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Corriere di Gela | Enviroil, task force decisa dal Consiglio
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notizia del 17/10/2010 messa in rete alle 18:03:24

Enviroil, task force decisa dal Consiglio

Una task force con i maggiori rappresentanti istituzionali e sindacali. E’ questa la proposta emersa dalla seduta di martedì del Consiglio comunale dedicata alla problematica Enviroil. L’azienda italo-spagnola ha collocato i 25 dipendenti in cassa integrazione ed ha chiesto al ministero di poter modificare in corso d’opera il progetto che inizialmente prevede la realizzazione di un impianto di trattamento oli minerali usati finanziato dal Contratto d’Area”.

E’ emersa la necessità di istituire una task force con il sindaco di Gela, presidente della Provincia, deputazione, sindacati, presidente del Consiglio e i suoi rappresentanti, per una conferenza di servizi presso l’assessorato all’Energia alla presenza del presidente della Regione. Il documento è stato sottoscritto da 15 consiglieri.

“Lo avete fatto apposta. E’ deplorevole ascoltare dei consiglieri per mezz’ora, senza poi approdare a nulla e dopo cinque ore di dibattito fate mancare il numero legale”. Con queste parole e con altre molto più gravi, i cassintegrati dell’Enviroil, presenti alla seduta monotematica dedicata all’azienda italo-spagnola in crisi, hanno urlato ai consiglieri tutta la loro rabbia e protesta, quando al momento della deliberazione consiliare esitata all’unanimità mancava il sedicesimo voto che avrebbe potuto dare efficacia al dispositivo finale. Per la validità della delibera occorreva la presenza di almeno sedici consiglieri, invece ce n’erano solo quindici.

E dire che il presidente del consiglio Peppe Fava prima che venisse fatta la conta, aveva accertato la presenza in aula di diciotto consiglieri. Un tentativo di rimediare all’intoppo, magari attendendo l’arrivo di qualche consigliere chiamato al cellulare alla chetichella, non è approdato a nulla. Troppo tardi per tornare indietro e anche perché il segretario facente funzioni dottor Grisanti non è apparso voler essere accomodante. I fatti dicevano che avevano votato solo quindici consiglieri e che l’assemblea andava sciolta. Apriti cielo. Momenti di tensione, quando alcuni lavoratori si sono messi ad urlare e imprecare.

Per portare un po’ di calma, il presidente Peppe Fava e il capogruppo Peppe Arancio hanno lasciato i loro scranni e si sono recati dai lavorati nell’emiciclo riservato al pubblico per dire loro che non c’era nulla di intenzionale e che la mancanza di numero legale è stato una banale coincidenza. Pur nel marasma che ne è seguito Fava ha assicurato che il documento avrebbe avuto un seguito disponendo d’autorità all’indomani mattina, una conferenza di servizio con la partecipazione del sindaco.

Gli animi si sono placati subito dopo grazie anche all’intervento dei sindacalisti Alessandro Piva e Licata della Cgil. Scoppiato il finimondo, sono intervenuti i vigili urbani presenti in aula, che su disposizione superiore, hanno chiesto l’intervento dei carabinieri quando si stava delineando il proposito dei lavoratori di una occupazione simbolica dell’aula. Si trattava invece, come riferito da Alessandro Piva di una breve riunione di dieci minuti per decidere il da farsi.

Il documento recante la firma di quindici consiglieri (Gallo, Arancio, Vella, Giudice, Fava, Pingo, Casano, Giuseppe Ventura, Farruggia, Di Stefano, Biundo, Mendola, Costa, Collura, Siragusa) disponeva l’istituzione di “una task force con la partecipazione del sindaco di Gela, del presidente della Provincia, della deputazione, dei sindacati, del presidente del Consiglio e i suoi rappresentanti, al fine di una convocazione di una conferenza di servizi presso l’assessorato all’Energia alla presenza del presidente della Regione siciliana”. La seduta è stata convocata in via straordinaria con all’ordine del giorno “l’impianto di trattamento oli minerali usati dell’Enviroil finanziato dal Contratto d’Area”.

