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notizia del 13/05/2012 messa in rete alle 18:17:20
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Sguardi e scatti di Gaetano Scollo
Una fotografia impregnata di intensa umanità. Tante identità percepite attraverso un’unica anima, la sensibilità estetica e interpretativa del fotografo freelance Gaetano Scollo(nella foto), ricco del suo straordinario bagaglio culturale frutto di studi, contatti e esperienze di viaggio.
Nato a Gela, luogo da cui più volte è fuggito e dove è appena ritornato a vivere dopo un anno di permanenza in Kenya, ha sviluppato e portato a termine l’ambizioso progetto fotografico Donne e bambini dell’Africa. La gioia e l’orgoglio di esserci. Visi che anche nel dolore hanno una fierezza sublime affascinata dai colori degli abiti che sanno di mare, cielo, terra, sole. Immagini di una straordinaria bellezza che sono state esposte lunedì 23 aprile in una collettiva presso la galleria «Officina Fotografica» di Milano.
Le stesse foto sabato 28 aprile si sono aggiudicate il primo posto del concorso fotografico inserito nel workshop Arte e passione digitale, organizzato dal comune di Comiso, che ospiterà nel Palazzo di Città una mostra personale del nostro fotografo conterraneo. Uno dei nostri più grandi fotografi sicilani Ferdinando Scianna racconta che “le fotografia si ricevono per caso”. E, sebbene fin da bambino guardasse incuriosito la macchina fotografica del padre, la passione per la fotografia è nata in Gaetano Scollo, alla fine degli anni ’80, quando studente universitario a Roma ha incontrato il fotoreporter siciliano Tano D’amico, collaboratore del Manifesto e di Repubblica, che gli ha trasmesso la passione per la fotografia sociale desiderosa di farsi carico della lotta, della rabbia e dell’indignazione.
«La fotografia – ci ha dichiarato Gaetano Scollo – è sempre stata intorno a me, ma ad un certo punto della mia vita, mentre guardavo, ho iniziato a vedere. la mia avventura fotografica è iniziata con una Zenith usata acquistata al mercatino russo del La Sapienza di Roma e ho iniziato a fotografare i momenti del movimento universitario La Pantera, cercando di rubare i segreti dei fotografi che in quel periodo documentavano le imprese del gruppo. Ma è stato durante un workshop organizzato da Tano D’amico alla facoltà di lettere e filosofia di Roma che è nata in me la passione per la fotografia sociale. Rubare momenti di vita quotidiana era diventata la mia passione».
Durante il periodo universitario il fotografo gelese ha raggiunto discreti risultati con alcune pubblicazioni su quotidiani e settimanali, come le foto realizzate durante l’inaugurazione del Tribunale di Gela da parte dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga e la collaborazione alla realizzazione del progetto fotografico sull’immigrazione extracomunitaria, organizzato agli inizi degli anni ’90 dall’Irsfar, l’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza.
«Dopo la laurea in antropologia – ha aggiunto il fotografo – accaddero una serie di eventi che mi portarono ad abbandonare la fotografia per un lungo periodo. La macchina Zenith che avevo acquistato con non pochi sacrifici è volata da un’impalcatura al terzo piano di un edificio, durante un reportage sullo sgombero di case occupate a Borgo Pio a Roma. Inoltre, a poco distanza di giorni sono stato derubato di una valigetta che conteneva foto e negativi che dovevo ancora catalogare. Sono entrato così in uno stato di torpore fotografico che è sopravvissuto fino a un paio di anni fa». La lunga esperienza in progetti umanitari in Colombia e le lunghe permanenze in Africa lo hanno portato a cogliere e fissare ciò che altrimenti fugge schiacciato dalla quotidianità.
Oggi Gaetano scatta continuamente e ama definirsi fotografo di strada.
«Ora che è svanito il mio sogno di fare il fotoreporter di professione – ci ha riferito Scollo – coltivo la mia passione e lo scopo che ha determinato i miei frequenti viaggi per il mondo. L’Africa per me è stata un colpo di fulmine e non ho mai smesso di respirarla».
Le immagini di Gaetano Scollo sembrano avere un’anima accentuata dall’uso del bianco e nero, e in tutte storia e fotografia si compenetrano.
«Sembra un controsenso – ha commentato Scollo – ma una bella foto senza una storia dietro rimane solo una bella foto, un esercizio estetico. Certo occorre tempo, per conoscere bene la realtà che ci circonda, accompagnato da un pizzico di senso di straniamento che fa sì che la realtà ci sia più chiara e nitida. Questo è quello che mi è successo in Africa».
I soggetti del suo ultimo progetto fotografico, realizzato a Malindi sono principalmente sguardi di bambini, occhi vispi ed al tempo stesso tristi, faccine intelligenti, segni delle loro storie.
« È stato così semplice ed immediato stare con loro – ha detto Gaetano Scollo – qualcosa che non mi sarei aspettato. Ho inventato giochi. Erano attirati da tutto, qualsiasi cosa sembrava straordinaria. Questi bambini vedono il bello in ciò che per noi ormai è scontato».
Una fotografia vale molte parole, capace di esprimere l’essenza delle cose. Cartier-Bresson afferma che il fotografo è cacciatore di istanti, geometrie che solo un occhio dotato di un pregevole istinto può immortalare. Ed è a questo istinto di cui è dotato Gaetano Scollo che guardo con ammirazione e stupore.
Autore : Filippa Antinoro
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