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Corriere di Gela | Legge e impresa, nuove barriere di protezione contro la mafia
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notizia del 13/11/2008 messa in rete alle 18:15:24

Legge e impresa, nuove barriere di protezione contro la mafia

La data del 7 Novembre 2008 potrebbe rappresentare un momento finalmente decisivo nel lungo percorso di contrasto all'azione mafiosa sul territorio regionale, e non solo. Proprio in tale giornata, infatti, un'importante seduta dell'Assemblea Regionale Siciliana ha permesso il definitivo varo di un provvedimento, frutto dell'intenso impegno profuso dalla Commissione Antimafia regionale, titolato “Misure di contrasto alla criminalità organizzata” (ne ha illustrato il testo il presidente Lillo Speziale (nella foto) in conferenza stampa, giovedì al municipio di Gela).
Si potrebbe pensare alla “solita” iniziativa mediatica dai risvolti pratici assai limitati, ma così non sarà, purché tutti i soggetti istituzionali chiamati ad applicarla e farla rispettare, adempiano pienamente al loro mandato. La particolare attenzione dovuta ad un simile atto si giustifica in relazione al suo oggetto fondamentale: il condizionamento mafioso dell'attività imprenditoriale. La nuova legge cerca di creare delle vere barriere protettive, con lo scopo precipuo di rendere l'attività imprenditoriale impermeabile al flusso della criminalità organizzata.
L'insieme di norme presenti all'interno del testo legislativo rappresenta il risultato di svariate relazioni intessute dai rappresentanti del potere legislativo con gli esperti di altri settori nevralgici (magistratura, imprenditoria responsabile, esponenti della “società civile”).
Non sarebbe stato possibile, in ogni caso, giungere a tanto, senza la chiara disamina di esperienze anticipatrici, create principalmente da enti locali, la cui determinazione, non solo teorica ma anche pratica, si presenta, in questo senso, come l'esempio più elevato di “aggressione” ai consolidati rapporti tra mafia ed imprenditoria, e di tutela di tutti i soggetti economici colpiti, secondo quanto indicato in svariate relazioni di autorità regionali e nazionali.
La volontà di impedire l'accesso, nei diversi settori economici, alle organizzazioni criminali si è resa ancor più necessaria al fine di evitare una completa sottomissione di entità economiche, formalmente sane, ma al contempo disposte ad accettare patti scellerati: i precedenti, almeno in Sicilia, non sono pochi, iniziando dalle originarie partecipazioni statali e giungendo al recente caso della Calcestruzzi s.p.a. (facente capo al gruppo Italcementi).
La minuziosa regolamentazione di un settore tanto delicato rappresenta quindi un risultato sostanziale.
Uno dei tratti più interessanti della nuova legge risiede certamente nell'introduzione di un conto unico: consistente nell'obbligo per l'impresa vincitrice di un appalto, di importo superiore a centomila euro, di far confluire tutte le somme attinenti all'opera su un unico conto corrente, con l'obiettivo fondamentale di una maggiore tracciabilità dei pagamenti; altro vizio individuato dal legislatore è quello del cosiddetto “lavoro grigio”, espressione utilizzata per descrivere il fenomeno del rilascio di buste paga con importo superiore al denaro effettivamente versato ai dipendenti, da debellare attraverso l'effettuazione di pagamenti, in loro favore, con il solo strumento del bonifico bancario.
La nuova disciplina normativa agisce, inoltre, sfavorendo, nella loro attività, tutte quelle imprese i cui legali rappresentanti o dirigenti siano stati rinviati a giudizio per favoreggiamento di organizzazioni criminali, impedendogli la partecipazione a gare d'appalto bandite dalla Regione Sicilia o da altri enti locali.
Un notevole miglioramento si registra anche a seguito dell'introduzione di un'interessante disciplina premiale favorevole agli imprenditori vessati dalla criminalità organizzata, che scelgano la strada, spesso assai tortuosa, della denuncia: vengono istituite delle zone franche della legalità, da ubicare in aree che contino più di cinquantamila abitanti, e nelle quali si svolga un'intensa attività estorsiva; viene loro concessa la completa esenzione dal pagamento delle imposte sui redditi, dei contributi previdenziali e dell'Ici, per un periodo di cinque anni, a condizione che nei confronti degli estorsori denunciati sia almeno scattata la richiesta di rinvio a giudizio.
Un ennesimo tassello del mosaico rappresentato dall'iniziativa del legislatore regionale, interessa il tema della confisca dei beni di proprietà delle diverse cosche mafiose o di loro singoli esponenti; la lentezza delle procedure ha da sempre costituito un limite essenziale, destinato a pesare definitivamente su ogni iniziativa volta al riutilizzo di entità mobili o immobili.
Con l'entrata in vigore delle nuove norme, invece, si stabilizzeranno adeguati procedimenti, destinati all'agevolazione di associazioni, cooperative ed enti pubblici, subentrati nella gestione dei patrimoni mafiosi (ad esempio verranno semplificati gli oneri per l'accesso ai fondi per la ristrutturazione degli stessi beni).
In molti casi la stessa Regione, intesa come massima istituzione territoriale, si è dimostrata pavida, se non addirittura compiacente, evitando di costituirsi parte civile nei procedimenti contro organizzazioni malavitose; la disciplina approvata dall'Ars, al contrario, fissa l'obbligo della costituzione.
Il legislatore, infine, ha compreso l'importanza di un'adeguata formazione culturale, da avviare fin dalla più tenera età, prevedendo l'istituzione di un'ora settimanale di insegnamento dell'etica pubblica e della legalità, nelle classi primarie e secondarie di primo grado.
Traspare chiaramente la presenza di una ricca disciplina, assolutamente completa in molte delle sue parti, ma con la contemporanea sussistenza di talune lacune: l'impossibilità, per imprese i cui legali rappresentanti o dirigenti siano stati rinviati a giudizio per favoreggiamento mafioso, di partecipazione a gare d'appalto, viene limitata ai soli casi nei quali stazione appaltante sia la Regione o altro ente locale, escludendola, viceversa, in presenza di una stazione appaltante diversa (ad esempio nazionale); anche l'introduzione dell'ora obbligatoria di “etica pubblica e legalità” si presenta poco incisiva, se non sostenuta da iniziative, anche extracurricolari, in grado di coinvolgere nel vero senso della parola tutti gli alunni, evitando di trasformarla in un mero sostituto dell'educazione civica; l'accesso ai vantaggi fiscali per gli imprenditori che abbiano denunciato viene condizionato alla presentazione della richiesta di rinvio a giudizio dell'estorsore, proprio per questo motivo si dovrebbe garantire una maggiore celerità dei procedimenti penali, evitando lunghi periodi d'attesa.
Aldilà di siffatte imperfezioni, ancora sanabili, è da sottolineare lo sforzo profuso al fine del raggiungimento di un importante obiettivo, da estendere all'intero territorio nazionale, e non solo, data la portata transfrontaliera delle organizzazioni mafiose.
Ma deve anche acquisirsi un'ulteriore consapevolezza: il fenomeno mafioso in Sicilia, e più in generale nell'intero territorio meridionale, può essere definitivamente debellato, sommando all'azione legislativa una più efficace lotta alla disoccupazione e al degrado sociale, realtà che sempre più spesso spingono individui, ormai disperati, tra le braccia del boss di turno, unica figura “rappresentativa”, in mancanza di un efficiente sistema di welfare, non collocabile, quindi, tra i tanti tagli contabili, ma anzi voce primaria da rafforzare costantemente.


Autore : Rosario Cauchi

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