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notizia del 27/04/2008 messa in rete alle 19:02:16
Caso Contrada, una vicenda pirandelliana?
Non vi è dubbio che da qualunque parte la si veda, la vicenda giudiziaria ed umana di Bruno Contrada risulta essere inquietante e poco chiara. L'ex numero 3 del Sisde, condannato a 10 anni di carcere per collusione con la mafia, da tempo gravemente malato ed affetto da varie patologie, non compatibili con lo stato carcerario, nei giorni scorsi è stato colpito da una nuova ischemia cerebrale e ricoverato in ospedale. La sorella reclama per lui l'eutanasia per sottrarlo alla forca di una giustizia che vuole ucciderlo. E in effetti, è proprio questo accanimento che i giudici hanno dimostrato contro un uomo anziano e inconfutabilmente malato, a suscitare inquietudini ed interrogativi. E questo al di là della vera o presunta colpevolezza di Contrada. Ci si chiede infatti perchè siano stati sempre negati all'ex poliziotto gli arresti domiciliari, nonostante all'interno dello stesso penitenziario dove è detenuto – nel carcere militare di Santa Maria Capua a Vetere – i medici abbiano espressamente detto che lo stato detentivo non è compatibile con la salute del carcerato. Ma niente. Tutte le richieste perchè Contrada sconti la sua pena ai domiciliari sono state ripetutamente negate dai giudici. E questo avviene in Italia, nella culla dello "stato di diritto". Allora c'è da chiedersi quali siano oggi nel nostro paese i criteri di applicazione dcelle pene. Vediamo ogni giorno l'impunità che vige nelle nostre città, dove coloro che uccidono, asccidentalmente o volontariamente, il più delle volte eludono la pena, e per motivi vari (indulto, scadenza dei termini cautelari, etc.) ce li ritroviamo fuori pronti a delinquere nuovamente. Quanti hanno ucciso, rapinato o stuprato una seconda o una terza volta, perchè la giustizia non ha saputo assicurare questi delinquenti alle "patrie galere" e poi...gettate via le chiavi. E cosa dire dei terroristi o di molti "pentiti" che, a dispetto degli omicidi compiuti, godono di libertà, programmi protettivi, sconti di pena, pingui "incoraggiamenti" economici. Chiaro dunque, che per il caso di Bruno Contrada i conti non tornano, perchè per un uomo della sua età (77 anni) e nelle sue gravi condizioni di salute, non ci può essere un atteggiamento così duro da parte di chi lo ha condannato. La Giustizia infatti - come è previsto nell'inquadramento delle leggi della Repubblica - deve comunque garantire e mai mortificare la dignità dell'uomo. Dignità, che oltretutto non manca a Bruno Contrada, il quale si è dichiarato sempre innocente, e in quanto tale ha rifiutato di chiedere la grazia, perchè questo avrebbe significato un'ammissione di colpa. Allora, o l'ex dirigente del Sisde è un bugiardo e un mistificatore sino all'autolesionismo, oppure egli è vittima di un disegno più grande di lui, dove comunque deve essere la vittima sacrificale e bere sino in fondo il calice della sua pena. Certo, nella vicenda giudiziaria di Contrada, rimane ancora da chiedersi perchè un ex presidente della repubblica e decine e decine di poliziotti abbiano deposto a suo favore...inascoltati, mentre si è dato credito alle accuse dei pentiti. Evidentemente in Italia, oggi vale più la parola di un delinquente piuttosto che quella dei servitori dello stato. D'altronde, in questo nostro Paese è vietato anche difendersi. Se i ladri ti entrano in casa, devi farti massacrare di botte o magari farti ammazzare. Ma se ti difendi, ecco che vieni messo sullo stesso piano dell'aggressore e passi i tuoi guai. Tornando a Bruno Contrada, è auspicabile che gli sia data la possibilità di morire nel suo letto, con il conforto della famiglia. Sarebbe un'ombra grave per la giustizia italiana se quest'uomo venisse lasciato morire nella disperazione e nella solitudine in carcere. In quanto alla colpevolezza di Contrada, magari conosceremo tutta la verità fra qualche decennio, oppure il tempo che macina uomini e storie, porterà per sempre l'oblio anche su questa brutta vicenda per molti versi pirandelliana.
Autore : Gianni Virgadaula
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