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notizia del 03/11/2012 messa in rete alle 17:53:51
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Enrico Mattei ricordato in città nel cinquantenario della scomparsa
A 50 anni esatti dalla sua tragica e misteriosa scomparsa l’associazio-ne Daterreinmezzoalmare e dal Corriere di Gela hanno commemorato il primo presidente dell’Eni Enrico Mattei, antifascista, partigiano e simbolo dell’impresa pubblica italiana. L’evento, organizzato per colmare la totale assenza delle istituzioni locali e della stessa azienda dell’Eni, si è svolto il 27 ottobre scorso presso la sala conferenze dell’hotel Sileno, luogo in cui Mattei trascorse l’ultimo giorno della sua vita, spezzata l’indomani da quello che sembrava un incidente aereo e che invece, come è stato accertato solo di recente, sarebbe stato un vero e proprio attentato.
A coordinare e introdurre la conferenza è stato il direttore del nostro giornale Rocco Cerro, che ha ripercorso l’ultima giornata di vita di Mattei. Cerro ha ricordato Cerro che qualche giorno prima di essere stato ucciso a Mattei pare sia giunta da Gela una telefonata minacciosa, come ha dichiarato poi alla magistratura il fratello Italo Mattei. E’ stato anche ricordato il suo intervento nella sala consiliare del Comune di Gela, sede di uno storico convegno sul petrolio (24-25 e 26 gennaio 1958), presieduto da Salvatore Aldisio.
Com’è noto, il 27 ottobre del 1962 il velivolo su cui il presidente dell’Eni stava tornando da Catania a Milano, è precipitato nelle campagne di Bascapè, un piccolo paese in provincia di Pavia, mentre durante un violento temporale si stava avvicinando all'aeroporto di Linate. Le cause della fine di quello che è stato definito il “sogno texano della Sicilia” non sono state ancora chiarite. Secondo l’ipotesi del complotto internazionale, i mandanti furono le Sette sorelle, cioè le sette grandi società petrolifere anglo-americane dell’epoca, in collaborazione con la mafia siciliana. Mattei aveva trasformato un vecchio ente antifascista nella moderna Eni, portando l’Italia ad essere l’unico Paese occidentale ad avere una politica filo-araba che le garantiva un certo grado di autonomia sullo scacchiere internazionale, all’interno delle rigidità imposte dall’appartenenza alla Nato. Il polo di Gela fu inaugurato nel 1965 su iniziativa dello stesso Mattei che, dopo la scoperta nel ’59 di petrolio nel territorio gelese, decise di trasformare un’area prettamente agricola in area industriale.
La presenza dell’Eni e dello stesso Mattei nella nostra città – come ha dichiarato il direttore artistico dell’associazione Daterreinmezzoalmare – Emanuele Tuccio, ha inciso fortemente nella vita di tutti noi, e ha influenzato fortemente la nostra rete di rapporti e relazioni.
«Noi vogliamo stare – ha detto Tuccio – dalla parte di coloro che vogliono ricordare piuttosto che dimenticare, così come sta avvenendo a Gagliano Castelferrato, luogo in cui Mattei tenne il suo ultimo discorso, dove oggi si sono organizzate una serie di manifestazioni significative in suo ricordo».
L’Eni a Gela alla fine degli anni ’60 aveva dato lavoro a 2500 persone, tra impiegati e tecnici, molti dei quali specializzati provenienti dal nord, determinando, nel bene e nel male, una notevole trasformazione economica e sociale della città.
«L’eredità del ricordo non può essere tagliata nemmeno dei denigratori dell’Eni», ha commentato Federico Hoefer, giornalista e primo responsabile delle relazioni pubbliche dello stabilimento gelese, che è stato il relatore ufficiale dell’evento.
Hoefer non ha mai conosciuto personalmente Mattei, in quanto il suo colloquio per l’assunzione all’Eni di Gela avvenne all’indomani della morte del presidente, ma ha vissuto il rapporto agli esordi tra il colosso industriale e la cittadina gelese.
«Anche se buona parte del personale dello stabilimento proveniva dall’agricoltura – ha detto Hoefer – si è saputa amalgamare con una fetta non indifferente di tecnici che proveniva dal nord, portatori della loro esperienza. Questa simbiosi ha rappresentato un’evoluzione da parte del personale locale verso le tecnologie che naturalmente non avevano tenuto conto di quelli che sarebbero stati gli impatti ecologici. La filosofia di Mattei era quella della sperimentazione e ricerca, e molti dei tecnici e ingegneri che avevo conosciuto venivano dalla scuola dell’Eni e della Montedison, del resto l’urea tecnica e il politene sono stati sperimentati e aggiornati nello stabilimento gelese».
Il giornalista si è definito “damo di compagnia” della signora Greta, vedova di Mattei, che ha conosciuto durante la consegna del Premio Sileno d’oro alla memoria del marito, riconoscimento ideato dal poeta nisseno Serafino Lo Piano Pomar, l’unico che la città di Gela ha destinato al presidente.
«Mattei – ha commentato Hoefer – era un uomo dotato di spiccata rettitudine e sapeva circondarsi delle migliori intelligenze. Lui immaginava e si inventava la vita mentre pescava, la sua grande passione. Aveva un’idea chiara in testa di costruire una impresa di bandiera, nazionale e pubblica che diventasse impresa internazionale, cancellando la condizione di subordinazione dell’industria italiana quando si presentava sull’arena mondiale. Per questo Mattei si mosse in piena autonomia. Egli amava molto la Sicilia – ha continuato il giornalista – e oltre a costruire il quartiere di Macchitella, aveva intenzione di edificare a Montelungo, dove avrebbe preso anche una casa per lui, per godere del bel panorama».
Nel corso della serata, Sandro Cappa ha letto stralci di alcuni dicorsi tenuti da Mattei ed in cui faceva riferimento a Gela. Sono stati anche proiettati foto e filmati d’epoca molto apprezzati dal folto pubblico presente nella sala messa a disposizione gratuitamente dai proprietari dell’albergo; in particolare quello al quale collaborò Leonardo Sciascia, in cui si mettevano in evidenza gli obiettivi della raffineria a Gela: lavoro, tranquillità e benessere.
Ancora, nonostante sia passato mezzo secolo, non si riesce a fare luce sull’incidente di Mattei. Della sua morte si sono occupati tra gli altri il giornalista de l’Ora di Palermo Mauro de Mauro, scomparso nel ’94 mentre svolgeva un’indagine sugli ultimi giorni di Mattei per conto del regista Francesco Rosi, e Pier Paolo Pasolini, ucciso nel ’75 mentre ancora non aveva completato il romanzo Petrolio, in cui parlava dell’Eni come topos del potere, dell’omicidio del suo presidente Mattei, e di Eugenio Cefis, suo successore, indicato come il mandante del delitto. Tre morti inspiegabili prive di giustizia. Chi scopre qualcosa viene eliminato, per questo si evita di parlarne. “Il tentativo era soffocarci o lasciarci deboli” diceva Mattei.
(FOTO DI ROSY ANTINORO)
Autore : Filippa Antinoro
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