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notizia del 18/09/2012 messa in rete alle 18:55:09
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Esposizione amianto, l’Osservatore si muove
Questa volta sembrerebbe essere stata imbroccata la strada giusta per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e familiari, che per anni sono stati esposti all’amianto all’interno della Raffineria di Gela. L’Ona (Osservatorio Nazionale Amianto), presidente locale Salvatore Granvillano, è dal 2005 che lotta per l’ottenimento di quei benefici che una legge nazionale, la n. 257/1992, ha riconosciuto a chi è rimasto esposto all’amianto nel resto d’Italia.
Ma in Sicilia un po’ per inerzia della Regione, un po’ perché l’esercizio di quel diritto è giunto tardivo, molti lavoratori sono rimasti tagliati fuori. Adesso si sta ricorrendo ai ripari grazie all’iniziativa del presidente del consiglio comunale Peppe Fava che ha istituito il primo tavolo tecnico di lavoro per affrontare in forma multicentrica il complesso problema dell’amianto.
Martedì 11 settembre scorso, presso la sala dei gruppi consiliari, sono stati invitati a partecipare all’incontro i rappresentanti locali dell’Ona Salvatore Granvillano e Franco Famà, il direttore sanitario Luciano Fiorella, Francesco Iacono e il dott. Coreca, coordinatore sud Ospedale di Gela, tutti dell’Asp; il direttore del distretto locale Giuseppe Piva; il dott. Carbone massimo responsabile dell’Arpa. Presenti anche il vice sindaco Fortunato Ferracane, l’assessore all’ambiente Peppe Ventura, i consiglieri Tonino Ventura e Peppe Di Dio. Grande assente, anche se è stato invitato, l’Inail. Si è trattato di un incontro proficuo, a conclusione del quale si è deciso di avviare uno screening per tutti i soggetti che hanno lavorato a contatto con l’amianto , previo un elenco che dovrà essere approntato dall’Ona.
L’Asp, per accelerare i tempi ha assicurato una corsia preferenziale. Accanto a questa decisione di ordine sanitario, i componenti della commissione hanno stabilito che sul piano politico si chiederà alla Regione di adoperarsi per l’accertamento di presenza di amianto all’interno della raffineria, precondizione per l’esercizio del diritto ai benefici della legge sull’amianto. Come si vede si sta operando su vari fronti, il che consentirà questa volta di trovare soluzioni favorevoli alle centinaia di lavoratori che già manifestano i sintomi delle patologie legate all’esposizione all’amianto.
Abbiamo raccolto, però, qualche voce stonata sulla validità delle iniziative che stanno per prendersi, perché si vorrebbe che il tavolo tecnico avrebbe dovuto affrontare il problema non limitandolo ai soli lavoratori facenti parte dell’Ona, ma tenendo presenti altri aspetti, come quello del monitoraggio del territorio, delle bonifiche da realizzare, degli screening da estendere a gran parte della popolazione, i risarcimenti da riconoscere, ecc.
«A mio parere è riduttivo occuparsi di un gruppo di persone che stanno per andare in pensione – afferma Terenziano Di Stefano, consigliere comunale Mps – perché invece non ci si adopera per vedere se c’è ancora amianto in giro coinvolgendo tutta la comunità? Perché non si lavora per dismettere l’amianto che è ancora massicciamente presente nel nostro territorio? Accertata questa presenza, a beneficiarne saranno tutti coloro che sono stati esposti, compreso questo gruppo di lavoratori. Quindi la questione andrebbe vista in maniera generalizzata. Non si può convocare un tavolo tecnico solo per mandare anticipatamente in pensione queste persone. Io ho assistito da cittadino a quell’incontro ed ho constato che il fine da raggiungere è quello di fare certificare, non so a chi, la presenza di amianto nei vari settori della raffineria e così far godere dei benefici quei soggetti che vi hanno lavorato all’interno. Non ho sentito parlare ad esempio di risarcimento danni ed in questo caso mi metterei in prima fila. C’è stato un danno causato dall’amianto? Allora il Comune chieda il risarcimento danni. Ma occorre effettuare delle verifiche, bonificare e procedere ad indennizzare le persone colpite. Sia l’Arpa che l’Asp, mi scusi, cosa hanno detto? Risposte marginali e riduttive. Se dipendesse da me, metterei al primo punto un monitoraggio a tappeto della città per accertare presenza di amianto e in quale quantità. Tutto il resto compresi i benefici, sono consequenziali».
Ad aprire i lavori è stato il presidente del consiglio comunale Fava che ha ringraziato i presenti, lamentando l’assenza dei rappresentanti dell’Inail. Pur riconoscendo la spigolosità del problema sul tappeto, vista l’autorevole presenza delle autorità invitate, ha auspicato che dall’incontro vengano fuori idee e iniziative operative che possano dare finalmente una soluzione al problema già varie volte affrontato. La parola è passata successivamente al presidente dell’Ona Granvillano che con fare accorato, ha lamentato le lungaggini burocratiche, le enormi spese mediche effettuate a titolo personale insistendo che il vero problema è quello della certificazione della presenza di amianto nella Raffineria.
