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Corriere di Gela | Lo stalker va punito
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notizia del 26/06/2010 messa in rete alle 17:50:29

Lo stalker va punito

La società moderna ci mostra come il ruolo della donna sia radicalmente cambiato. Protagonista in ambito istituzionale, politico o economico, ha conquistato ruoli dalla quale prima era tagliata fuori. Oggi più che mai però è la protagonista in modo negativo, di violenze e abusi di ogni genere. Una risposta che contrasta in modo chiaro violenze di questo tipo, è quella introdotta dal legislatore nell’aprile 2009. Spesso al centro di dibattiti, convegni e manifestazioni, il reato di stalking apre una prospettiva nuova.

Il termine richiama in senso molto ampio il significato “braccare” proveniente dall’ambiente della caccia. Lo stalker molesta in modo continuato la vittima, e lo fa in diversi modi. Può appostarsi nei pressi del domicilio o negli ambienti che la vittima frequenta, pedinandola. Oppure può scegliere di inviare lettere, biglietti o sms sgradevoli. D i questo scottante tema ne ha parlato il 22 giugno scorso al Tropicomed il procuratore capo del Tribunale di Gela, Lucia Lotti (nella foto con l’intervistatrice, la giornalista Stefania Pistritto). L’appuntamento, promosso nell’ambito delle iniziative dell’associazione perletizia, si è concentrato sui diversi aspetti del reato di stalking. Le vittime prescelte nella maggior parte dei casi sono donne, che oggi hanno però uno strumento in più per difendersi.

L’espediente che dà il via all’introduzione dello stalking si ha nel 1990 in California per un caso di Starstalking. Le vittime prescelte, infatti, sono anche i personaggi del mondo dello spettacolo. Le denunce sono molte, ma bisogna accertare i reali casi di persecuzione. La vittima subisce molestie o minacce, è costretta a limitare o cambiare radicalmente le proprie abitudini quotidiane e vive forti stati di ansia o paura. Il fenomeno coinvolge non soltanto le donne, anche se risultano essere le più colpite.

“Il primo passo è quello di denuncia che da inizio al procedimento d’ufficio anche se – afferma il procuratore Lotti – si può procedere con forme di ammonimento rivolgendosi al questore, che diffida lo stalker con misura cautelative. Se le molestie continuano si può procedere d’ufficio. I dati di carattere nazionale, mostrano che le denunce per stalking, gli arresti sono stati circa un centinaio. Nell’80% dei casi le vittime sono donne. Casi di questo tipo si sono registrati anche nel territorio gelese, per la maggior parte maturati nell’ambito familiare. L’introduzione di questa legge vuole porsi a tutela della libertà del cittadino, del suo diritto alla giusta distanza nelle relazioni che esso vive. La società attuale mostra soprattutto come sempre più relazioni interpersonali nascono sul web, ciò può comportare rischi maggiori”.

Rimanere in silenzio e subire è certamente la strada sbagliata. A sostegno di queste donne sono nati centri di ascolto che forniscono i consigli giusti sui comportamenti da adottare. Il primo passo è quello di stabilire se c’è una reale limitazione della libertà dell’individuo.

“L’altra questione importante - ha detto la Lotti – è quella di mostrare un quadro probatorio molto solido ai fini di condanna. In realtà non è così semplice, come dimostrare in aula i forti stati di ansia e di paura della vittima? Per questo servono delle prove solide. Se alcune donne si rivolgono a centri di ascolto, altre pensano per esempio a dei corsi di autodifesa. La strada principale rimane quella di denunciare tutti gli atti che in modo continuato limitano e modificano le normali abitudini della vittima, fino a trasformarsi in atti piuttosto gravi”.


Autore : Martina La Gristina

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