltanto per i prodotti petroliferi ma anche per i traffici diversificati”.
– Un’ultima domanda alla quale chiedo di rispondere come cittadino. Cosa manca a Gela per compiere il salto di qualità e perché assurga ad una città normale e vivibile sotto ogni punto di vista?
“Per quanto riguarda il mio settore marittimo, a Gela ho trovato una scarsa propensione imprenditoriale ad investire nel settore. Ci si é cullati sulla raffineria. Gela per la sua posizione geografica, baricentrica sul Mediterraneo più di ogni altro Paese, per la sua vicinanza con mercati più floridi, sicuramente può essere sfruttata con collegamenti turistici, con l’incentivare i tour organizzati. Manca questa spinta imprenditoriale che possa far sì che Gela abbia il giusto riconoscimento sotto l’aspetto turistico che sicuramente manca”.
Autore : Nello Lombardo
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