«E’ di questi giorni – ha proseguito Granvillano – la notizia che la magistratura ha trovato ancora amianto, come nel 2011. Non è vero che dal 1992 amianto non ce n’è. Come si spiega che sono stati trovati 87 sacchi di amianto? Perché l’Inail non è presente? Cosa vuole sapere per riconoscere i nostri diritti? Lo vado chiedendo dal 2005. Voglio sapere cosa dobbiamo fare. Molti di noi stanno morendo. Ci saranno ancora da affrontare molte spese mediche e di altro tipo. Chi ce le paga?».
Il dottor Coreca, coordinatore Sud Ospedale di Gela, inserendosi nella discussione ha detto che potrebbe farsi carico di effettuare esami radiologici approntando una lista di persone, by-passando per una corsia preferenziale creata ad hoc. L’assessore Peppe Ventura si è detto soddisfatto per la completezza del tavolo di lavoro. Poi ha così proseguito: «Vero è, come dice Granvillano, che i benefici si sono fermati al ’92, ma è anche vero che in alcuni territori 30 aziende hanno ottenuto il riconoscimento dei benefici fino al 2003 con un decreto ministeriale. E’ stato dimostrato che in quei siti non c’era stata bonifica. Credo che la battaglia da fare adesso sia quella di ottenere un decreto che comprenda la Sicilia, per avere diritto al risarcimento ed ai benefici di legge”.
A sostenere che la Sicilia non può rientrare in alcun decreto è il dottor Francesco Iacono dell’Asp, in quanto la Regione non ha effettuato il prescritto censimento. “Io suggerirei – ha proseguito – di fare un passo con la Regione. A fare questo censimento devono essere i medici della medicina del lavoro”. Il presidente Fava a questo punto concede la parola al consigliere Peppe Di Dio che pone subito ai fini della prosecuzione dei lavori una questione di metodo. “Io mi limiterei – ha continuato Di Dio – ad individuare gli obiettivi che ci dobbiamo porre nel tracciare un percorso da seguire. L’idea di incontrare la Regione mi convince pienamente per capire le strade da percorrere. Se poi si può allargare al ministero, che ben venga. Credo quindi che sia necessario lavorare sulle persone per il reperimento dei dati. Poi potrebbe essere utile tenere un registro creando un capitolo con un fondo di qualche migliaio di euro per dare un minimo di pubblicità a tutte le iniziative. Apprezzabile la corsia preferenziale che disporrà l’Asp».
Il direttore di Distretto dott. Giuseppe Piva ha offerto la sua disponibilità ad implementare con lo stabilimento tutte le convenzioni realizzando uno screening sulla popolazione attiva della raffineria.
Anche il dottor Carbone dell’Arpa si è detto disponibile a creare un supporto tecnico per gli accertamenti da fare, magari chiedendo ai colleghi di Catania di venire a Gela ad effettuare le dovute misurazioni. A conclusione dell’incontro abbiamo parlato con Di Dio che si è dichiarato soddisfatto sostenendo che come prima giornata si è fatto tanto.
Crocifisso Napolitano, presidente della commissione sanità, non è stato invitato al tavolo, ma auspica di intervenire avendo chiesto all’Ona di essere inserito mettendo a disposizione due medici. Ha detto, infine, che l’iniziativa è lodevole, aggiungendo che è latore della proposta di una zona franca sanitaria e fiscale.
Intanto è in attesa di un dossier che Emanuele Amato e Saverio Di Blasi, ambientalisti gli faranno pervenire quanto prima.
Anche il vice sindaco Ferracane sostiene che il tavolo è cominciato bene. “Va salutata positivamente la disponibilità dell’Asp – ha aggiunto l’assessore ai servizi sociali – che ha fatto un discorso pratico. Il problema dal punto di vista legislativo, occorrerà lavorare sul piano politico per cercare di fare pressioni affinché la Regione colmi le lacune accumulate negli anni dal 90 in poi non pensando di fare una mappatura laddove esiste l’amianto. La legge pone come limite il ’92, anno in cui non doveva esserci più amianto. Ma non è così perché risulta che i lavoratori sono stati esposti all’amianto manche dopo quella data. C’è stata una lamentela nei confronti dell’Inail che a mio avviso non può essere considerata contro i lavoratori, perché l’Inail è un istituto a tutela dei lavoratori. Il problemi è che non ha gli strumenti legislativi per riconoscere i benefici che vengono vantati. Credo quindi che non bisogna parlare di controparte.
Anche il presidente Fava si è dichiarato soddisfatto della sua iniziativa di creare un tavolo ed ha aggiunto che da subito si creerà un elenco dei lavoratori esposti all’amianto per giungere al monitoraggio e alle analisi cliniche e i vari screening. L’aspetto legislativo sarà pure affrontato nelle sedi opportune e con autorevolezza.
Autore : Nello Lombardo
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