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notizia del 22/04/2012 messa in rete alle 18:59:42
E gli investimenti promessi?
La crisi economica e la stretta dei consumi, che attanagliano le famiglie a livello nazionale, sono destinate a produrre effetti anche maggiori a Gela e nel comprensorio, la cui economia continua ad impoverirsi e di continuo deve subire nuovi contraccolpi negativi. La notizia della cassa integrazione per un anno nei confronti di 500 dipendenti Eni e della fermata per un anno di due linee di produzione non promette nulla di buono: una decurtazione dello stipendio per i dipendenti Eni e la contemporanea uscita dal lavoro di circa trecento unità dell’indotto provocherà una ulteriore contrazione dei consumi, che si rifletterà sui volumi d’affari di commercianti, artigiani, agricoltori, professionisti.
Circola sempre meno denaro, per l’economia in recessione, e le “stangate” del governo Monti, con l’Imu al primo posto, inducono a spendere sempre meno in vista dei futuri salassi. Né le famiglie e le imprese possono fare affidamento sulle banche, che hanno quasi bloccato le aperture di credito e anzi, in molti casi, chiedono di rientrare dalle scoperture.
Le manovre governative fin qui viste, al di là degli strombazzamenti di equità, non sembrano per nulla eque; in quanto alla crescita, un gruppo di economisti della Bocconi, quindi colleghi di Monti, hanno contestato le scelte fin qui adottate, spiegando che con questa politica economica si salva, forse, il deficit pubblico, ma si blocca l’economia. Niente crescita, niente sviluppo, solo tasse e ancora tasse. E il bello è che Monti e i suoi ministri hanno anche l’arroganza di avvertire che se li si contesta potrebbero andare a casa e sarebbe un disastro. Errore: è un disastro se rimangono.
Ma in questo scenario nazionale, che secondo il Fmi durerà ancora per due o tre anni se non di più, occorre riflettere su Gela e su come il futuro di questa nostra città potrà essere ridisegnato. L’impatto del petrolchimico sull’economia cittadina è ormai limitato. Tra diretto e indotto lavorano nella chimica meno di duemilacinquecento persone, di cui i gelesi sono poco più della metà. La Raffineria ha fatto sapere che, dopo l’anno di cassa integrazione, l’attività riprenderà. Vogliamo crederlo, ma occorre pretendere che vengano subito ultimati gli investimenti promessi. E per i nostri giovani? Ci può essere un futuro a Gela o dovranno per forza emigrare nell’Italia settentrionale o all’estero? Quali opportunità stiamo realizzando per le nuove generazioni? Potremo riconvertire l’economia cittadina verso il turismo e l’agricoltura, pur con tutte le difficoltà che questi settori economici presentano?
I cittadini non hanno più fiducia nei partiti (l’ultimo sondaggio la dava al 4%), e hanno sacrosante ragioni per diffidare di una classe politica che ci ha abituato a indifferenza, menefreghismo e ruberie. Ma la politica, quella buona, è necessaria per indirizzare nel giusto verso le aspettative delle comunità. Ecco perché, se vogliamo che questa città in qualche modo si salvi, è necessario, a mio avviso, che le risorse migliori di essa, le “menti pensanti” che fino ad oggi sono state in silenzio e non si sono mischiate col gran circo dei partiti, escano dai loro gusci e pretendano di lavorare insieme per dare un futuro di speranza collettiva.
Autore : Giulio Cordaro
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