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Corriere di Gela | Gamberoni all’arrabbiata
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notizia del 08/11/2003 messa in rete alle 18:45:02
Gamberoni all’arrabbiata

Pennette al “pizzo”, spaghettini “alla lupara”, “pallettoni” di seppie, trancio d’orecchio tagliato, torta al caffé con spruzzi di cocaina, macedonia di frutta all’appalto truccato.
Ecco fatto, il menù classico della cucina gelese è pronto e disponibile per i (rarissimi) turisti che per sbaglio dovessero avventurarsi tra le impervie contrade dell’agro gelese.
La rivista “Gambero Rosso”, citando un ristorante della nostra città, ha scritto che Gela è attanagliata dalla mafia, e giustamente sono partite le proteste dei ristoranti gelesi e dell’Associazione italiana ristoratori.
Un moto di fremente sdegno ha colpito cittadini e istituzioni: come, Gela attanagliata dalla mafia? Ma cosa dite mai, Gela è una città gentile e operosa, dove i servizi funzionano, l’economia è in crescita, il turismo si espande, il commercio raggiunge picchi insospettabili.
Signori, decidiamoci! Se siamo veramente convinti che Gela non sia diversa dalle altre città siciliane (ed io ne sono convinto, e lo sostengo da tempo in questa rubrica) allora abbiamo ogni buon diritto di lamentarci con il “Gambero Rosso”.
Ma il giornalista del “Gambero Rosso” potrebbe risponderci: ma se è così, perché allora il sindaco si è blindato e cammina con la scorta? Perché autorevoli esponenti dell’antimafia vengono a Gela di continuo? Perché un componente dell’antimafia è consulente del sindaco? Perché si bloccano gli appalti per presunte turbative d’asta? Perché si parla ogni giorno di legalità e si organizza un convegno la settimana su questo tema?
Allora, per favore, non facciamo vittimismo e non prendiamocela col “Gambero Rosso”, che ha avuto il solo torto (se così si può chiamare) di cogliere appieno il senso della battaglia per la legalità che a Gela viene strombazzata ormai da otto mesi. Non possiamo lamentarci con gli altri. Cerchiamo invece di dare un’immagine diversa di Gela all’esterno, perché quella che stiamo dando oggi è quella di una città “attanagliata dalla mafia”.


Autore : Giulio Cordaro

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