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notizia del 17/10/2010 messa in rete alle 18:01:55
La matematica del sud
La solita lamentela meridionale veniva sciorinata dal solito semi-cittadino meridionale. Semi-cittadino, perché nel meridione, in Sicilia in particolare, la cittadinanza è formalmente riconosciuta, sostanzialmente quotidianamente confutata.
«Vedi Saro – diceva Peppe, con la solita cantilena tra il rassegnato ed il fintamente irato – in Sicilia non c’è una sola cosa che va: vuoi muoverti da un paese ad un altro e sei costretto a tralasciare il treno perché è come se non ci fosse, scegli l’automobile e ti sembra di cavalcare le onde del mare per i dislivelli dello strato di asfalto. Vuoi aprire un’attività e, se anche resisti alle lentezze dell’amministrazione pubblica che ti guarda come un marziano, rischi di ricevere qualche strana visita di chi ti fa capire che hai pestato i piedi a qualcuno. Se cerchi lavoro è come se fossi uscito dal manicomio e ti fanno capire che puoi chiederlo solo se resusciti come il Cristo. Se poi incappi in qualche causa civile è meglio che ti sposi un avvocato perché ti farà compagnia per tutta la vita. Tutto è indeterminato – aggiunge Peppe – e nell’indeterminazione tutto è lecito. Siamo la regione più libera d’Italia perché se tutto è lecito la libertà impera, solo che è una libertà che non serve, anzi, una libertà che spesso uccide la voglia di fare e in alcuni casi la voglia di vivere. Insomma – caro Saro – capire come uscirne è impresa da ciclopi e di ciclopi in Sicilia ne abbiamo avuto uno che peraltro ha fatto anche una cattiva fine per avere sfidato uno più furbo di lui».
Saro ascoltava pensieroso, ma non perdeva una parola del suo amico Peppe. Peppe concluse il suo sfogo: «Dimmi, Saro, perché tutto in Sicilia è così impenetrabile ed impossibile?»
Saro, fece un profondo respiro, come per prepararsi a un’immersione e sbottò: «Peppe, quanto fa 0,2 per 0,2 ?». Peppe ebbe un attimo di titubanza, pensò per un istante che Saro non avesse capito niente della sua esternazione. Ma conoscendolo come amico sempre attento e sagace scartò questa ipotesi e disse: «Che ci trasi ?!». «Rispondi» insistette Saro, puntandogli fisso lo sguardo. «0,4!» rispose di getto Peppe. Ma quando Saro ammiccò un impercettibile sorrisino, Peppe aggiunse, «no, forse no, aspetta ….0,04, ecco ci sono». «Giusto», lo confortò Saro «hai risposto correttamente. Ma attento, anche la prima risposta era corretta». Peppe inarcò le sopracciglia per l’evidente incongruenza: «Non sapevo che una moltiplicazione ammettesse due soluzioni!».
«Vedi Peppe – riprese Saro con fare quasi socratico – la prima risposta è vera nel dominio della percezione di tutti, la seconda è vera nel dominio della matematica, ma tu m’insegni che la percezione non rappresenta la realtà, al limite la modifica, mentre la matematica la rappresenta, eccome. Se compri due mezzi chili di pane alla fine porti a casa un chilo di pane».
Saro continuò, non lasciando tempo a Peppe di fare repliche. «Vedi, in Sicilia ogni servizio e ogni infrastruttura ha un valore inferiore all’unità, ossia non è ottimale. Quando un servizio o un’infrastruttura interagisce con un’altra il risultato non è un numero dello stesso ordine di grandezza, come 0,4 rapportato a 0,2, ma di un ordine di grandezza inferiore: 0,04 appunto, 4 centesimi non 4 decimi. Se un problema vede la correlazione di più servizi o infrastrutture come il lavoro, correlato con la politica, correlato con l’amministrazione pubblica, correlato con la legalità, correlato con la logistica territoriale, correlato con la qualità della classe dirigente e qui mi fermo, avremo un prodotto che è di tanti ordini di grandezza inferiore, pari al numero di correlazioni che interagiscono. Se abbiamo 6 variabili inferiori ad uno il risultato del loro prodotto sono milionesimi di unità. Ecco il risultato delle interazioni qui in Sicilia».
Peppe si ammutolì. Stava per pronunciare una di quelle esclamazioni tutte siciliane che hanno per simulacro gli attributi maschili, ma si contenne perché il luogo della discussione era all’aperto.
«Mi stai dicendo – aggiunse Peppe – che più sono le cose che non vanno e che interagiscono e più siamo incasinati?!». «Proprio così, caro Peppe, la realtà non si somma, si moltiplica». «Allora non ne usciamo fuori?!» esclamò Peppe.
«Un modo ci sarebbe» ribattè Saro, facendo brillare gli occhi dell’amico. «Occorrerebbe far leva su ciò che non ha un valore inferiore ad uno, ossia qualcosa che è ancora accettabile in Sicilia, perché ciò che è ancora accettabile non degrada il prodotto dovuto all’interazione dei temi». Peppe cominciò a pensare a ciò che nella nostra terra è accettabile o almeno non contaminato dall’inefficienza, sperando di trovare almeno un punto di partenza per il riscatto. E Saro aggiunse: «Ecco Peppe, se siamo come siamo, è perché non facciamo leva su ciò che funziona affrontando una ad una le variabili inefficienti».
Peppe, prima di tornare a casa passò dal panificio, pensieroso, e chiese due quartini di pane, ma subito si corresse «no, no, mi scusi, un solo quartino». Temette, per un attimo, che i due quartini di pane, avvolti nella stessa carta, potessero diventare alcuni centesimi di chilo.
Autore : Sebastiano Abbenante
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