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notizia del 20/11/2011 messa in rete alle 18:58:27
Gli ideali perduti
La democrazia, la scuola, la meritocrazia, il consumismo e, soprattutto, i sogni venduti come merci. Sono le riflessioni critiche che Sebastiano Abbenante propone nel suo libro La Pozza delle Rane - Paradigmi meridionali, appena pubblicato da Salvatore Sciascia Editore. Per pura coincidenza, il libro di Abbenante è stato presentato nelle stesse ore in cui finiva (speriamo!) l’era di Berlusconi che del cazzeggio – “l’unica arte tutta italiana impossibile da plagiare, neppure i cinesi potrebbero surrogarla” – ha fatto il suo stile di (non)governo.
Nei dialoghi tra i due amici, Peppe e Saro, Abbenante proietta la sua passione civile e politica di cittadino indignato che, tuttavia, non cede né al qualunquismo né alla rassegnazione. Ogni argomento viene trattato con puntualità e semplicità, attraverso il confronto tra le due anime dell’autore: lo sgomento di Peppe e la razionalità di Saro che all’amico riesce a proporre sempre un’argomentazione cartesiana. Abbenante esplora la realtà dei nostri giorni leggendo attentamente i temi del dibattito attuale. Comprendiamo così che il protagonismo dei cittadini durante l’elezioni è solo apparente quasi festaiolo, in realtà, dice il terzo amico con riconosciuta saggezza, […] “ il vero ruolo della politica sta nel saper riversare i voti su un candidato, tutto il resto è solo democrazia!” […]. Con buona pace di chi crede nella forza delle idee. Sebastiano Abbenante parla della scuola ridotta in miseria economica e morale. La scuola e l’università pubblica simboli del degrado civile dei nostri tempi, specchio della società attuale che si esprime per slogan.
In questi anni la politica ha mutuato dell’espressioni tipiche delle aziende: meritocrazia, leadership, sinergia etc.. è il nuovo che avanza. Protagonista del cambiamento è colui che viene prestato alla politica e non vive grazie ad essa, anzi economicamente ci perde, opera solamente per il bene comune. Contro i politicanti di mestiere viene proposto l’uomo forte che risolve i problemi di tutti. Detta in questo modo sembrerebbe una tesi suggestiva, confutata, però, dall’esperienza italiana di questi lunghi anni; in cui i professionisti della politica sono stati sostituiti da dilettanti al servizio di un padrone, avventurieri che con la politica non solo ci campano ma addirittura si arricchiscono. Al popolo, sovrano ma non troppo, resta solo il sogno: […] “di un’Italia libera e moderna” […] o, semplicemente, un gratta e vinci su cui imprecare. Quella del sogno è una presa in giro a cui non resiste neppure il cartesiano Saro che, arrabbiato e avvilito, viene consolato dall’amico Peppe notoriamente indignato. Nei dodici brevi racconti del suo libro, Abbenante riesce a mettere in evidenza i tratti della realtà sociale e politica italiana, con lo sguardo rivolto al sud, alla Sicilia, dove “la matematica è opinione”.
L’ambientazione del libro non è identificabile con una città precisa, la sicilianità si desume dai costumi: dalla gestualità, dai riti, dal “babbìo”. Non è, quindi, Gela il luogo in cui Peppe e Saro discutono di Politica e della realtà che li circonda e gli assilla. Tuttavia, la nostra città con la sua storia e le sue contraddizioni rappresenta appieno un paradigma meridionale. Ricordiamo tutti le immaginifiche rappresentazioni di Gela sui cartelloni della propaganda elettorale, nelle scorse elezioni amministrative: una città illuminata, pulita, dalle mille opportunità. La realtà è ben diversa, il sindaco una volta eletto deve badare: agli equilibri politici (in 16 mesi sono stati cambiati quattro assessori); a salvaguardare gli interessi dei “grandi” elettori; a guidare la macchina amministrativa, poco importa se non si capisce verso quale direzione. I problemi, piccoli e grossi, della città possono aspettare. Il cambiamento, quello vero, non avverrà mai: Gela è in Sicilia, qui “ affinché tutto cambi è necessario che tutto resti com’è”, l’abusata frase gattopardesca esprime la rassegnazione dei tanti e i privilegi dei pochi.
Se potessimo aggiungere un tredicesimo racconto al libro di Sebastiano Abbenante, questa volta ambientato esplicitamente a Gela, potrebbe essere più o meno di questo tipo: in città impazza la campagna elettorale, Peppe sta seguendo un comizio della coalizione per cui simpatizza e probabilmente voterà, quando dal palco un potente uomo politico, sostenitore del candidato sindaco che poi risulterà eletto, grida contro un alto dirigente del Comune alleato della coalizione avversa accusandolo di essere a capo di una cricca; dopo alcuni mesi Peppe legge sulla cronaca locale che il sindaco ha nominato lo stesso funzionario direttore generale dell’ente; come può succedere una cosa del genere chiese Peppe a Saro, vedi Peppe, rispose Saro, il Sindaco è di tutti e la prossima volta noi magari non lo voteremo più ma quelli dell’altro schieramento loro si che lo voteranno. A Sebastiano vanno le mie scuse per l’affronto, mi perdonerà in nome dell’amicizia.
Da qualche giorno è in edicola il libro Lo Stato Siamo Noi che raccoglie discorsi, saggi e articoli di Piero Calamandrei, grande giurista e intellettuale, protagonista della resistenza prima e della stesura della nostra Costituzione dopo. Si tratta di un testo dai contenuti civili molto alti, cose scritte oltre sessant’anni fa che ancora oggi sono di grande attualità.
Non vorrei fare paragoni arditi, ma ritengo, tuttavia, che anche nei racconti di Abbenante vi sia un notevole senso civico.
Autore : Emanuele Antonuzzo
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I Vostri commenti
L’amico Emanuele Antonuzzo gode della mia stima affettuosa e la sua recensione del mio libro confesso che me l’aspettavo. Così come mi aspettavo un parere solo dopo attenta “digestione” dei piatti propinati nei 12 dialoghi (Emanuele è una buona forchetta). Lo ringrazio ed aggiungo alle Sue interessanti considerazioni che Peppe e Saro sono siciliani che vogliono superare i problemi del presente solo dopo aver colmato l’ambizione di capirli. Loro trattano temi, non problemi, pur essendo molti di essi veri problemi odierni. Sono due amici che sanno quanto imperfetta sia la realtà e la vogliono sfidare, ancor prima, decifrandola. Pertanto, continuando il Tuo racconto, di fronte alla nomina dello stesso funzionario direttore generale cercheranno di capire se è il Sindaco ad aver ricondotto alla Sua politica personaggi conosciuti o se è vero il contrario. Un caro saluto al generoso amico Emanuele.
Autore: Sebastiano Abbenante
data: 23/11/2011
Generoso davvero. Il libro è una cosetta insignificante e inutile.
Autore: Dario
data: 07/10/2012
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