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Corriere di Gela | La fabbrica di nuovo a rischio (?) chiusura
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notizia del 08/11/2003 messa in rete alle 18:37:01

La fabbrica di nuovo a rischio (?) chiusura

L’allarme é d’obbligo e i media non ne possono fare a meno, pur sapendo che anche stavolta il petrolchimico sopravviverà, a se stesso e a coloro che lo minacciano. Sopravviverà, a dispetto di sentenze e condanne, per il semplice fatto che dei tremila e passa stipendi mensili che piovono sull’economia cittadina non se ne può fare a meno. Tranne che non si voglia una rivoluzione popolare. E allora, basta con gli allarmismi. Servono solo a far fare bella figura a chi intanto “attacca” la fabbrica e a chi, magari dopo i blocchi di rito, sbandiererà i meriti per averla salvata (come avvenne per la vicenda Pet Coke).
A guadagnarsi i titoloni sui giornali é ancora una volta la magistratura, che ha posto in questi ultimi giorni sotto sequestro preventivo i serbatoi che, numerosi – e a quanto pare bucati – si stagliano sulla costa di Bulala. Il loro contenuto, secondo i primi accertamenti, fuoriuscendo ed impregnando il terreno su cui poggiano, rischierebbe di inquinare la falda acquifera, con grave pregiudizio per la salute pubblica, e naturalmente per le produzioni agricole, che in quella zona sono prevalentemente serricole, oro a 18 carati per l’economia gelese, al pari forse ma sicuramente meno inquinanti dell’oro nero che si lavora in stabilimento.
Tutti teniamo alla salute pubblica e tutti ci preoccupiamo di salvaguardare l’ambiente. Ma non siamo d’accordo con chi strumentalizza le vicende ecologiche. Perché é quantomeno sospettoso notare che nessuno alza un dito per le altre non meno gravi forme di inquinamento. Si é visto mai alzare la voce contro l’inquinamento urbanistico legato all’abusivismo edilizio, o per quello acustico, o per le fogne e la spazzatura? Certo, per una casa, cento case, mille case abusive non muore nessuno, ma si tratta pur sempre di gravi reati, con conseguenze altrettanto gravi per il tessuto sociale.
Una ventina d’anni fa, durante l’arringa del difensore di alcuni imputati eccellenti in un processo per inquinamento atmosferico (c’entravano politici e dirigenti Anic) venne osservato che dalle ciminiere di una fabbrica che lavora idrocarburi nessuno può aspettarsi che escano profumi e petali di rose. L’errore é storico e irreversibile: una fabbrica petrolchimica non doveva essere costruita così vicina all’abitato. Ma a quel tempo (ma anche per qualche decennio oltre) era tanta la fame di lavoro (e l’opportunità per la classe politici dirigente di fare clientele) che l’impianto sarebbe stato costruito anche in piazza.


Autore : Rocco Cerro

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I Vostri commenti
Sono pienamente daccordo con l'autore dell'articolo e, aggiungerei i miei complimenti alla magistratura per la scoperta dell'acqua calda....... Sono invece stupito dalla mancanza di elasticità, sempre da parte dei magistrati, nel provvedere al sequestro indiscriminato dei serbatoi di stoccaggio. Chi crive si può permettere di parlarne perchè direttamente coinvolto con la propria attività. Molti dei serbatoi in questione sono stati : A- riparati B- dotati di doppio fondo di sicurezza C- in corso di riparazione D- in procinto di essere manutenzionati Con questo non voglio dire che in Agip come in altre grandi aziende, ci sia stato sempre, negli anni, un occhio di riguardo per l'ambiente. I danni procurati all'ambiente, come in questo caso dai serbatoi, risalgono sens'altro all'incuria delle vecchie gestioni (mancanza di cultura dell'ambiente, carenze a livello tecnico e di informazione). Mi chiedo ora perchè sparare a zero, senza discriminazione, su tutto il parco serbatoi della raffineria, incuranti delle ripercussioni sociali ed economiche. A questo si aggiungono le dichiarazioni non proprio propositive del Sindaco nei confronti dell'Agip.... ed il siparietto è completo... avete presente le tre scimmiette? Con la speranza che prevalga la ragione... (di tutti) un saluto cordiale

Autore: Salvatore Sammartino
data: 11/11/2003
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