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Corriere di Gela | La modernità bussa alle porte
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notizia del 04/03/2012 messa in rete alle 18:47:16
La modernità bussa alle porte

Un gruppo di amici e professionisti di Gela coltivano un'idea. Un'idea che pare muoversi con una sua autonomia, una sua volontà indipendente. L'idea è quella di creare un'avanguardia. Il termine è imperfetto, ma le idee camminano spesso con termini imperfetti. L'idea è immateriale nella sua essenza. Ma di una immaterialità incisiva, di quelle che creano effetti e polarizzazione.

Gela ormai vive di processi vecchi, di politiche vecchie, di meccanismi vecchi e di contrasti vecchi. Il vecchio non è indice di inefficacia. Lo è se non produce superamenti. E Gela non produce superamenti da troppo tempo.

La sua chiusura verso l'esterno e la mancanza di mutazioni è diventata un assetto, un modo di procedere. Le elezioni cittadine ripropongono sempre questo tema, inneggiando ad un superamento che nei fatti viene sempre smentito. La popolazione dibatte e confligge con lo stesso stanco metodo: la protesta rassegnata e conservatrice, nella consapevolezza che anche rischiare che qualcosa cambi può essere pericoloso.

E' per questo che ci ritroviamo la Gela attuale, la paura di cambiare aprendosi alla modernità ha ingessato tutti e tutti non rischiano più, conservando i vantaggi minimali che l'assetto politico e sociale ancora consente.

L'idea che questo gruppo ancora medita è centrata su come aprire le porte della modernità alla città, come far entrare un tiepido vento di modernizzazione anche in questa città di confine, senza illudersi che i cambiamenti siano veloci e risolutivi, ma coscienti che modernizzare significa creare "presupporti per". Come spiegare cosa sia il vecchio di questa città? Proviamoci. La politica cittadina si è assestata sulla politica delle persone, delle individualità. Ogni scelta e ogni azione è ricondotta a pura valutazione di attori e protagonisti, come se, nel terzo millennio, i protagonisti della vita di una comunità possano essere solo i soggetti umani della comunità. E' riduttivo e non più vero questo approccio. E purtuttavia ogni tema ruota attorno a tale approccio. Una sorta di religione della politica che blocca ogni ragionamento a pure volontà individuali, ad attitudini personali e a sospetti soggettivi. La politica cittadina ne è piena. Ma con questi strumenti non si va da nessuna parte, anzi non si riesce neanche a vedere la strada. Il consiglio comunale, che rappresenta i portatori di rappresentanza popolare, è ingabbiato da metodi vecchi di valutazione che sono ancorati anch'essi alla valutazione dei processi cittadini come derivati della volontà individuale di soggetti più o meno affidabili. Per cui la politica si fa con i nomi, al massimo con la connotazione dell'affiliazione partitica o di gruppo. Non si va lontano così, perché il tutto rimane ingabbiato su attori che non decidono più la storia delle comunità o, se la condizionano, lo fanno per pesare sugli assetti con un ruolo limitante e non attivante.

Ci vuole altro, ci vuole la possibilità di introdurre in città nuovi strumenti di indagine e di analisi. Strumenti che mettano in campo i nuovi attori della modernità che, spesso, non camminano solo con le gambe delle persone. I fenomeni sociali, le concause, le correlazioni, le influenze di pensiero e di prassi, le culture dominanti, le abilità professionali emergenti, le condizioni del mercato globale, le risposte politiche possibili, questi sono i nuovi attori della modernità, mai prima d'ora degnati di attenzione nel panorama politico cittadino. O, se analizzati, vengono proposti ed utilizzati per ricondurli ad eventi soggettivi e individuali. Non deve pertanto stupire che la massima figura cittadina chieda pubblicamente di fornire idee per il governo e lo sviluppo della città. Appunto perché la consapevolezza inconscia, sulla mancanza di metodi moderni di analisi, sta nei fatti.

Sentire i nostri rappresentanti inneggiare ad una politica del fare, quando non si mette in campo una politica dell'analisi della modernità, determina uno scadimento dell'azione politica a pura manutenzione dell'esistente, benché l'esistente risulta non più utile alla comunità. E se ne vedono i segni, non solo di degrado, che sono i più visibili, ma di calo dell'interesse a capire e conseguentemente ad agire per la collettività.

La nostra è città che si presta all'innovazione, sia per la sua collocazione geografica sia per la grande adattabilità della sua gente. Ma gli attori della modernità non possono più essere esclusivamente le persone. Occorre considerare nuovi attori e nuove identità sociali che la modernità rende soggetti influenti nella vita di ogni giorno. A Gela, nella noncuranza generale, forse giustificata dall'attenzione forte che l'illecito ha sempre avuto, sono nate e si sono irrobustite varie corporazioni, delle quasi-lobby, dei gruppi di influenza che hanno determinato degli esiti sia facendo che non facendo, perché l'inibizione al fare ha anch'essa un senso politico. Aree di influenza che andrebbero analizzate con un dibattito pubblico ed aperto, nel segno di cogliere i frutti di questa modernità che sta sommergendo l'Europa ed il mondo intero.

Di questo Gela deve pur rendersi conto, la sua gioventù lo chiede da tempo. Un metodo può essere quello di rimarcare le differenze; differenze sul piano della comprensione dei fenomeni, della comprensione che il proliferare delle professioni e delle competenze ormai consente anche al dibattito politico. Questo gruppo di amici sta pensando come far emergere tutto ciò, sapendo che il fine non è un fine che ha un compimento, perché aprire le porte alla modernità, nella nostra città, può essere un cammino e non un punto di arrivo. Quale il punto di partenza? Una rivista agganciata a moderni metodi di analisi? Servizi di indagine del sociale? Un'associazione di un gruppo operativo di cultori della modernità?

Ogni strumento si presta a limitazioni e vantaggi. Ma il gruppo di amici continua a pensarci e a riflettere. Sapendo che certe idee hanno anche vita propria: si manifestano e si concretizzano anche in barba agli individui che vi aderiscono.


Autore : Sebastiano Abbenante

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