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Corriere di Gela | La prof al Sindaco: «Accetto il suo invito a cena ma facciamone un evento mediatico per la città»
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notizia del 23/10/2011 messa in rete alle 18:02:42

La prof al Sindaco: «Accetto il suo invito a cena ma facciamone un evento mediatico per la città»

– Silvana Grasso, cosa l’ha spinta a scrivere al sindaco Fasulo che, solo pochi mesi fa, in una solenne cerimonia in Municipio, donandole una targa, l’ha definita “orgoglio di Sicilia”, nell’incisione delle Lettere? La sua è una censura, una critica, un dissenso dalla politica amministrativa del primo cittadino o cos’altro?

«Intanto scrivere una lettera aperta al Sindaco d’una Città che mi ha formata e, in un certo senso, “educata” all’Arte, alla Bellezza, al Mito è gesto che non ho mai fatto. Per nessun sindaco o uomo politico ho ritenuto di dover impegnare la mia penna, da sempre a più nobili impegni chiamata. Anche per il Sindaco, così leggo nella sua “risposta”, è una prima volta! Forse sarà un unicum o forse sarà carteggio, certo non di quelli che poterono scambiarsi Marta Abba e Pirandello, D’Annunzio ed Eleonora Duse, anche se, pur sempre di grandi passioni si tratta. Nel caso dei personaggi citati furono passioni erotiche, vissute o solo epicamente desiderate, comunque passioni, sovrumane disperate, che hanno fatto da battistrada ad amanti impacciati, goffi, o eccentrici e singolari. Io e il Sindaco Fasulo viviamo una comune passione, la res publica, cioè la Politica, nel caso del sindaco vissuta nella positio debilis del cursus honorum, da parte mia solo come “biologa-istologa-antropologa”, metaforicamente della Città.

Conoscere questo sindaco mi fa sentire un minatore che scende nelle viscere della terra pensando d’essere già arrivato alla massima profondità,mentre ancora la discesa è solo all’inizio. E’ curiositas civica, la mia, comune a molti cittadini, è “trivellare” l’uomo nel sindaco e il sindaco nell’uomo alla ricerca della sonorità perduta, dell’«eruzione» rimandata, dell’esondazione che rende fertili i campi, senza per questo cancellarne la memoria. Racconto una cosa che solo pochi amici conoscono: da piccola (2 anni circa) i miei genitori credevano fossi ritardata o sordomuta, solo perché il confronto con mia sorella, di quattro anni più grande, era totalmente a mio sfavore. Lei, a due anni, sapeva ripeter a memoria tutte le capitali d’Europa e come una scimmietta rendeva orgogliosi i parenti con le sue risposte perfette. Io tacevo, mi annoiavo, giudicavo, non azzeccavo capitali. Però, a tre imparai da sola a leggere sbirciando nel suo sillabario, senza alcuna indicazione né guida che non fossero la mia curiosità, la mia vivacità mentale che non era affatto rallentata né ritardata. Solo infastidita, molestata da stupidi giochini mnemonici».

– Vuole forse dire che manca al Sindaco una forte comunicazione ,un forte impatto sociale?

«Voglio dire al Sindaco che, come nei più prestigiosi scavi archeologici bisogna scavare in fondo, e ancora in fondo, la “scoperta” per l’euretès (lo scopritore-archeologo) sarà una magnifica ricompensa. Fasulo è sicuramente un uomo intelligente, ma in Politica – e soprattutto nell’amministrare – vale più essere interessante, seducente, espressivo che intelligente .Credo che, come succedeva a me bambina, destinataria di disappunto non d’orgoglio per le capitali mancate, anche a lui succeda d’annoiarsi, coatto a un corteggio di cortegiani non fedeli come servitori né divertenti come giullari. Nello scacchiere della maggioranza e del sostegno all’amministrazione, un sindaco non può lasciarsi andare a quella salvifica lavanda gastrica che si chiama ‘verità’». – Sindaco la invita a cena, pensa d’accettare?

«Assolutamente sì. Intanto fa sempre piacere accompagnarsi a un gentiluomo, razza estinta da decenni. Consumeremo, poi, insolite “pietanze” letterarie, civiche, sociali, progettuali, in un intreccio d’agrodolce che rende, non solo i cibi, ma la vita, una irresistibile avventura. Chiederò al sindaco che la cena sia ripresa da stampa e televisione, di modo che tutta la Città possa vedere, ma soprattutto ascoltare, come possano un sindaco e una scrittrice trasformare una cenetta da taverna in un simposio platonico!».


Autore : Rocco Cerro

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