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Corriere di Gela | La festa di Ognissanti tra culto e tradizione
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notizia del 29/10/2007 messa in rete alle 18:05:39
La festa di Ognissanti tra culto e tradizione

Anche quest’anno Gela si prepara a vivere la tradizionale e assai sentita festa di Ognissanti che, celebrata oggi in tutta Europa, affonda le sue radici nell’antico mondo celtico dal quale fu in seguito esportata dai romani che la celebrarono come una delle più importanti festività pagane del loro calendario. Il suo attuale significato cristiano lo acquisì soltanto il 13 maggio del 610 quando papa Bonifacio IV istituì ufficialmente la ricorrenza di “Tutti i santi” che quasi due secoli dopo sarebbe stata spostata all’odierna data del 1 novembre per dare ai fedeli l’opportunità di commemorare, il giorno seguente, anche i cristiani defunti.
Nei paesi di lingua inglese l’evento divenne noto come “Hallowmas” ovvero “messa in onore dei santi” da cui deriva oggi la famosa festa di Halloween che rappresenta il corrispondente americano e canadese della vigilia della nostra festività cristiana, che nel corso dei secoli si è sempre più arricchita di abitudini e pratiche rituali che testimoniano chiaramente come tra il popolo fosse diffusa la leggendaria credenza secondo la quale a partire dal 2 novembre i defunti tornassero sulla terra e andassero a far visita ai parenti ancora in vita. Per questo motivo in molte regioni italiane, come il Veneto, la Puglia o la Calabria, si usa approntare dei banchetti in casa o direttamente sulle tombe cimiteriali per accogliere le anime dei propri cari scomparsi.
In Sicilia, in particolare, è ancora in auge l’usanza di preparare doni e dolci per i bambini ai quali le mamme, ma ancor di più le nonne, amano raccomandare di fare i bravi e pregare in suffragio delle anime dei parenti trapassati che in cambio, la notte compresa tra l’1 e il 2 novembre, li premieranno portando loro dei regali noti come “cose dei morti”. “Si nun veninu li morti nun camininu li vivi”, recita un antico proverbio gelese che testimonia l’importanza di questa secolare festa anche nella nostra città dove da anni il Comune mette a disposizione degli autobus che collegano il centro cittadino con il cimitero “Farello”, dislocato fuori dalla città, così da dare l’opportunità a tutti di portare un fiore alla tomba dei propri cari defunti nelle giornate dell’ 1 e 2 novembre, così come avviene al cimitero monumentale, dove sono situate le sepolture più antiche e le cappelle gentilizie. Anche tra i bimbi di Gela c’è l’abitudine di posizionare le scarpette sotto il letto nella notte dei morti per poi ritrovarle al risveglio piene di sorprese e dolciumi tra i quali, i cosiddetti "pupi ri zuccaru".
Si tratta di statuette antropomorfe, cave, fatte di zucchero indurito e dipinto con colori leggeri e figure tradizionali come paladini, ballerini ed altri personaggi del mondo infantile. Altrettanto tradizionali sono poi i biscotti detti "ossa ri muortu" o “u pupu cu l’ovu”. Ma il giorno della commemorazione dei defunti profuma anche di frutta martorana i cui colori accesi sembrano rievocare il calore tipico della nostra “mediterraneità”. Ciò dimostra che anche questa sacra ricorrenza, dietro l’aspetto celebrativo e devozionale, nasconde una notevole speculazione commerciale dal momento che a Gela, come in molte altre parti d’Italia, il cossiddetto ponte dei morti rimpingua le tasche di fioristi, pasticceri e giocattolai. Forse è questo il prezzo da pagare per mantenere in vita le nostre tradizioni che, aldilà di ogni strumentalizzazione economica, rappresentano la nostra identità che oggi più che mai va difesa e celebrata


Autore : Anastasia Virgadaula

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