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notizia del 05/07/2009 messa in rete alle 18:37:05
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Ricostruito modello del caccia Hurricane da un team di gelesi
Conosco l'ing. Paolo Marletta da una vita. Da ragazzi abbiamo condiviso mille avventure e anche una passione comune per gli aerei; passione che trovò anche una fattiva collaborazione nel lontano 1983, quando mi avvalsi di un suo aeromodello per un mio mediometraggio "L'ultimo respiro", ambientato nella seconda guerra mondiale, che poi vinse il "Sever d'oro" a Milano. Mentre però il mio interesse per gli aerei è rimasto quello di un amatore, Marletta è divenuto invece un vero professionista dell'aereomodellismo, un appassionato che ha dedicato tutta la sua vita al volo, sino a divenire egli stesso pilota, progettista e costruttore dei suoi aerei. E certo, il suo gioiello più prezioso è la fedele ricostruzione del mitico caccia inglese Hawer Hurricane, che ebbe un ruolo fondamentale nella vittoria della battaglia d'Inghilterra contro gli agguerriti piloti della Lutwaffe tedesca. Ora questo straordinario modello da caccia, che Marletta ha costruito avvalendosi della collaborazione di un team di appassionati gelesi facenti parte dell'associazione Squadron Leader, ha trovato spazio e lodi nel mensile "Volare", rivista specializzata conosciuta bene dagli addetti ai lavori. E questo è un riconoscimento dello staordinario lavoro svolto da Marletta e dal co-progettista e realizzatore Massimiliano Tuccio che, dopo la costruzione del velivolo, nella fase di collaudo si sono avvalsi del comandante delle frecce tricolore Jack Zanazzo e dell'astronauta Maurizio Cheli, a conferma del puntiglioso impegno del team che ha riportato in cielo una leggenda dell'aviazione, un pezzo di storia dell'aeronautica militare, e in particolare un aereo a cui tutti forse dobbiamo qualcosa, se i nazisti grazie a quel caccia perdettero una battaglia decisiva per le sorti del conflitto. Adesso è auspicabile che a Paolo Marletta, al suo team e alla sua associazione, conosciuti ormai a livello nazionale per questo gioiello di ingegneristica da loro costruito, ottengano i giusti riconoscimenti anche a Gela, e non solo simbolici. Gestire, mantenire una pista di volo ha alti costi, così come costa costruire un aereo anche ultraleggero. Quindi l'associazione Squadron Leader dovrebbe ottenere pure dei contributi al fine di continuare ad operare, regalandoci magari, chissà, la costruzione di altri aerei mitici come il leggendario triplano Foker III di Manfred von Richtofhen, detto il "Barone Rosso" o magari uno splendido Macchi 2002, il caccia italiano più temibile della regia aeronautica costruito durante la seconda guerra mondiale. Perchè poi non ipotizzare un "museo dell'aeronautica" a Gela? Non sarebbe una forzatura, visto che nei cieli della Sicilia, soprattutto nel '43, si combatterono violenti duelli aerei e che molti stormi di apparecchi italiani, in missione per operazioni su Malta e per la scorta ai convogli navali, erano di stanza a Comiso e a Gela.
Autore : Gianni Virgadaula
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