Sono stati invitati, oltre alla deputazione, anche i sindacati con lo scopo di trovare una soluzione per i 25 dipendenti in cassa integrazione che da qui a qualche mese potrebbero essere licenziati se il ministero non revocherà il decreto di sospensione del finanziamento all’azienda italo-spagnola. In ballo ci sono circa otto milioni di euro. L’Enviroil aveva chiesto al ministero di poter modificare in corso d’opera il progetto che inizialmente prevedeva la realizzazione di un impianto di trattamento oli minerali usati finanziato dal Contratto d’Area. Sembra che il piano industriale prevedesse l’approvvigionamento della materia prima in loco, cosa che non né avvenuta e pertanto per continuare il ciclo produttivo l’azienda si è rivolta a Pavia con aggravio di costi per il trasporto.

Molto intenso e partecipato il dibattito. Preziosi i contributi dei deputati regionali Speziale, Donegani e Federico. Quasi tutti i consiglieri hanno preso la parola per sottolineare la necessità di un lavoro sinergico tra sindacato e istituzioni, finalizzato all’apertura di un tavolo alla Regione per fare rientrare l’Enviroil nel piano industriale regionale. Si tratta di far valere la riconversione per la produzione di pannelli fotovoltaici in Sicilia.

Tra i sindacalisti, il primo a prendere la parola è stato Franco Tilaro (Ugl) che ha sottolineato l’interesse dell’Enviroil a investire nel territorio indipendentemente dal recupero degli otto milioni di euro che le sono stati revocati. Si è chiesto infine quali sono le effettive intenzioni dell’azienda che ha fatto richiesta di essere inserita nel progetto regionale. Per il responsabile dell’Ugl la questione Enviroil può essere l’occasione di verifica dell’intero protocollo d’intesa che lo Stato e la Regione avevano sottoscritto su Gela.

Il sindacalista della Cisl Emanuele Gallo ha parlato di errori di valutazione tecnica ed economica dell’azienda che pensava di prendere in loco gli oli esausti da trattare, mentore poi ha dovuto fare ricorso a Pavia con aggravio di costi. “Questa società – ha continuato Gallo – ha fatto sì degli errori, ma a differenza di altre, che non hanno creato neppure un posto di lavoro, ha investito nel territorio. Occorre comunque che l’azienda per tramite dell’architetto Cacioppo, ci dica se verranno a mancare gli otto milioni, rimarrà nel territorio”

Alessandro Piva (Cgil) ha insistito che bisogna puntare sulla revoca del decreto di sospensione del finanziamento e sulla creazione di un tavolo nazionale e regionale per ottenere risposte per i lavoratori.

Silvio Ruggeri (Uil), molto concretamente ha detto che dell’Enviroil allo stato attuale esiste solo il terreno dove insistevano gli impianti. Ci sono punti a suo avviso poco chiari dei tutto il percorso che poi ha portato alla revoca del finanziamento. Sarebbe necessario andare a ritroso per verificare cosa non ha funzionato e perché. “L’azienda – ha detto – non ha prodotto ciò che doveva produrre e le hanno tolto il finanziamento”. Disponibile ad ogni azione che punti alla salvaguardia del posto di lavoro dei cassintegrati.

Ai numerosi dubbi manifestati e alle domande rivolte all’azienda, ha risposto l’architetto Cacioppo consulente esterno dell’Enviroil. Il professionista ha respinto le critiche affermando che l’azienda ha effettuato un investimento e che non ha sbagliato tutto. Ha infine detto che è stato impugnato il provvedimento per fare sospendere la revoca del finanziamento. Ha parlato anche di incidente che ha messo in crisi l’azienda e di smantellamento degli impianti solo perché bisognava procedere alla loro riconversione, una battaglia non facile. Alla domanda proveniente da più parti: “Se la revoca del finanziamento non ci sarà, cosa farà l’Enviroil?”, così ha risposto l’architetto Cacioppo: “Se non c’è il finanziamento l’Enviroil non c’è più. Riguardo poi ai lavoratori, quello è un altro discorso”.


Autore : Nello Lombardo

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